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Residenza d’Artista: workshop di ceramica nell’arte contemporanea - V edizione Dal 18 luglio saranno presentate nel centro storico di Faenza, le opere in ceramica di Sergia Avveduti, Piero Golia e Maurizio Mercuri e in contemporanea sarà presentata l’anteprima della prossima edizione del 2007, con progetti recenti di Pierpaolo Campanini, Alberto Garutti e Marco Samorè Il progetto Residenza d’Artista, a cura di Daniela Lotta, organizzato da Diatonia progetti culturali e dal Museo Carlo Zauli in collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune di Faenza è giunto alla sua quinta edizione ed inaugura martedì 18 luglio dalle 18,30 presso Palazzo Ferniani di Faenza. Dal 18 al 21 luglio 2006, in un percorso all’interno del centro storico della città, dislocato tra i più affascinati palazzi di Faenza, verranno presentati i lavori realizzati in ceramica durante il workshop primaverile di Sergia Avveduti, Piero Golia e Maurizio Mercuri e allo stesso tempo saranno illustrate le poetiche degli artisti che parteciperanno alla successiva edizione con una mostra dei lavori recenti di Pierpaolo Campanini, Alberto Garutti, Marco Samorè. Come di consueto la Residenza d’Artista vede protagonisti alcuni tra i più interessanti artisti di rilievo della attuale scena internazionale. In particolare gli artisti invitati al progetto sono stati scelti, spiega la curatrice Daniela Lotta “per la loro capacità di gestire in maniera del tutto personale le potenzialità espressive dei mezzi plastici senza dimenticare la loro forte matrice concettuale in grado di innescare relazioni inedite con i luoghi, la storia e le persone”. Nella Residenza d’artista, durante il periodo dedicato al workshop, ogni artista ha l’opportunità di sperimentare la ceramica come materiale nel proprio personale linguaggio artistico e allo stesso tempo la possibilità di attivare un confronto attraverso incontri con gli studenti dell’Istituto d’arte e delle Isia di Faenza e con artisti ceramisti esperti della città per tradizione legata a questo materiale. Le opere in ceramica di Sergia Avveduti, Piero Golia e Maurizio Mercuri sono allestite nelle stanze di Palazzo Ferniani fino al 21 luglio e poi saranno trasferite al Museo Carlo Zauli dove rimarranno in esposizione insieme alle opere degli studenti-allievi fino al 24 settembre 2006. L’Anteprima della Residenza del 2007 con le opere di Pierpaolo Campanini, Alberto Garutti, Marco Samorè è in mostra, solo per la settimana dal 18 al 21 luglio, presso la Sala Rossa della residenza Municipale e Palazzo Laderchi. Residenza d’Artista è un progetto iniziato nel 2003 con Bruno Peinado, proseguito nel 2004 con Mathieu Mercier, e nel 2005 con Gianni Caravaggio, David Casini, Francesco Gennari ed Eva Marisaldi, è stato ideato partendo dalla visione attenta alle tendenze dell'arte contemporanea propria di Carlo Zauli, il cui studio nel passato è stato un riferimento per la ricerca sui materiali ceramici, la scultura e le arti visive. Schede degli artisti Sergia Avveduti (Bologna, 1965), rivolge la sua attenzione verso lo sterminato archivio di immagini di cui oggi tutti noi disponiamo. Un archivio fatto di iconografia d’Arte, come di immagini prelevate dalla cultura popolare, restituendole attraverso un filtro interpretativo del tutto personale che ne stravolge i parametri aprendo a molteplici livelli di lettura. L’attrattiva verso il sapere umano, identificato con l’arte e l’architettura, si ritrova anche nel progetto realizzato in ceramica, volto a recuperare l’iconografia di un dado medievale riproposto ora fuori scala e sollevato quindi dalla sua normale funzione. La ricerca di Piero Golia (Napoli, 1974), si caratterizza per spinta incontenibile alla dispersione dei canoni precostituiti, identificata da una non curanza dissacrante verso la giusta misura che smonta la buona forma e decentra il punto di vista unico sulle cose. Trovandosi a dover ragionare con il materiale ceramico, con la sua storia e anche con il suo valore d’uso, Golia, decide di recuperare alcuni comunissimi piatti in ceramica sui quali interviene dandone una nuova dimensione concettuale. Maurizio Mercuri (Fabriano, 1965), ha una dedizione per il dettaglio e per il marginale. Le sue opere posso facilmente definirsi epifanie del quotidiano, registrazioni della sua disponibilità a contemplare l’insignificante, a creare immagini paradossali capaci di attivare deviazioni impreviste. In questa occasione Mercuri realizza un classico maialino salvadanaio in terracotta mettendone in risalto la sua principale caratteristica di luogo in cui si custodisce il denaro risparmiato inserendovi al suo interno una micro camera che attraverso un monitor esterno permette di sorvegliarne il contenuto. Le opere di Pierpaolo Campanini (Cento, 1964), si realizzano mediante un processo articolato che mette insieme pittura, scultura e fotografia. I suoi dipinti risultano essere la sintesi di vari linguaggi espressivi, punto d’arrivo di un percorso complesso le cui fasi possono essere percepite osservando la tela. Mediante una tecnica pittorica rassicurante e insieme immaginifica, l’artista, mette in scena architetture stupefacenti costruite attraverso l’assemblaggio di oggetti eterogenei. All’interno di questo sistema il dipinto diviene la minuziosa adesione alla superficie delle cose, momento “rivelativo” dell’epifania del quotidiano. Alberto Garutti (Galbiate, 1948), intende l’opera d’arte come un dispositivo relazionale capace di rivitalizzare il binomio artista/spettatore. Il suo lavoro muove quindi dalla volontà di allontanarsi dal museo, inteso come luogo chiuso e circoscritto, in cui vigono rapporti codificati, per inserirsi nello spazio collettivo soggetto a continui spostamenti di senso. Un “andare verso” che di volta in volta si concretizza in interventi di natura diversa, sviluppati tenendo conto del luogo, della sua storia e delle persone che lo andranno ad abitare. La ricerca artistica di Marco Samorè (Faenza, 1964) è interessata a mettere in evidenza le dinamiche comportamentali degli individui in rapporto alla società e ai suoi meccanismi culturali. Le sue immagini fotografiche, immerse in atmosfere rarefatte, documentano un paesaggio oggettuale evocativo e al contempo disturbante. Attraverso impianti installativi, in cui confluiscono linguaggi differenti, come la fotografia e il design, Samorè modifica la percezione degli spazi recuperando elementi di un passato recente insieme a suggestioni provenienti dalla cultura popolare.
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