 | 👉Intervista a Giovanni "Dantaligo" Suria, che presenta ai lettori il libro "40 Poesie nell'Arca (per salvarsi dal Diluvio...)"
✅Libro in duplice lingua: Italiano e Inglese
▶️INTERVISTA
☑️Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “40 Poesie nell'Arca (per salvarsi dal Diluvio...)”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Buongiorno. Sono in primis un ingegnere e in secundis un appassionato di Testi Antichi, della Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) in tal caso. Quindi un appassionato di numeri e il numero 40, limite massimo imposto dall'Editore per la presentazione di poesie in un unico volume, mi ha fatto subito ricordare che tale numero è di importanza basilare nella Bibbia appunto, in cui è menzionato ben 146 volte. Inoltre il periodo storico che stiamo vivendo con ben 2 Guerre che interessano/coinvolgono praticamente tutto il Pianeta, un vero metaforico “Diluvio Odierno”, non poteva non farmi pensare ad una altrettanto metaforica “Salvezza” tramite una contemporanea “Arca” non di Noè ma “di Poesia”. Per quanto riguarda quello da me trattato e/o ricorrente, posso considerarmi scrittore “eclettico”, per cui con molto piacere “spazio” tra argomenti anche molto diversi tra loro. D’altra parte la nostra amata Terra e i suoi fortunati Abitanti si prestano in modo eccellente ad essere osservati da molteplici angolazioni, tutte molto interessanti e dunque ben degne di essere salvate nell’Arca dal Diluvio…
☑️Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - La “Realtà” (non tanto quella strettamente personale, non posso considerarmi un “lirico” a tutto tondo) di certo ha prepotentemente influenzato la mia “ispirazione”, ma parimenti la “Fantasia” ha fatto altrettanto, se non di più. Il “fantastico”, proprio come “superamento della realtà” specialmente con metafore, similitudini e ironie, è parte preponderante in moltissimi miei testi, anche in quelli con caratteristiche “pseudo-scientifiche” o anche a volte in quelli "personali/autobiografici".
☑️Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Con poca modestia, ma non falsa, ho “voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo” innanzitutto me stesso, il più possibile “a tutto tondo”, affrontando i molti argomenti che nel corso della “vita precedente” mi hanno colpito/interessato. Scrivo di “vita precedente” in quanto ho iniziato a scrivere, in termini “letterari”, molto tardi, poco prima dei 60 anni (!), malgrado la frequentazione giovanile del Liceo Classico. Questo avvenne per strettissime ragioni famigliari, l’assistenza in solitario, 24/24 & 7/7, di mia madre, molto inferma, negli ultimi 5 anni della sua vita. Giocoforza, per non impazzire causa “reclusione domiciliare”, dovetti cercare una “valvola di sfogo” che mi liberasse il più possibile la mente da quel gravoso impegno che non potevo delegare ad altri. La “Letteratura” mi ha salvato e le precedenti molteplici varie esperienze hanno fatto il resto.
☑️Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “40 Poesie nell'Arca (per salvarsi dal Diluvio...)”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Sono 40 testi in "metrica classica" che trattano svariati argomenti/contenuti senza che ci sia un particolare "filo conduttore", se non nella "forma" con l'uso costante della metrica appunto. Li ho scelti in due, tre o forse quattro successivi passaggi, in quanto ne ho a disposizione moltissimi (intorno ai 500-cinquecento), e non è stato per nulla facile. Essendone l'autore/padre, tutti i "figli" sembrano belli a papà suo... Quindi più che di "favore" potrei parlare/scrivere di "fatica". Un fatto abbastanza anomalo credo, risulta poi dalla constatazione che NON mi piace rileggere i miei testi una volta corretti e completati per eventuale "pubblicazione". Tutto il mio interesse/entusiasmo si esaurisce con la "creazione avvenuta" del testo/poesia. Ecco perché prima ho scritto di "scelta faticosa".
☑️Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Per la parte strettamente letteraria, su tutti giganteggia #DanteAlighieri. Il mio stesso pseudonimo “#Dantaligo”, utilizzato a partire dal 2013 quando partecipai da concorrente alla iniziativa di Tuttolibri-LaStampa denominata “Romanzo Collettivo”, ne fa chiaramente testo. Potrei persino affermare che non solo giganteggia ma è pure l’Unico, non escludendo peraltro Giacomo Leopardi. Ma la mia “formazione culturale” è stata prevalentemente “scientifica” pur avendo frequentato in gioventù il Liceo Classico. Amo quindi spesso associare “Letteratura e Scienza”, una strada che mi pare non molto percorsa, specialmente in “versi métrici”, sia nel passato che nel presente. Ciò implica che anche la mia “formazione letteraria sentimentale” sia “sui generis”, ovvero che, generalizzando, “l’Amore/amore” lo percepisco “a modo mio” senza contaminazioni esteriori/esterne. Questo posso farlo perché nella mia non certo breve vita ho avuto moltissime “esperienze in senso lato”, positive e negative, su tale complesso sentimentale/sensuale argomento. Tratto “l’amore”, e più in generale il "sentimento", spesso "in terza persona" e quando "particolarmente ispirato”, ma non posso considerarmi “scrittore/poeta lirico” nella comune/totale accezione del termine, come accennato alla domanda 2.
