 | ✔️Intervista a Francesca Vitulli, che presenta ai lettori la raccolta poetica "Jacaranda"
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Jacaranda”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Questa è la mia prima pubblicazione come raccolta di poesie, fino ad ora mi era capitato unicamente di vedere edite mie poesie in Antologie, pertanto dovevo scegliere un titolo, ma benché fossero anni che pensavo a questo, adesso ogni titolo prima immaginato, mi sembrava inappropriato, obsoleto, antico e soprattutto non più idoneo. Nel tempo la scelta delle poesie per questa raccolta è variata, e mi sono trovata in quel periodo ad avere sempre e solo quel nome “Jacaranda” nella testa, e anche nelle parole che pronunciavo, perché frutto di una esperienza botanica che mi aveva coinvolto emotivamente in maniera forte e con grande soddisfazione del risultato finale. Mi fa sorridere tentare di doverlo spiegare, ma alla fine ho capito che quello era l’unico nome che mi sarebbe piaciuto dare, a memoria di quei germogli di Jacaranda che avevo visto nascere e crescere, proprio in quel tempo, lo stesso della nascita di questo libro.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Moltissimo, sicuramente si deve distinguere tra la realtà intima emotiva e quella sociale, entrambe incidono in modo significativo nelle mie poesie. Vi è da dire che molto spesso è proprio la realtà oggettiva, gli accadimenti anche talvolta, ad essere oggetto dei miei versi. Credo che il desiderio di comunicare il mio pensiero su quanto accade intorno a noi, trovi nella poesia la mia forma di comunicazione, alla fine, più adeguata, per me s’intende.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Tutto quello che per me risulta importante, certo. Questa è una domanda che interpreta appieno i miei sentimenti, il tentativo anche di trasformare le emozioni e i pensieri che seguono a quanto accade nella realtà che ci circonda, in un messaggio personale al lettore.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Jacaranda”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Evidenzierei innanzitutto che nel sistemare la raccolta, mi sono trovata difronte a me stessa, attraverso i versi. Intrecciando tra quelli più antichi e quelli più recenti, ho effettuato un percorso interiore quasi come un puzzle, mi sono trovata a scoprire un unico filo conduttore che nel tempo mi ha accompagnato, forse senza che me ne accorgessi realmente, durante gli anni. Così mi sono accorta che non molto era cambiato, certo ovviamente cambiavano circostanze e fattori ispiranti, ma l’intimo conservava una sottostante anima costante. E ciò mi è piaciuto molto, per il solo fatto di dovermi dichiarare a me stessa, se non altro.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Questa è una domanda difficile per me, mi piacciono i versi che mi sorprendono, quelli che fondono parole in modo emotivamente forte, nuovo e che creano immagini nella mia mente.
Non tutti processiamo nella nostra mente le emozioni nello stesso modo. A me capita per lo più di trasformare idee ed emozioni attraverso immagini che si creano nella mente. Così mi piacerà sentire o leggere dell’acqua quando quelle parole porteranno alla mia mente esattamente l’acqua.
Citare autori contemporanei mi riesce difficile, sicuramente leggo poeti, talvolta nomi a me non noti, che scrivono versi meravigliosi, allora mi capita di restare ammirata, altre volte no, ma sempre ammiro i poeti perché penso che nella poesia ci sia un atto di amore generante.
Non ho mai pensato di dover riflettere su autori passati per capire chi di loro abbia inciso maggiormente sulla mia formazione, ma certamente, avendo fatto studi classici e umanistici, il mio panorama è stato vasto, vastissimo direi, tuttavia posso dire che poeti contemporanei grandiosi ci sono tutti intorno a noi ed io talvolta resto ammirata da tanta arte e mi dico che più la realtà diventa difficile più la sofferenza trova strade poetiche per “urlare” se stessa e l’amore per la vita. Talvolta mi capita di leggere versi di profonda angoscia, tristezza, malinconia, versi di dolore, e li apprezzo molto quando ne ammiro la delicatezza.
Certamente ho amato i poeti classici, Ungaretti e naturalmente Leopardi hanno un posto speciale nel mio cuore, ma questo senza togliere il posto a tutti gli altri grandi, e a quelli contemporanei a noi.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Sicuramente, la musica innanzitutto, essa contorna la mia vita, la mia anima e i miei sensi, ma anche la pittura e in particolare l’arte del mosaico, e l’arte del vetro, nonché la danza, per me espressione fondamentale.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Domanda difficile anche questa, perché io amo ogni espressione dell’essere umano che ne rifletta emozioni, emotività, pensieri, dunque potrei dire che amo la narrativa, ma amo anche la saggistica e il teatro e la cinematografia, dunque sarebbe un elenco di ogni forma d’arte esistente, e mi viene da sorridere al solo pensiero. Sicuramente amo molto le favole, siano per bambini o per adulti, come le definisco io, forse al primo posto metterei quel genere espressivo, spesso sono favole anche quelle che definiamo diversamente.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Chiedendo scusa sin da ora agli amanti di tablet e quant’altro, certamente il cartaceo, senza ombra di dubbio alcuno.
Naturalmente mi rendo conto della praticità e della funzionalità che il digitale oggi offre, personalmente non provo lo stesso piacere nella lettura, ma ne comprendo l’utilità e quando occorre ne usufruisco.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Un rapporto difficile lo definirei, non amo dover rileggere, e controllare, e ricontrollare. Certo, talvolta mi è stato molto utile, ho visto forme o parole, o punteggiature o addirittura versi che non mi risuonavano più, e ho potuto correggere o comunque limare. E certamente questo percorso mi ha insegnato moltissimo, davvero molto, quindi forse ho detto difficile, ma dovrei dire “grato”, un rapporto, oggi, “grato”.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Jacaranda”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Questa domanda mi fa sorridere, ma mi genera anche un riso di imbarazzo, come si fa a pubblicizzare se stessi, per me è stato sempre molto difficile:
Beh, direi senza dubbio, perché so che vuole essere un messaggio, sotto la forma della poesia e tra le righe dei versi, questo libro in particolare vuole portare un messaggio umano agli umani, ed io sarei curiosa di scoprire quale.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Sì, immagino decisamente di sì, da una parte penso che questa prima raccolta non desidero resti sola, ma voglio sia solo anticipazione di altre, e d’altra parte, nella scelta delle poesie inserite, ho lasciato fuori altre per genere, messaggio, sentimenti e colori differenti, almeno secondo me.
In secondo luogo conservo il desiderio della narrativa, e dopo il libro “Commissari. Storie di vita” (Racconti di vita reale di commissari della Polizia di Stato, tutti colleghi di corso, arruolatisi nel 1987 e tuttora collegati da amicizia, stima e affetto) uscito nel maggio scorso con lo pseudonimo di Wilson Marconi e di cui sono coautrice, e dunque spero in un secondo volume, sicuramente.
Infine, sì, mi auguro di riuscire a dar vita al mio progetto personale di narrativa del quale ora preferisco non dare anticipazioni.
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Collana I Diamanti - Poesia
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