Home Page  
Progetto Editoriale  
Poesia  
Narrativa  
Cerca  
Enciclopedia Autori  
Notizie  
Opere pubblicate: 19558

-



VII PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE AL FEMMINILE

MARIA CUMANI QUASIMODO

SCADENZA
28 APRILE 2023

 

 



 

 

 

Il libro più amato da chi scrive poesie,
una bussola per un cammino più consapevole.
Riceverai una copia autografata del Maestro Aletti
Con una sua riflessione.

Tutti quelli che scrivono
dovrebbero averne una copia sulla scrivania.

Un vademecum sulle buone pratiche della Scrittura.

Un successo straordinario,
tre ristampe nelle prime due settimane dall'uscita.


Il libro è stato già al terzo posto nella classifica di
Amazon
e al secondo posto nella classifica di Ibs

Se non hai Amazon o Ibs scrivi ad:

amministrazione@alettieditore.it

indicando nell'oggetto
"ordine libro da una feritoia osservo parole"

Riceverai tutte le istruzioni per averlo direttamente a casa.



Clicca qui per ordinarlo su Amazon

oppure

Clicca qui per ordinarlo su Ibs

****

TUTTO QUELLO CHE HAI SEMPRE VOLUTO
PER I TUOI TESTI

vai a vedere quello che ha da dirti Alessandro Quasimodo
clicca sull'immagine

Le opere più interessanti riceveranno una proposta di edizione per l’inserimento nella prestigiosa Collana I DIAMANTI
Servizi prestigiosi che solo la Aletti può garantire, la casa editrice indipendente più innovativa e dinamica del panorama culturale ed editoriale italiano


 
Info sull'Opera
Autore:
Emilio Salgari
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

LA TIGRE DELLA MALESIA ( Capitoli XXXIII - XXXIV )

