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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
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GIULIO SANTOSUOSSO PRESENTA AI LETTORI "VERSI DI SABBIA"

di Rassegna Stampa

GIULIO SANTOSUOSSO PRESENTA AI LETTORI "VERSI DI SABBIA"

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Versi di sabbia”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - L’opera si intola “Versi di sabbia”, c’è un molto ben preciso dietro questa scelta. Tutto quello all’interno di questi comportamenti è frutto di momenti di debolezza: sono versi gracili, ma forti. Perché mi hanno permesso di resistere a momen di forte sconforto, mi hanno consentito di restare aggrappato a me stesso e alla bellezza che, molte volte, non riuscivo a identificare. Son versi mesti, ma gioiosi. Anche per tal motivo. Nonostante tutto, “Versi di sabbia” è riuscita a rendermi felice e grato: avere un’arma al proprio fianco, una di quelle che non crea spiacevoli conseguenze, è stato liberatorio. Ho sempre cercato di incanalare i miei sentimenti in qualcosa di produttivo, la creazione di quest’opera è stata una manna dal cielo. Utile a indirizzare i miei flussi di pensiero e, con il passare del tempo, a rendere la mia tristezza un punto di forza. Sono versi piccoli, ma giganti. Dentro di loro ho trovato la grandezza della vita. Nel loro piccolo, perché frutto della mia inesperienza artistica, ho trovato la capacità di sentirli pesanti come un macigno. Un peso che traslavo, da dentro di me, all’esterno e che mi consentiva di apprezzare, con più intensità e leggerezza, la bellezza di quello che era il mio contesto, la mia vita. Sono versi puri, perché scritti di getto nei momenti di grande ispirazione, ma sporchi. Questo poiché gli argomenti ricorrenti, il più delle volte, sono stati gli ostacoli affrontati nel mio percorso di crescita: la paura del futuro; il tremendo senso di insoddisfazione; l’inutile sensazione di solitudine. Ma “Versi di sabbia” è stata, come detto prima, l’arma perfetta per rendermi conto che la negatività fa parte di ognuno di noi e che, dunque, bisogna solo lasciarla scorrere affinché tutto riprenda colore. Affinché la luce rischiari in noi e in quello che ci circonda. E quindi, “Versi di sabbia” è anche bellezza, amore, libertà, la fortuna di essere piccoli in confronto a tutto ciò che ci circonda. Perché non esiste sensazione più bella della libertà di non essere “carnefici” di sé stessi.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - La realtà è stata la forza motrice dell’opera, senza alcun dubbio. È stata tutto quello che l’ha mossa. Qualunque cosa io abbia vissuto, dai momenti di pace a quelli di gran caos. Di delusione a quelli di gioia insperata. Da quelli di debolezza, a quelli di forza. Di buio a quelli di gran luce. Di odio a quelli di amore intenso. La Realtà ha mosso i miei pensieri, trasformandoli in parole e, poi, in ricerca dell’armonia tramite poesia. Credo che essendo l’interlocutrice con cui interagiamo quotidianamente, sarebbe stato difficile non renderla centrale in questo progetto. L’opera può definirsi, davvero, a questo punto, una continua conversazione con la Realtà. O una diatriba, dipende da come si voglia leggerla. Un botta e risposta senza sconti, dove io mi intestardivo a parole e Lei, invece, rispondeva con il pratico. I nostri unici mezzi. Con il tempo ho sempre pensato mi stessi approfittando di Lei, le sue risposte non diventavano nient’altro che motivo di scrittura. A volte, quando lo faceva con garbo regalandomi gioie, forse, quei momenti non me li godevo nemmeno. La mia ossessione era scrivere di Lei, alla ricerca di una risposta repentina. In questo senso ha inciso molto. Indipendentemente da tutto, sono, nel mio piccolo, orgoglioso di quanto messo a parole. Ho imparato ad apprezzare me e la Realtà. Ma ho anche capito che quando questa è diversa da come la vorremmo, cambiarla è possibile. Perché anche se le difficoltà sembrano inibire, muoversi e dialogare con la Realtà diventa il primo passo per comprendere e cambiare il corso delle diffIcoltà.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Con tua sincerità, non mi va di essere tracotante e dettare “legge”. Ciò che vorrò salvare e custodire sarà quello che, chiunque leggerà il libro, vorrà salvare e custodire. La bellezza della lettura è soprattutto questa: non esistono regole, se non la totale soggettività. Spero soltanto che resti nel cuore, e nella memoria, di qualcuno. Se accadesse anche con una sola persona, tutto quello scritto assumerebbe il senso sperato. Io ho cercato, semplicemente, di parlare di problemi (e sensazioni) che tanti ragazzi della mia generazione, e non, potrebbero vivere sulla loro pelle. Il periodo storico vissuto è come se ci avesse lasciato soli a combattere contro i mulini a vento. Quindi posso dire che, più che salvare e custodire, l’intento è quello di lasciare un messaggio che vada oltre l’opera: scegliete di lottare, o di lasciar perdere. L’importante è non restare fermi.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “ Versi di sabbia”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - È difficile rispondere, anche perché tutto quello di cui scrivo è frutto di episodi che ricordo con particolare favore. Perché anche se negativi, mi hanno portato ad un qualcosa che, ora, sto vedendo concretizzarsi. Per non annoiare, risponderò raccontandone uno. Io vivo in una città molto piccola della Campania, Avellino. Una città che convive con le proprie problematiche, così come tutte, ma che, per fortuna, regala scorci e posti adatti a chi cerca di isolarsi e conciliarsi con la Natura lontano dal caos cittadino. Avellino è conosciuta anche per la montagna di Montevergine. Situata nel comune di Mercogliano, a 1200 metri dal livello del mare, oltre ad ospitare l’Abbazia, regala la possibilità di vivere paesaggi e momenti di grande bellezza e armonia. La poesia “Montevergine” nasce proprio da questo contesto. Salendo molto di più, rispetto al Santuario, c’è l’ex base Nato, ora dismessa. Un luogo davvero intrigante. Nelle giornate estive, con una persona a me speciale, amiamo andare lì a trascorrere il nostro tempo. Facendoci coccolare dal vento, riscaldare dal sole e ballando al cinguettio degli uccellini. Un luogo a me caro, che mi ha permesso di vivere momenti di pace. Il merito, però, è anche, e soprattutto, della compagnia. Grazie a questo ho capito che per agguantare la serenità basta davvero poco.