  | Mi tormenta un pensiero:  
morire tra i guanciali, nel mio letto. 
Lentamente appassire come il fiore  
roso dal dente d'un nascosto verme: 
lentamente svanir come candela 
che si consuma in una stanza vuota! 
Non mi dare, Signore, questa morte: 
io non muoia così. 
Ch'io sia un albero che il fulmine schianta, 
che il turbine travolge; 
sia rupe che precipita dal monte 
giù nella valle col fragor del tuono 
che scuote cielo e terra... 
Quando i popoli oppressi insorgeranno 
stanchi del giogo 
con volti accesi e con bandiere rosse 
e sui rossi vessilli sarà scritto 
"Libertà universale!", 
quando sarà questo il grido 
che sorgerà da oriente ad occidente, 
e avvamperà la guerra alla tirannide: 
là io cada, sul campo di battaglia, 
là sgorghi dal cuore il mio giovane sangue 
il mio ultimo grido gioioso 
si perda nel fragore della mischia 
tra gli echi delle trombe e il rombo dei cannoni 
e sul mio cadavere la foga 
dei cavalli frementi 
pel conquistato trionfo 
trascorra e mi lasci 
là calpestato. 
Le mie ossa disperse sian raccolte 
quando verrà il gran giorno 
dei funerali, allor che tra un corteo 
di bandiere abbrunate ad una lenta 
musica solenne, una comune tomba 
accoglierà gli eroi 
morti per te,  
o santa libertà! 
 
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