di Emilio Salgari


Il piroscafo

Data la rotta, scelti gli uomini di guardia, installati gl'individui dalla vista più acuta sui pennoni delle grandi vele, per non lasciar fuggire il piroscafo e fatti spegnere i fanali di bordo, per non attirare l'attenzione di qualche incrociatore, Sandokan ed il Portoghese s'affrettarono a scendere nella cabina di poppa per venire a spiegazione e per progettare i loro piani onde poter riacquistare la perduta regina di Mompracem.
Il primo, cupo e scoraggiato, si lasciò cadere su di una panca dinanzi al tavolino, l'altro, gaio come sempre, sedette a lui di fronte, stappando un fiascone di wisky ed empiendo due grandi tazze.
- Orsù, fratello mio - disse questi. - Per quale miracolo ti trovo ancora vivo, mentre ti credevo da un pezzo appiccato a qualche pennone? Sai che io sono assai sorpreso e che mi sembra ancora impossibile di vederti qui? Per mille spingarde! Bisogna dire che qualche buon'anima prega per te e fors'anco pei tigrotti di Mompracem.
- Chi sa? - mormorò Sandokan. - Lascia lì ora ciò che riguarda me e parliamo invece di te. Dove hai trovato quei due legni che ti seguono? Come mai ti trovi qui invece di dormire d'un sonno eterno in fondo al mare? Se tu sei sorpreso di avermi trovato vivo io sono egualmente sorpreso di veder te accompagnato da tante forze.
Il Portoghese vuotò l'una dietro l'altra tre o quattro tazze di liquore, poi, dopo di essere rimasto qualche istante silenzioso:
- Sandokan - disse. - Ti ricordi quella notte che la flotta nemica ci assali?
- Non lo scorderò mai. Quella notte perdetti la mia Mompracem, il mio mare, i miei tigrotti, la mia potenza e persino la mia Marianna.
- Marianna? E dove trovasi essa?
- Silenzio, Yanez, continua il tuo racconto ora. Avrò sempre il tempo di riaprire la ferita che mi straziò il cuore.
- Bene, io quella notte fatale fui assalito da una cannoniera, che si era fissa in capo di abbordarmi. Ci battemmo accanitamente per mezz'ora, io tentando di aprirmi il passo per accorrere in tuo aiuto, essa cercando d'impedirmelo. I miei cannoni ebbero il sopravvento e la maledetta, sventrata, andò a picco con tutti i suoi uomini.
- Bravo, Yanez. Hai vendicato la rotta di Mompracem. Prosegui.
- Quando l'affondai, il tuo prahos sdruscito si sfasciava e tu eri alle prese col nemico sul ponte del piroscafo. Stimando essere pazzia il voler tentare di liberarti, fuggii, m'allontanai, poi, quando vidi il piroscafo andarsene, mi misi a seguirlo a gran distanza sperando di poterti una notte o l'altra salvare dando improvvisamente l'abbordaggio.
- Ah! Gli è proprio vero che tu mi seguivi? Ne aveva la sicurezza.
- Per mille spingarde! Come pensare altrimenti? Si, seguii il piroscafo ma il vento scemò il giorno dopo, e io rimasi assai indietro per quanto i tigrotti arrancassero furiosamente. Alla sera aveva perduto di vista la cima degli alberi del legno, ma non disperai e continuai a seguirlo sulla via delle Romades sicuro che avrei finito col raggiungerlo.
- Alto là, Yanez. Non ti sembrava strano che il vascello navigasse verso le Romades anziché verso le Tre Isole?
- Sicuro, ma io lo seguii nella sua rotta quantunque temessi che alle Romades si tenesse ancorata una parte della flotta.
- Basta così, continua, Yanez.
- Erano passate già ventiquattr'ore quando scorsi due legni che mi avevano l'apparenza di due prahos pirateschi.
- Ah! E chi erano?
- Aspetta un momento. Innalzai la bandiera di Mompracem, e con mia gran sorpresa vidi che pure essi ne alzavano una di simile. Venimmo a parlamento e riconobbi che uno era il prahos di Paranoa che ci portò a Labuan e l'altro il prahos di Maratua che faceva parte della flotta di Giro Batoë.
- Ah! Ma come mai erano ancora vivi? Non s'erano adunque annegati i loro equipaggi?
- No, tanto è vero che ci seguono. Tu sai che la tempesta infuriava soffiando dal sud tremendamente.
- Sì, me lo ricordo.
- Paranoa fu trascinato verso il settentrione e andò ad arenarsi col suo legno sull'isola Pulo Gaya. Maratua invece andò a dar di cozzo contro le scogliere della baia d'Ambong. Perdettero molto tempo a raggiustare i loro legni, poi scesero al sud e s'incontrarono sulle coste di Mompracem.
- Hanno approdato a Mompracem, hai detto? - interrogò la Tigre. - Chi abita la mia isola? Chi prese il posto della Tigre della Malesia? Parla, Yanez, parla!...
- Non trovarono che le fumanti ruine del nostro villaggio e delle nostre batterie. GI'Inglesi avevano sgombrato.
