  | Così gl'interi giorni in lungo incerto 
sonno gemo! ma poi quando la bruna 
notte gli astri nel ciel chiama e la luna, 
e il freddo aer di mute ombre è coverto;             
 
dove selvoso è il piano più deserto 
allor lento io vagabondo, ad una ad una 
palpo le piaghe onde la rea fotuna, 
e amore, e il mondo hanno il mio core aperto.        
 
Stanco mi appoggio or al troncon d'un pino, 
ed or prostrato ove strpitan l'onde, 
con le speranze mie parlo e deliro.                 
 
Ma per te le mortali ire e il destino 
spesso obbliando, a te, donna, io sospiro: 
luce degli occhi miei chi mi t'asconde?          
 
Metro: sonetto (ABBA, ABBA, CDE, CED) 
 
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