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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Fabio Soricone, che presenta ai lettori il libro “L’orologio segna pioggia”.

di Rassegna Stampa

👉 Intervista a Fabio Soricone, che presenta ai lettori il libro “L’orologio segna pioggia”.

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “L’orologio segna pioggia”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Il titolo nasce da un’esigenza. Quella imprescindibile esperienza del lasciarsi raggiungere dalla Grazia Divina, che contrasta lo Spirito di Gravità così come lo troviamo espresso nell'opera di Friedrich Nietzsche. Lasciarsi sollevare. “Lift me up” dice Bruce Springsteen nell'omonima canzone. Lasciarsi inondare da una pioggia di luce, per elevarci, per elevare l'anima. L’orologio, dipoi, indica l'esigenza che il prodigio della Grazia si faccia esperienza concreta nei tempi che corrono, così disumanizzati e disumanizzanti. In definitiva, il titolo è una preghiera, una richiesta direttamente rivolta a Dio, un’apertura al cambiamento.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Le mie #poesie partono sempre da un’esperienza precisa. Credo che la poesia scritta sia esclusivamente un corollario della #poesia vissuta. “Ci sono molti #poeti, ma poca poesia” scrisse Bukowski. Credo che il nostro mondo abbia bisogno non solo di poesia scritta, bensì dell'effluvio che emana da tutto ciò che la vita ci dona come poesia. Anche il modo di camminare, di mangiare, di respirare, può essere poesia. Una donna delle pulizie non è meno #poetessa di Maria Luisa Spaziani o di Alda Merini.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - È quanto dicevo all'inizio. L’umanità è un grido. È un urlo d'amore rivolto alla Divinità. Una sete, una fame di luce.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “L’orologio segna pioggia”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Mistici.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Sono un lettore onnivoro. Se guardiamo esclusivamente alla poesia, non credo di avere dei punti di riferimento dal punto di vista della forma e del contenuto delle mie #liriche, perché credo di aver appreso da centinaia di #poeti. In un’ottica interiore, probabilmente gli autori che più mi hanno influenzato sono Stephen King (“Il gioco di Gerald” fu per me una vera e propria discesa nell’inconscio. Un’elaborazione profonda delle mie esperienze pregresse. “IT” è una fiumana di creatività), Paulo Coelho (per la saggezza esoterica e l’incredibile capacità di calamitare il lettore), Ignazio Silone (per avermi insegnato valori che, prima ancora di essere pensati, vanno sentiti. Valori che definirei “incarnati”, vissuti. Ho passato un’infinità di tempo presso la sua tomba a Pescina, in Abruzzo. Quel luogo è una specchiera, in cui puoi vedere riflessa l’anima). Tra i poeti sicuramente Eugenio Montale (per la tensione verso l’Assoluto, che emerge da liriche come “In limine”, “Portami il girasole”, “Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale”, “Spesso il male di vivere ho incontrato” e tante altre) e Giovanni Pascoli (per la duplice anima, quella fanciullesca, amena, e quella inquieta e gotica. La prima emerge da liriche come “La mia sera” e la seconda da componimenti come “Suor Virginia” e talora racconti, tra i quali spicca “Il ceppo”, che, per certa critica e anche per il sottoscritto, rappresenta una sorta di “gotico padano” ante litteram, genere di cui è Maestro il nostro Pupi Avati).

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Sono sempre stato autodidatta. Amo il misticismo, la filosofia, la psicologia, il cinema, la musica, lo sport, e così via. Il mistico indiano Osho è una fonte d’ispirazione inesauribile. Dario Argento, in assoluto l'artista che amo di più, che ha rivoluzionato totalmente il mio immaginario. So che potrebbe sembrare poco inerente a “L’orologio segna pioggia”, invero non è così, per me il regista romano è un esteta, un poeta, uno capace di inventare come nessun altro. La sua influenza mi segue come un'ombra. Sempre.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - L’horror, in particolare.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Cartaceo. Per me un libro deve avere un odore, una fisicità. Su questo punto la penso come Massimo Recalcati: il #libro è un corpo erotico.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Salvifico. Per me la #scrittura è un percorso iniziatico. Sento spesso dire “Scrivo per esprimere le mie emozioni”. È certamente vero. Ma più vero è il fatto che noi poeti scriviamo in primis non per esprimere, ma per conoscere, e solo in un secondo momento per esprimere. Il socratico “Conosci te stesso”, vale anche per la poesia. Scrivere è una gnosi molto profonda.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “L’orologio segna pioggia”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Ogni scelta è dettata più dall'intuito che dalla ragione. Se questo libro vi parla fin dall’immagine di copertina, bene, compratelo.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro?
Risposta - In caso affermativo, può darcene una anticipazione? Ho molti progetti. Presto uscirà un'altra silloge, dal titolo “Le vie del vento”. Sarà un ibrido a metà strada tra la #silloge inedita e l’antologia edita.

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