 | 👉Intervista a Giovanni Maria Mischiati che presenta ai lettori il libro di poesie "Minimalia – Raccolta casuale"
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Minimalia – Raccolta casuale”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Poiché si tratta d’una silloge poetica, partirei dalla citazione degregoriana che la introduce: “I poeti, che brutte creature: ogni volta che parlano è una truffa”. Un tizio che scrive versi, non è che debba esser necessariamente un imbroglione, o perlomeno un baro, ma di sicuro deve aver la capacità di mischiare – nomen omen, nel mio caso specifico - le carte e di giocare con le parole. Partendo da un fatto ordinario, sicuramente minimo ed ininfluente per coloro che non facciano parte della sua cerchia d’amici e complici, ci costruisce sopra una mitologia personale e la spaccia, magari in perfetta buona fede (ammesso che questo concetto abbia un senso), per lacerti di saggezza. Poi capita che questi frammenti di vita riflessa si accumulino e che la sua vanità lo spinga a farne una cernita in base a criteri emozionali od estetici, pretendendo magari d’individuare perle dove sono solo pezzettini di vetro. Ma vale anche l’inverso: i pezzettini di vetro posson esser vere perle, nate dall’ostrica dell’intuizione, ma il poeta non se ne deve inorgoglire troppo, perché l’ultimo giudizio spetta ai lettori, che possono anche stravolgere il significato di quanto l’autore s’illudeva di dire. Ogni lettore è un potenziale traditore, giacché la vita si basa spesso su fraintendimenti. Questa stessa intervista potrebbe confondere le idee ai volenterosi che si avventurassero tra i miei versi, ma io lo metto già in conto e li invito a frequentarli (chiaro messaggio promozionale). In fondo, se fossero un raggiro, lo sarebbero solo verso me stesso.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Siamo purtroppo in un’epoca in cui si privilegia la percezione, dal cambiamento climatico a vicende storiche anche gloriose, di cui menti piccole vorrebbero che ci vergognassimo, disprezzando il sentire dei nostri avi, lette nell’ottica dell’eterno presente, che ha ridotto passato e futuro a feticci inutili. Nel momento in cui accadevano situazioni stimolanti per fare versi, sentivo l’impulso a contenere nei miei componimenti pezzi di realtà interiore che ritenevo meritevoli di quell’afflato. Ma lo spirito spesso deborda e trascende i nudi fatti: è la fortuna della poesia, che consente la promessa dell’universalità.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale. Cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - La mia sincerità, che non è in contraddizione con quanto sopra espresso, con l’”inganno ludico” talora praticato nel gioco del mascheramento e smascheramento di cui sopra. Le bugie sincere – sono un amante dell’ossimoro – costellano la mia scrittura. Le ombre e le luci avvertite simultaneamente nel mio percorrere la strada dei versi. A settant’anni, non si possono considerare lussi da scrivano.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Minimalia – Raccolta casuale”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore, come li descriverebbe?
Risposta - La raccolta contiene poesie di trent’anni fa ed altre molto più recenti. Sono affezionato ad alcune più che ad altre, segnatamente a quelle del periodo in cui provavo l’ebbrezza dell’innamoramento, di là che i momenti in cui sono sgorgate siano stati quelli in cui ho inteso meno forte il legame con la mia malinconia, che pure mi ha sempre abitato. A rileggerle, mi sono accorto che in realtà tale sentimento non ha mai smesso di aleggiare sul mio modo di cogitare, peraltro accompagnato dall’altro nume che ha sempre improntato le mie riflessioni, vale a dire l’ironia.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Mi piacerebbe rispondere di averle ben chiare nella testa, ma ho avuto letture assai disparate: non solo narrativa (Conrad, gli autori ottocenteschi russi, la giallistica d’antan, la fantascienza, Tolkien), ma anche i fumetti e i testi delle canzoni di Tom Waits e la Storia come saggistica. Un bel pot-pourri. Nella poesia, gli ermetici.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Sono un ascoltatore onnivoro di musica, dalla lirica alle canzonette, dal metal al fado, dal cantautorato italiano alla classica. Detesto soltanto le attuali mode, dai rapperonzoli alla musica colonizzata dall’elettronica. Sono un passatista, un matusa – odio il termine boomer – fiero di esserlo. E poi c’è il mio secondogenito Aaron Xavier, che è pittore.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Mi ha sempre intrigato Stephen King, non tanto per l’horror, quanto per la descrizione della provincia USA.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Il profumo della carta stampata.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Risposta - Minimi aggiustamenti sulle poesie già scritte. Il dispiacere di lasciare da parte alcuni componimenti.
Domanda - Un motivo per cui Ella comprerebbe “Minimalia – Raccolta casuale”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Per il fatto di conoscere abbastanza l’autore, un tipetto un po’ balzano.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro?
Risposta - Ho molti incipit di romanzi nel cassetto, ma sono una frana nei plot.
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