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Senza andare troppo dietro con i tempi, posso dire che due autori che hanno considerevolmente mosso la mia ispirazione sono stati: Haruki Murakami e Gianluca Gotto. Il primo è stato indispensabile per il suo stile evocativo e introspettivo. Murakami ha la capacità di mescolare realtà e simbolismo in una maniera quasi unica. Un’altra delle sue grandi qualità è quella di esplorare elementi complessi come: solitudine; destino e la ricerca di sé stessi. Nei suoi libri ho sempre trovato spunti geniali per interpretare quello che vivevo. Dietro “Versi di sabbia” c’è anche il suo zampino perché mi ha permesso di arricchire il mio modo di scrivere poesia, ovviamente con le dovutissime proporzioni. Il secondo, invece, mi ha lasciato molto di più sotto l’aspetto spirituale. Gotto, per me, è davvero un modello unico da seguire per il suo approccio alla vita. Ho tanta ammirazione per l’uomo e per lo scrittore. Mi ha portato a capire come qualunque cosa serva in un percorso di crescita. La sua abilità di trasmettere una filosofia di libertà e consapevolezza è stata trascendentale per la mia scoperta interiore e per lo sviluppo, a modo mio, di una vena spirituale. A lui devo tanto. Ha fatto sì che riuscissi a costruirmi il desiderio di vivere così come voglio, lontano da filtri e finte necessità.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Lontano da ombre di dubbio: la musica. Qualunque genere, qualunque artista. Tutyo quello che ascoltavo mi dava la possibilità di comprendere che sarebbe stato possibile scrivere anche senza dare sonorità. Molte volte gli artisti parlano della musica come “valvola di sfogo”. Ascoltarla, per me, è stato lo stesso. Ma, al tempo stesso, anche ispirazione e influenza positiva: mi ha fatto capire che avrei potuto dare sostanza ai miei sentimenti, in un modo che sentivo più mio. Parlando di temi a me cari.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Sicuramente poesia e prosa poetica. Un ulizzo della parola in modo evocativo e profondo attira sempre la mia attenzione. Poi, dall’altro lato, c’è ovviamente la narrativa. Che può essere come quella di Murakami, ovvero esistenzialista e onirica, ma anche come quella di Gotto, filosofica e spirituale. Ciò che davvero cattura il mio interesse è una sorta di filosofia orientale. Uno dei libri che ha cambiato il mio modo di vedere le cose, appunto, è stato “Wabi Sabi” di Tomas Navarro. Navarro è uno psicologo, i suoi libri, “Wabi Sabi” fra tutti, hanno aperto un mondo in me. Consentendomi di affrontare qualunque cosa accada nel giusto modo. Osservarla dalla giusta prospettva.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Cartaceo, non potrei dire altrimenti. Non sono contro il digitale, ma il libro cartaceo porta con sé un’esperienza sensoriale che il digitale non potrà mai replicare. Poi, adoro dare vita e colore ai libri che leggo. Alla fine ne della lettura, è come se diventassero in parte anche miei: evidenziazioni; postille; appunti; pensieri. Poi, fin da bambino l’odore dei libri mi rendeva felice ed emozionato. Cartaceo, sì.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Credo di aver risposto esaustivamente con le domande precedenti. Non mi dilungherò oltre, ma sicuramente è stato un rapporto salvifico. Probabilmente a tratti conflittuale, poiché molte volte diventava un’ossessione. Qualunque cosa era un giusto motivo per scrivere, ma so che senza scrittura avrei avuto davvero tante difficoltà ad essere ciò che sono oggi e, soprattutto, a vivere come in questo periodo. Mi ha salvato, è stata essenziale e liberatoria. Senza di lei, ora come ora, non riuscirei ad immaginarmi. Quindi, sì. La scrittura, per me, è stato l’amore: quello di una madre per il proprio glio. Non riuscirei a definirlo diversamente.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Versi di sabbia”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Lo comprerei perché nell’esperienze di estranei c’è sempre qualcosa che può permetterci di comprendere di più noi stessi. Le storie, le emozioni, altrui possono aprirci nuovi orizzonti.e bisogna essere pronti a cogliere ogni segnale, anche il più misero. Lo comprerei perché sono poesie di un ragazzo che ha vissuto momenti bui, specchio di un periodo storico immensamente complicato, ma che con resilienza ha cercato di non abbattersi sfruttando l’unica arma a sua disposizione: la scrittura.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - La poesia sarà centrale. L’obiettivo sarebbe quello di riuscire a toccare anche la narrativa. Ma in questo momento della mia vita credo che riuscirei a farmi capire di più in versi. Anticipo una poesia, molto importante per me, che vorrei fosse il punto di partenza dopo “Versi di sabbia”: E siam solo ricordi dimenticati, smemorati individui inconsci del bene vissuto. E siam solo ciechi in confusione, offuscati dal rancore che ostruisce il bene dato e avuto. E siam solo passeggeri di un tempo che corre infermabile e lascia pezzi di vita dietro di sé.

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