La Tigre mandò fuori un sospirone.
- Meglio così - mormorò egli. - Meglio così.
- Ti sta ancora a cuore Mompracem?
- Sempre! Sempre, Yanez! - rispose cupamente Sandokan. - Dacché ho perso la mia isola mi pare d'aver perduto un lembo del mio cuore, mi pare che mezza della mia vita se ne sia andata.
- Lascia la nostra povera isola, Sandokan! Pensiamo invece a Marianna.
Il pirata, che si era fatto torvo in viso, rialzò con fiero gesto il capo che teneva curvo sul petto.
- Ah! sì! - esclamò egli con veemenza. - Pensiamo a lei.
- Dove l'hai lasciata?
- Dì dove l'ho abbandonata invece.
- Come vuoi.
- Si trova sul piroscafo che mi assali e che mi assassinò l'intero equipaggio. È(4) ancora prigioniera nelle mani di loro. Buon per me che non vive più il rivale che mi faceva tremare.
- Oh! Quel baronetto...
- L'ho ucciso, l'ho veduto cadere ai miei piedi col cranio spaccato, ho veduto correre pel ponte del legno maledetto il suo sangue.
- E ora, che facciamo adunque?
- Riprendiamo la lotta con Labuan.
- Sei sempre ammalato.
- Sempre e oggi più terribilmente di ieri, a segno che questa malattia mi spaventa. Non guarirò mai più se non riavrò Marianna.
- Ma siamo in una posizione disperata: Mompracem l'abbiamo perduta, le nostre forze sono scarse, gl'Inglesi sono potenti dopo che si allearono al Sultano di Varauni.
- La Tigre, che era prossima a morire, è ridiventata la Tigre di Mompracem, Yanez. Ho ancora sete di sangue, sento di aver riacquistate tutte le mie forze, sento di essere ancora capace di ruggire, di mordere, di portare la desolazione e lo spavento dove il mio sguardo si fisserà. Sarei capace di ridurre Labuan in un deserto seminato di cadaveri.
- Vuoi proprio andare ancora a Labuan?
- Aspetta un po', Yanez. Quale via credi che abbia preso il piroscafo?
- Sicuramente la via di Labuan. Il lord deve essere ancora a Vittoria.
- Allora daremo la caccia al piroscafo.
- E se non lo raggiungiamo? Quel dannato ha il vento nella stiva.
- Sbarcheremo a Vittoria.
- Tu sei pazzo.
- Lascia fare a me. Ti giuro, Yanez, che se non riesco a riavere Marianna, la Tigre darà fuoco a Vittoria.
Sandokan si alzò, tracannò un ultimo bicchiere di wisky e salì in coperta, seguito da Yanez, che erasi fatto pensieroso.
La notte era chiara per la luna che era allora sorta all'est. I tre legni, distanti un duecento passi l'un dall'altro, divoravano la via sotto il vento dell'ovest che spirava fortissimo, gonfiando le enormi vele. I pirati sparsi qua e là sui ponti s'affaccendavano, dietro ordine dei capi, a preparare i cannoni, che fortunatamente si trovavano in buon numero a bordo. Sandokan andò a sedersi a prua, guardando la vasta distesa d'acqua che brontolava e si alzava in grosse ondate, riflettendo bizzarramente l'argentea luce dell'astro notturno.
S'era appena accomodato sulla carretta di un cannone, quando i suoi occhi distinsero in mezzo ai flutti un oggetto risplendente che ondulava, ora tuffandosi ed ora tornando a galla. Egli si alzò di scatto.
- Yanez! - esclamò vivamente. - Fa poggiare.
- Che vedi? Forse un incrociatore? - chiese il Portoghese accorrendo a lui vicino mentre il timoniere ubbidiva al comando.
- No, vi ha qualche cosa che galleggia laggiù. Non so, ho uno strano presentimento che quell'oggetto mi riguardi.
- Uhm! - fe' il Portoghese. - Come mai potrebbe quella roba là interessare la Tigre? Olà, timoniere, poggia dritto quel galleggiante. Poggia presto.
Il prahos cangiò rotta, dirigendosi verso l'oggetto indicato che in pochi istanti venne raggiunto. Un marinaio fu calato in mare e lo afferrò gettandolo a Sandokan che lo prese con vivacità.
Era una scatola di latta di quelle che s'adoperano usualmente per rinchiudervi il tonno. Sandokan strappò il coperchio e trasse una carta umidiccia che era appiccicata nel fondo.
- Oh! - esclamò Yanez. - Che significa ciò?
- Questo è qualche documento prezioso.
- Non capisco il come.
- Lo saprai. Il mio cuore me lo dice.
Spiegò la carta sulla quale scorgevansi alcune linee di una calligrafia fina ed elegante. Sandokan tremò come fosse stato preso da un terribile accesso di febbre.
- Yanez! Yanez!... - balbettò egli.
Il Portoghese s'impadronì d'una lanterna e rischiarò la lettera.
- Leggi, Sandokan, leggi. Io ardo come te.
- Tuoni di Dio! Io sono diventato cieco, non vedo nulla.
Il Portoghese gli tolse la lettera di mano e lesse:
"Aiuto! Mi si conduce alle Tre Isole dove il lord verrà a prendermi per condurmi a Sarawak. Sono perduta.
"MARIANNA".

