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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Carlandrea Quaglia per il libro "Le mie stelle di carta"

di Rassegna Stampa

👉Intervista a Carlandrea Quaglia per il libro "Le mie stelle di carta"

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “LE MIE STELLE DI CARTA”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - “Le mie stelle” perché sono un fisico, “di carta” perché la carta è la sostanza della mia anima, un lungo rotolo dove sono incisi in maniera indelebile i miei sentimenti, le mie gioie ed i miei dolori, le mie paure e le mie aspirazioni, la mia musica. Ecco, appunto, sentimenti e musica, gioie e dolori, paure ed aspirazioni, questi sono i miei argomenti fondamentali, perché il mio bisogno, quando scrivo, è di portare fuori da me tutte queste cose, per oggettivarle. Non so se questo possa valere anche per qualcun altro, ma trasportare sulla carta la mia anima è un modo per darmi respiro. Come ho già detto nella prefazione della silloge, non amo scrivere per scrivere, ma per raccontare e riflettere, e di conseguenza nelle mie #poesie trasferisco riflessioni sul mio mondo e sul mondo che mi circonda, mondi che spesso non hanno punti di contatto, ma che possono essere messi in relazione attraverso un tunnel spazio-temporale.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - La realtà è, non so se purtroppo o per fortuna, l’oggetto del mio lavoro al di fuori della scrittura. Oggi poi mi trovo costretto a fare i conti anche con quella “virtuale” e con quella “aumentata” e, le dirò la verità, non le amo tanto. Preferivo la metafisica aristotelica o quella kantiana. Quindi, per rispondere alla sua domanda, la realtà incide nelle mie composizioni solamente come contesto del mio riflettere.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Si esattamente così, scrittura come “valore testimoniale”, per lasciare una traccia di pensiero ai miei figli, affinché possano un giorno, quando non ci sarò più, capire quello che forse non sono stato abbastanza bravo da far capire loro nella vita di tutti i giorni. E mi piacerebbe che, fra cinquanta o cento anni, un nipote od un pronipote leggendo, per caso, i versi di un uomo che ha vissuto affinché loro potessero nascere, si commuovesse.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “LE MIE STELLE DI CARTA”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Certamente i miei problemi di salute, che per un paio di volte mi hanno fatto temere di aver terminato il viaggio, sono stati un momento importante per convincermi a raccogliere i miei pensieri sparsi sotto forma di poesie e farne una raccolta. Quando si teme di dover lasciare il gioco, ci si domanda: che cosa lascio? E mi è sembrato importante provare a lasciare anche una traccia spirituale, oltreché materiale.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Se dovessi fare un nome solo, non avrei dubbi, direi che Cesare Pavese è sempre stato il mio poeta preferito, per affinità culturale ed esperienziale, e quindi la mia principale fonte di ispirazione: “Traversare una strada per scappare di casa lo fa solo un ragazzo, ma quest’uomo che gira tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo e non scappa di casa.” Ma ho divorato migliaia di libri e ne ho amati molti, come Ungaretti, Quasimodo, Montale, Vittorini, Fenoglio, Cassola, Sciascia, Rimbaud, Baudelaire, Mallarmé, Foscolo, Boiardo, Ariosto, Petrarca, Kafka, Prevert, Saba e mille altri. E sopra tutti i miei classici greci, da Omero ad Alcmane e Stesicoro, e latini, da Seneca a Cicerone e Virgilio.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - La musica. Per me la musica è la mia compagna di vita più importante, senza non saprei vivere. La musica mi aiuta a concentrarmi, mi rilassa, mi conforta e mi ispira. Da giovane mi sono anche cimentato con alcuni strumenti, ma poi, con il passare degli anni, sono rimasto solamente un fruitore, di musica e testi. Se proprio devo citare un nome di un musicista/poeta che fa da sottofondo abituale alle mie giornate, non posso che citare Roberto Vecchioni, da cui ho preso in prestito la citazione di apertura del libro.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - In verità, leggo di tutto, ma prediligo la narrativa, quella dei Camilleri, Auci, Carofiglio, Giordano e simili.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Assolutamente il cartaceo, non riesco a leggere sui “devices”. Leggere è qualcosa di intimo, stabilisci un rapporto con il libro, lo “senti” fra le mani, ne percepisci il profumo. Con un tablet come si fa? Ovviamente chi legge dirà che sono vecchio, ma secondo me anche i giovani stanno riscoprendo la bellezza di andare in libreria, perdersi in quella moltitudine di libri, trovarne uno che non sapevi esistere e non vedere l’ora di arrivare a casa per iniziare a leggerlo.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Come dicevo qualche riga più in su, il libro è frutto di un’opera di raccolta e selezione di componimenti di 40 anni ed è solamente la punta dell’iceberg di tutto quello che ho scritto, ma sono quelli che sono usciti da soli, perché fondamentali nella mia esistenza, fino ad oggi. E poi, rileggendoli ho provato un senso di evoluzione interiore. Li ho messi volontariamente in ordine sparso e non cronologico di composizione, perché ho cercato di “leggermi” senza annoiarmi.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “LE MIE STELLE DI CARTA”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Se girando senza meta fra gli angusti corridoi di una libreria piena zeppa di scaffali, perché è così che amo spendere un po’ del mio tempo, mi imbattessi nel mio volume, mi lascerei sedurre dall’antinomia fra la stella e la carta e mi domanderei chi possa avere avuto un’idea così balzana e mi incuriosirebbe farne la conoscenza. E mi intrigherebbe il pensiero di cercare quelle stelle su quelle pagine. Io so che la poesia non è il genere letterario che più amano i lettori, perché “leggere poesia” significa essere disposti a cercare il senso di quei versi e poi di portarseli dentro e farli propri. E non puoi leggerne cinquanta in rapida successione, devi fermarti, rileggerle, ed un volume di una sessantina di pagine dura una settimana o anche più. Ed allora il fatto che il volume sia sottile, mi aiuterebbe a pensare di riuscire ad arrivarci in fondo.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Perché no. Io continuo a scrivere, perché è la mia valvola di sfogo ed il mio tentativo di far sedimentare le mie esperienze di vita e su di esse far germogliare sentimenti. Se dovessi scoprire che a qualcuno interessa leggermi, potrei raccogliere ancora materiale e ripropormi. Ma non ne faccio un “imperativo categorico”. Come Pollicino, ho lasciato qualche sassolino sul mio sentiero. Se, seguendo quei sassolini, qualcuno mi si avvicinerà, sarò lieto di lasciarne altri, ovviamente sotto forma di poesia o di racconto breve.


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