 | ✔️Intervista a CARLO ALLEGRI per il saggio SCRIVERE & LEGGERE
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “SCRIVERE & LEGGERE”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Cerco di esaminare, partendo da considerazioni personali, l’importanza della parola nella creazione del mondo, nella comunicazione tra gli individui e nell’esercizio della volontà. In questa analisi mi limito alla parola vergata, non detta: quindi alla parola che deve essere scritta e deve essere letta; che, in questa pratica attuativa, conserva regole semantiche e un metodo espressivo suo peculiare. In parole stringate, opero un tentativo di illustrare un metodo che alla fine è anche un po’ un modo di piangerlo: infatti ho l’impressione che vocabolario e sintassi non servano più a dipingere, spiegare, creare, formare, ma solo ad informare sinteticamente, riassumere. Il mondo che ci circonda è un mondo in cui (per evidenziare il sentimento che accompagna l’informazione) si usano gli emoticon.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Questa domanda, mi perdoni, la trovo un po’ campata per aria, perché, se proprio la vogliamo prendere alla lettera, vi è implicita una differenziazione tra storia e immaginazione, tra fattualità e idea, tra materialità e emotività. Si tratta di distinzioni prive di senso, perché, nell’individuo, ogni esperienza sensibile (oggettiva) passa attraverso un filtro cognitivo (soggettivo) che è tanto razionale quanto emotivo. La mente dell’uomo è basata sulla plasticità del suo encefalo e quindi tutto vi partecipa e tutto è realtà. La mente contiene il corpo, il mondo e sé stessa.
Mi spiego con un esempio. Un libro scientifico dà certamente l’impressione di contenere poca soggettività e meno emotività della narrazione di personali vicissitudini, ma si tratta di un’illusione. Bisogna passare dentro un qualsiasi progetto scientifico, in qualsiasi campo, per capire quanta passione soggettiva vi si celi e, d’altro canto, è intuibile come, ogni esperienza di vita che faccia da trigger emotivo scatenante, possa essere cantata e descritta solo come oggettivazione, come fattualizzazione dell’animo.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Nulla. Lei ha un’idea di quante sarebbero le tombe riunite di tutti gli uomini morti a partire dalla loro comparsa sulla terra? In quel momento è cominciata una trasmissione e una evoluzione culturale (ad opera dei memi) che ha sostituito o, meglio, affiancato, la trasmissione e l’evoluzione biologica, opera dei geni. Ogni uomo, anche il più oscuro, ha dato in vita il suo contributo alla costruzione del meta-mondo nel quale siamo immersi. Il meta-mondo si distingue dal mondo (e vi insiste) in quanto prodotto della cultura e non della biologia. Il meta-mondo raduna in sé ogni sorta di manufatto, sia materico che ideale: è la Storia, in ogni suo aspetto. Cosa bisognerebbe salvare dunque dall’oblio del tempo: il proprio nome? Come riconoscimento di un contributo di qualità superiore? Mi sembra una prospettiva francamente narcisistica. Prima ancora di essere, ovviamente, erronea. Forse questa domanda andrebbe riformulata. Bisognerebbe chiedermi: “Perché lo hai fatto?” Certamente risponderei che uno dei bisogni fondamentali dell'Io è manifestarsi. L’Io non è al di fuori delle sue relazioni. Ogni uomo ci tiene a far sapere chi è. O chi crede di essere. O che crede. È proprio una faccenda ontologica: non puoi rifiutarti ad essa finché possiedi un minimo di libertà.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “SCRIVERE & LEGGERE”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Vorrei sottolineare come, secondo lo psicologo e pediatra britannico D. Winnicot, i bambini si distaccano dall’originario rapporto simbiotico con la madre, attraversando un’area intermedia (con l’aiuto di oggetti transizionali come il classico orsacchiotto di peluche) che, pur non essendo riferita all’oggettività, viene accettata dagli adulti e considerata come qualcosa di grande importanza e valore. È in questa area che si innestano prima il gioco e poi tutte le attività creative. Gli episodi costitutivi di ogni futura esperienza sono radicati nell’infanzia. È la letteratura infantile, quel che si legge da bambini, che condiziona l’impalcatura, diciamo così, artistica, che ognuno di noi possiede in misura diversa ma che condiziona fortemente l’angolazione della nostra visione emotiva. I libri della vita sono i libri dell’infanzia e della adolescenza: tutti gli altri non sono che concime.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Limitandosi all’argomento del libro (brevi note autoriflessive sull’esperienza di scrivere e leggere) ho elencato nell’ultima pagina le opere in cui 24 grandi autori hanno affrontato (molto meglio di me) lo stesso tema, fortemente influenzandomi, benignamente sorreggendomi.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Lo scopo finale di ogni forma d’arte è quello di trasmettere una informazione emotiva. In questo senso ognuna si avvale di un suo metodo e di peculiari tecniche espressive. L’informazione che se ne ricava è, ovviamente, informazione a disposizione tutti. Infinite emozioni si diffondono in questa specie di supermercato. L’uso che se ne fa non è quasi mai apparente.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Capisco l’utilità di suddividere tutta la letteratura in generi, ma non ne condivido la sostanza. Il mio libro bisogna per forza infilarlo nel genere #saggistica, ma tutto ciò non ha molto senso. Ogni libro è uno specchio, ma non tutti vi si rispecchiano. Un libro diventa “prediletto” solo in quest’ultimo caso. Il “genere” c’entra poco.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Ricordo un estasiante capitoletto dei famosi “Diari minimi” di Umberto Eco, in cui l’autore descrive un nuovo formidabile e praticissimo computer, solo alla fine svelando trattarsi di un libro. La risposta è: il cartaceo, senza dubbio. Ma del digitale non bisogna dimenticare l’annullamento delle distanze.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - È esattamente l’argomento del libro. La risposta è dentro le pagine.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “SCRIVERE & LEGGERE”, se non lo avesse scritto.
Risposta - La curiosità, se pensassi di potervi scoprire una qualche affinità.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Una raccolta di racconti brevi. Una raccolta di poesie aritmiche.
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