Sandokan nell'udire quelle parole aveva gettato un terribile urlo, un urlo straziante. Egli alzò le mani, cacciandosele disperatamente nei capelli e vacillò come fosse stato colpito da una palla nel cuore.
- Perduta!... Perduta!... Il lord!... - ruggì egli.
Yanez e i pirati lo avevano circondato e lo guardavano con ansietà, con commozione. Pareva che soffrissero le medesime pene che soffriva la povera Tigre.
- Fratello! - disse Yanez. - Noi la salveremo, te lo giuro.
La Tigre, curva, scattò in piedi col volto contraffatto:
- Tigrotti! - gridò egli con impeto furioso. - Abbiamo delle giacche rosse da esterminare, di quelle giacche rosse stesse che ci assalirono e ci sconfissero a Mompracem, che mi fecero prigioniero.
- Vendetta! Vendetta! - vociarono i pirati.
- Tigrotti, abbiamo la regina prigioniera. La voglio libera! La voglio mia!
- Viva la regina! Sangue! Abbiamo sete!
- E io vi farò dissetare nel sangue inglese. Alle Tre Isole, tigrotti!
- Alle Tre Isole! Tutti alle Tre Isole! Abbiamo sete!
I tre prahos cangiarono rotta, dirigendosi alle Tre Isole lontane tutt'al più una ventina di miglia. I pirati che già credevano di avere nelle loro mani il piroscafo e spegnere alfine la terribile loro sete nel sangue dell'odiato nemico, si misero febbrilmente all'opera per essere pronti a cominciare la pugna, che senza dubbio doveva essere tremenda.
Caricavano i cannoni a mitraglia, mettevano in batteria le spingarde smontate, aprivano i barili di polvere, ammonticchiavano a prua ed a poppa un'enorme quantità di bombe, toglievano le manovre inutili e rinforzavano le altre, improvvisavano barricate sui ponti, preparavano i grappini d'abbordaggio. Persino dei recipienti di bevande alcooliche e di petrolio venivano da loro portati sul ponte per dar fuoco, se occorreva, ai legni ed incendiare così il piroscafo e distruggere tutti coloro che lo montavano.
Sandokan li animava col gesto e colla parola, promettendo a tutti botti di sangue e teste d'Inglesi.
- Ah! - andava esclamando egli di tratto in tratto. - Potessi giungere in tempo di salvarla!
- La salveremo - disse Yanez che fumava accanto a lui guardando fissamente il mare per vedere se le Tre Isole comparivano sull'orizzonte. - Il bello sarà a trovarlo, il maledetto. Dove diavolo si sarà rifugiato? Se vi fosse qualche cittadella, si sarebbe sicuri di trovarlo ancorato lì presso, ma che io sappia, le Tre Isole non hanno che dei villaggi insignificanti o per lo più piantati entro terra.
- Non aver paura di questo, Yanez - rispose Sandokan. - Noi lo troveremo per quanto si sia ben nascosto. Sulle coste meridionali della prima isola si trova una gran baia profonda e sono più che sicuro che si sarà ancorato là. Tutto sta che noi abbiamo a giungere in tempo di sorprenderlo colla giovanetta a bordo.
- E in qual modo, fratellino mio, lo assaliremo?
- A cannonate prima, colle scimitarre dopo.
- È roba vecchia, codesta. Ma non puoi aver dimenticato che sul piroscafo si trova Marianna.
