 | 👉Intervista a Paolo Zito, che presenta ai lettori il libro “Se solo si avesse... l’ardore”
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Se solo si avesse...l’ardore”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - È un titolo frutto di una ricerca interiore. “Se solo si avesse… l’ardore” è un’espressione sospesa, un’ellissi che brucia. Quella reticenza (i puntini) è il cuore del libro: rappresenta tutto ciò che manca, che non osiamo chiedere, che ci consuma senza trovare nome. Ardore è una parola ambivalente: è il fuoco che scalda e quello che divora, la passione che anima e la nostalgia per ciò che non abbiamo avuto il coraggio di vivere. La sfida è proprio questa: esortare il lettore a osare, a vivere appieno la dimensione della vita. La raccolta affronta tematiche universali come l’amore, il sogno, la ricerca introspettiva e la dimensione naturale. Sono visioni colme di passione.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - La realtà è il prodotto da cui nasce ogni mia intuizione poetica, ma non si tratta di un riflesso sempre rigoroso. Nel mio libro, il vissuto si trasforma in linguaggio: brandelli di memoria, incontri, viaggi interiori ed esteriori si mescolano a un lavoro di fantasia. Scrivo per tradurre l’esperienza in una autenticità diversa, a più livelli, dove il lettore possa riconoscersi senza che i confini tra autobiografia e invenzione siano mai netti. La poesia, per me, è proprio questo: un luogo in cui la realtà viene non raccontata, ma rinnovata, come un germoglio che diventa pianta senza conservarne la forma.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Scrivere è sempre un atto di opposizione all’oblio. Con questo libro ho cercato di “salvare” ciò che il tempo disperde senza fare rumore: le vibrazioni delle emozioni che non trovano definizione, i gesti sfuggenti che definiscono un legame, le voci di chi non c’è più ma ha lasciato un segno, il sogno di un amore passionale, una speranza. Come in una fotografia ho tentato di custodire soprattutto la luce dubbia degli istanti che sembrano a volte insignificanti ma che forse sono densi di grande umanità.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Se solo si avesse...l’ardore” se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Tutte le poesie sono nate da stati emotivi particolari. Per ciascuna ho sempre cercato di fissare l’istante dell’ispirazione portandomi dietro, ovunque, una piccola agenda dove poter descrivere una immagine, fissare una parola o una sensazione. Quelli sono attimi fantastici dove ci si illude di aver colto delle piccole verità. Questa è la magia della poesia.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?Risposta - Sono innumerevoli gli autori che ritengo fondamentali nella mia formazione. Sicuramente Giuseppe Ungaretti, Cesare Pavese e Alda Merini rappresentano dei fari ma non posso non citare Gabriele Dannunzio, per quanto riguarda la formazione legata ai sentimenti e alla passione.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Tutto ciò che è arte mi attrae. Sono molto appassionato di cinema e pittura. Dipingo, e amo, tra tutti, l’impressionismo di Van Gogh.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Sicuramente i romanzi in genere. Aprono scenari immaginari immensi. Ma anche i “noir” mi intrigano molto.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Il libro cartaceo per me ha un valore importante: conserva il buon odore del tempo, il rumore delle pagine come respiro, il peso della parola. Allo stesso tempo non disdegno il digitale: un ebook è liquido. C’è qualcosa di profondamente poetico in questa dualità. Da una parte il libro è una specie di reliquia, dall’altra, nella sua immaterialità, è un flusso. Se devo scegliere, proteggo il libro cartaceo come atto di resistenza in un’epoca dove regna la superfluità transitoria: girare pagina è un gesto importante che imprime il tempo nello spazio.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Scrivere questo libro è diventato un lavoro di ricerca emotiva: ho scavato nelle stratificazioni del ricordo con un pennello, ma a volte ho usato anche il martello. Alla fine, il libro è nato quando ho smesso di “comporre” e ho iniziato a sentire la mia interiorità. Le poesie erano già lì, voci di persone amate o inventate, storie, sogni e persino inganni che avevo scambiato per verità. Scrivere è stato tradurle in caratteri nuovi o che non conoscevo a fondo, ma che le rendeva finalmente libere.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Se solo si avesse...l’ardore”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Lo comprerei per quella parola contenuta nel titolo “ardore”. Lo comprerei perché suppongo che custodisca non risposte, ma domande in grado di accendersi nel cuore e perché credo che parli di assenze che ci completano, di desideri trattenuti a mezz’aria, che ci definiscono più delle certezze. Lo regalerei a chi ha paura di esprimere appieno le proprie emozioni o ha una visione negativa, anche passeggera, che offusca la grandezza della vita.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Si. Sto continuando a scrivere poesie. Mi piacerebbe molto dedicare una raccolta di poesie alle meraviglie dell’universo femminile, esaltandone l’eleganza, la delicatezza, il fascino …la sensualità. Un corteggiamento astratto dove cogliere dettagli di femminilità che hanno il sapore di eterno. Sto anche iniziando a pensare di scrivere un romanzo in cui, ovviamente, la passione sarà protagonista.
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