 | ✔️ Intervista a Simone Borsi, che presenta ai lettori il libro “Dal lato del cipresso”
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Dal lato del cipresso”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - “Dal lato del cipresso” vuole essere un libro esplorativo nei confronti della realtà circostante. Se nel passato si indagava la sofferenza e il tormento dell’essere, ora si prende coscienza matura del senso delle cose e del loro fluire. D’altronde ciò che è passato è passato e non si cambia e il presente cammina al nostro passo. I temi affrontati in questo libro sono legati alla sfera della quotidianità: la sensazione di perdersi tra la fiumana di gente, osservare le scene di compravendita al mercato, la vita da pendolare e, ovviamente, l’amore che sboccia nella naturalezza di uno sguardo ben riuscito.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Moltissimo, quest’ultimo libro l’ho scritto durante il periodo di tesi che mi ha occupato l’ultimo anno. Sono accadute molte cose che hanno influito sulla mia qualità di vita. Vivere Milano così a fondo è stata sicuramente la chiave per assaporare al meglio ogni parola spesa in poesia. L’amore, dapprima sognante e idilliaco, si fa concreto dopo la metà del libro e così riparte un periodo di rinascita. La vera fioritura della mia persona è avvenuta nel mese di giugno, come una boccata d’aria nuova, una nuova linfa che da quel momento è iniziata a scorrere dentro di me (“Napoli negli occhi”).
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Ho voluto conservare la capacità di stupirsi, preservando quella che è la naturalezza che si può avere in un incontro; notare il proprio riflesso sul vetro del treno che ancor ci guarda con amore, una goccia di pioggia che cade tintinnando sulla ringhiera del balcone, quasi a scandire un ritmo melodico.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Dal lato del cipresso”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Unici, irripetibili ma replicabili. Non si può ripetere esattamente un momento del nostro passato, rivivendo le medesime sensazioni fisiche e psichiche ma possiamo creare nuovi ricordi altrettanto belli e gioiosi. Costelliamo la nostra vita di positività e indaghiamo continuamente quella che è la nostra persona, il rapporto con il passato e con la natura circostante.
Domanda - Quali sono le sue fonti di azione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Sicuramente Vivian Lamarque, poetessa che adoro e di cui assaporo lo stile in ogni frangente. Mi ispiro molto al suo modo di scrivere, così autentico, vero e descrittivo. A volte assertivo e pungente ma, ripeto, molto vero. Esplora la realtà in un modo molto vicino a come la percepisco io, anche l’uso delle parentesi che si fa tangibile in questo libro prende spunto da qualche sua poesia. In secondo luogo Rupi Kaur, poetessa sintetica ed espressiva. È molto interessante vedere come la poesia e il disegno si fondano insieme per rappresentare in modo esaustivo e circolare un concetto. Infine traggo ispirazione dagli Haiku giapponesi, forme semplici, eleganti e armoniche della poesia: sono un condensato di sapienza ed equilibrio.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Amo l’arte contemporanea, le installazioni temporanee e l’arte esperienziale che ti coinvolge in prima persona, tra rilievi, suono, luci colorate e odori. L’arte tangibile non soltanto con la vista insomma ma con l’anima. Ho una forte stima nei confronti di Marina Abramović per il modo in cui lei spiega il mondo parlando del mondo e niente di più. Le sue performance sono come lame a volte, che tagliano, lacerano e ricompongono qualcosa che si era rotto.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Io sarò sempre a favore del testo cartaceo: un libro va assaporato, annotato, sfogliato, piegato nell’angolo della pagina e persino annusato quando è un libro nuovo fresco di stampa o particolarmente ingiallito.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Direi coerente e univoco. Mi sono sempre sentito in un canale energetico di verità e di energia, alla fine non ho fatto altro che riportare la mia realtà per come l’ho vissuta in versi. C’è qualcosa di reale e di estremamente mio dentro. Ma non voglio essere egoista, voglio condividere quello che il mio cervello ha rielaborato e tradotto in un linguaggio assolutamente personale, la poesia.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Dal lato del cipresso”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Beh sicuramente per il fatto che questo è il mio terzo libro a cura della casa editrice Aletti Editore, quindi, vorrei vedere come evolve la scrittura che, in effetti, non è statica ma è estremamente dinamica. Per chi mi ha seguito dal primo libro sa che “Canne di fucile” tratta del periodo più tormentato, angosciato e ansioso e si è servito di uno stile tipo flusso di coscienza, con periodi lunghi e interminabili per mimare lo spaesamento psichico; “La dimenticanza delle campanule” è un libro di rivalsa e rifioritura, parla di un mondo e di un ambiente bucolico e prosperoso; infine “Dal lato del cipresso” vede la realtà così com’è senza edulcorazioni, soffermandosi sulla bellezza del particolare.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Essendo al mio terzo libro, credo che mi prenderò una pausa ma non smetterò di scrivere. Raccoglierò i miei componimenti e chissà, più avanti, magari pubblicherò una carrellata di componimenti misti degli ultimi anni. Mi farò sorprendere da come andrà la commercializzazione di quest’ultimo libro.
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