- Ebbene?... Che vuoi dire?
- Per Giove! Credi tu che gli Inglesi se la lascieranno rapire una seconda volta?
- Quando i miei tigrotti, guidati dalla Tigre della Malesia, giungeranno sul ponte del legno nemico, vorrò ben vedere quale Inglese sopravviverà per disputarmi la fidanzata. Preghiamo Allah che vi possiamo arrivare prima che la nave del lord apparisca; del resto rispondo io.
- E non ti rammenti che tentò di fare il lord, quando noi gli rapimmo la lady?
Sandokan sentì i capelli rizzarglisi sulla fronte.
- Me lo ricordo - mormorò con voce cupa.
- Tentò di ammazzarla.
- Lo so, e crederesti tu... Non è possibile, Yanez.
- Non credo nulla, ma il comandante potrebbe aver ricevuto l'ordine di farle saltar le cervella, nel caso che venisse assalito.
- E dunque? - chiese Sandokan, con un filo di voce.
- E dunque bisognerà impedire che questa sventura accada.
- Ma come?... Su, parla, Yanez, hai qualche piano in testa?
- Forse.
- Gettalo fuori, per mille tuoni! Io son tutto in sudore, tremo tutto di spavento. Oh!... Se venisse uccisa! Guai!... Guai! Non le sopravviverei un solo istante!...
- Innanzi a tutto bisognerà spacciare il comandante della nave.
- Sicuro, ma come?
- Con un colpo di pistola. Una volta a bordo del suo legno non sarà difficile mandarlo a gambe levate col cervello bruciato.
- Una volta a bordo del suo legno! Ma come si salirà?
- Ecco che ci siamo - disse Yanez. - Tu sai che fra i legni che bombardavano Mompracem ve n'erano parecchi del Sultano di Borneo.
- Sì, lo ricordo - disse Sandokan trucemente.
- Benissimo. Io inalbero sul mio prahos la bandiera del Sultano, vesto i miei uomini come le guardie di Varauni ed entro tranquillamente nella baia.
- Ah! Yanez! - esclamò Sandokan, stringendoselo al petto.
- Sta fermo, fratellino mio - disse il Portoghese. - Una volta nella baia vado ormeggiare il mio legno presso il piroscafo e salgo sul suo ponte colla scusa di dire due parole al comandante. I miei uomini saranno lì: saltiamo in coperta e facciamo un massacro di tutte le giacche rosse...
- E Marianna?... No, Yanez, qualche cane d'Inglese potrebbe raggiungerla nella sua cabina ed ammazzarmela.
- E allora che vuoi fare?
- Quanti pirati abbiamo?
- Una quararantina e più.
- Benone. Quaranta compreso me c'imbarchiamo sul tuo legno. Tu sali sul piroscafo con una lettera indirizzata a Marianna. Farai tanto che gliela consegnerai nella cabina, e una volta raggiuntala ti barricherai assieme. Basterà un tuo fischio per farci avvisati che tu sei al sicuro: ci arrampicheremo sul piroscafo e faremo un macello di tutti gl'Inglesi.
- E se ci scoprissero prima di avvicinarci al vascello?
- Come?
- Chi sa. GI'Inglesi qualche volta sono furbi.
- Non mettermi paure indosso, Yanez - disse Sandokan.
- A ogni modo...
- Farò più di quello che san fare mille uomini uniti.
In quell'istante si udì la voce squillante di Inioko gridare:
- Ohe! Guarda le Tre Isole!
Sandokan e il Portoghese si precipitarono a prua.