☑️Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Sicuramente, tra le tante discipline artistiche, quella che più di tutte ha influenzato in modo molto significativo la mia scrittura è la Musica, sia "Classica" che "Leggera". Abbastanza sovente compongo testi con sottofondo musicale ascoltato con cuffie da audiofilo/HiFi. Molto molto prima di intraprendere il "percorso letterario", fin da bambino, il mio interesse per la Musica è stato elevatissimo. I primi "amori musicali" di adolescente furono Bob Dylan e Fabrizio De André, quando ancora pochissimi li conoscevano, il secondo in particolare, ed ancora oggi sono i miei preferiti "leggeri" per l'ascolto. Purtroppo, nel corso della vita, per molteplici ragioni, specie di tempo disponibile dopo studio e lavoro (sono un ingegnere che ha fatto l'ingegnere), non ho mai avuto la possibilità di imparare a suonare uno strumento, mi sarebbero piaciuti pianoforte e/o chitarra acustica. Ecco perché in età matura mi consolo con il "surrogato" degli endecasillabi "musicati" da accentazioni ritmiche e rime, ovvero della "metrica classica".
☑️Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Posso tranquillamente definirmi “cane sciolto” nel senso che, fatta salva la “métrica classica” appunto, e fatti salvi gli "argomenti scientifici" in senso molto lato, non mi entusiasmano altri “generi letterari”. Qualche romanzo in prosa, specie di avventura/fantasy, mi sta bene, mentre poco mi interessa la “moderna poesia” in versi sciolti quasi sempre arbitrariamente “mandati a capo”. Certamente mi sono fatto, mi faccio, mi farò molti nemici…ma così è. Osservo il Mondo in tutte le sue straordinarie sfumature e poi converto "sostanza" in "forma"...sperando che alla fine il risultato sia "poesia"...
☑️Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Avendo completato tutto il mio percorso di studio fino alla Laurea in Ingegneria esclusivamente attingendo il “Sapere” da materiale cartaceo, ovviamente è quello il formato che prediligo anche per la “sensazione tattile esclusiva” che può fornire. Di certo, anche per la mia “formazione scientifica”, non sono contro il “formato digitale”. Non possiedo “smartphone” per mia precisa scelta, ma dispongo in totale, dal 1991 in avanti fino ad oggi, di una decina di computer che giornalmente utilizzo (uno alla volta, ovvio!). Quindi la "tecnologia libraria" non mi è certo preclusa.
☑️Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Beh...un rapporto "difficile", se lo si intende come "assemblaggio" dei vari testi autosufficienti, "entusiasmante" se lo si intende invece come "creazione" degli stessi, come spiegato alla domanda 4, in precedenza.
☑️Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “40 Poesie nell'Arca (per salvarsi dal Diluvio...), se non lo avesse scritto.
Risposta - Bellissima domanda alla quale rispondo in modo molto semplice: lo comprerei perché i vari testi sono molto vari in quanto ad "argomenti" (che mi parrebbero non banali...) e "sufficientemente musicali" per deliziare le mie orecchie di mancato musicista...
☑️Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Sì, sto appunto scegliendo in questi giorni altri 40 testi che completeranno il mio progetto legato alla iniziativa dell’editore Aletti “I Diamanti della Poesia” e il cui titolo dovrebbe essere: “Favole Odierne...ma non Fantasie (Poesie dal profumo antico e dal sapore moderno)".
Nel campo delle speranze e delle utopie invece vegeta ancora un mio antico primigenio folle "pallino/progetto": "aggiornare" (molto esagerando in superbia...) la Divina Commedia (!), dal 1321 ai tempi nostri, facendola diventare "Umana Tragedia (UT)" suddivisa in "4 Cantiche Abbecedarie": A(utobiografica), B(abelica), C(osmica), D(ivina). Per totalizzare la "Pazzia", UT consterebbe di 1 Prologo, di 33-33-33-10 canti per ognuna delle 4, per un totale dunque di 111 canti, tutti ovviamente in terzine a rime incatenate. Una quarantina li ho già composti ma la "Fine" è oggi assolutamente invisibile... Si può tranquillamente non tener conto, specie per scaramanzia, di quest'ultimo capoverso...
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