L'ultima pugna della Tigre

Le Tre Isole apparivano a tre o quattro miglia di distanza, appena appena visibili per la profonda oscurità. Nessun fuoco brillava sulle dirupate loro coste e nessuna nave, per quanto i pirati girassero attorno i loro occhi, veleggiava nelle loro vicinanze. Isole e acque parevano deserte e addormentate.
Sandokan, appena si fu accertato che erano propriamente esse, comandò di ammainare le vele e agli altri prahos d'avvicinarsi bordo contro bordo. Compiuta l'unione dei tre legni, fece subito innalzare sugli alberi di maistra la gran bandiera del Sultano di Borneo, e portare le artiglierie sul suo prahos più grande, più solido e quello portava tutti i suoi tesori.
Dei quarantasei uomini che aveva, quaranta passarono sul suo ponte, dopo di essersi camuffati alla meglio tanto da passare per marinai e guerrieri di Varauni.
- Compagni - diss'egli chiamandoli attorno e intimando a loro il più assoluto silenzio. - La partita che noi giuochiamo è terribile, non dimenticate che sarà l'ultima pugna che imprenderà la Tigre della Malesia, quindi l'ultima volta che noi ci troveremo di fronte alle giacche rosse, e l'ultima occasione che ci si presenta per vendicare e coloro che furono assassinati lungo le coste di Labuan e coloro che vennero sventrati sulle coste di Mompracem. Voglio vedere sangue, mi capite, e tanto sangue da coprire l'onta che subimmo sulla nostra isola.
- Sì, sangue, torrenti di sangue, fiumi di sangue! - mugolarono ferocemente i tigrotti. - Tanto sangue da arrossare il mare della Malesia!
- Abbiamo la nostra regina da strappare dalle mani dei nostri nemici: Marianna Guillonk, mia moglie!
- Ve la daremo; dovessimo morir dal primo all'ultimo.
- Sta bene. Silenzio ora, e tutti pronti a intavolare la pugna; appena che io darò il segnale tutti sul ponte del piroscafo. Nessun Inglese sfuggirà alla nostra vendetta.
- Contate su noi - risposero in coro i tigrotti.
Sandokan fece cenno a metà di loro di scendere nella stiva, per non allarmare con tanta gente il piroscafo, poi comandò agli altri due legni di prendere il largo e di tenersi lontani dalle Tre Isole più che fosse possibile, per non venire presi.
- E ora - diss'egli volgendosi a Inioko, che aspettava i suoi ordini, - volgi la prua alle Tre Isole e andiamo alla baia. Il piroscafo è là.
Le vele vennero nuovamente sciolte e il veloce legno, silenzioso come un fantasma, si diresse verso la prima isola, al sud della quale aprivasi una baia profonda. I pirati rimasti sul ponte, puntati i cannoni e prese alcune disposizioni per poter abbordare il legno caso mai che venissero riconosciuti, si stesero sul ponte coi kriss fra le labbra e le carabine a portata della mano.
- Yanez - disse Sandokan. - Vammi a scrivere questa lettera.
- Qui viene il buono - disse il Portoghese. - Se il luogotenente per avventura conoscesse la scrittura del lord?
- Non gli lascierai vedere la lettera. La consegnerai nelle mani di Marianna.
- Si fa presto a dirlo, ma sarà difficile a farlo. Se quell'animale di comandante non me lo permettesse? Chi sa, potrebbe darsi che sospettasse di me.
- Quando tu dirai di aver ricevuto dal lord il comando di consegnare la lettera nelle mani di lady Marianna, vedrai che il luogotenente ti lascierà fare. Tu sai che gli ordini superiori non si alterano a bordo dei legni inglesi.
- Ti credo, fratello mio, ma non do due piastre della mia pelle. E infine che vuoi che io scarabocchi?
Sandokan per alcuni istanti meditò.
- Odi - disse poi. - Potrebbe darsi che il luogotenente, per precauzione o per qualche altra ragione, avesse ad accompagnarti nella cabina, e impedirti così di parlare con Marianna. Scriverai quindi sulla lettera che noi siamo pronti a dare l'abbordaggio al vascello e che stia in guardia.
- Eccomi qua un nuovo impaccio dinanzi agli occhi - disse Yanez.
- Quale?
- Se il luogotenente restasse anch'egli nella cabina, come potrò io barricarmi?
- Hai un kriss: lo caccierai fino all'impugnatura nella schiena di lui.
- Tu parli con una sicurezza tale da far credere che tutto sia facile.
- È l'ultimo colpo che tentiamo, Yanez.
- Hai ragione, Sandokan. Orsù, siamo forti anche nell'ultimo colpo.
Sandokan gli prese la mano e gliela strinse commosso.
- Ah! quanto sei buono, Yanez! - esclamò egli.
- Lascia stare le lodi, fratello mio - disse il Portoghese sorridendo. - Animo, conduci il prahos in porto. Prima che vi arriviamo, la lettera sarà finita.
Il bravo Portoghese sparve pel boccaporto di poppa e Sandokan si portò a prua cogli occhi fissi sull'isola più vicina, e precisamente all'ingresso della baia che aprivasi verso il sud fra una doppia fila di scoglietti madreporici.
Il prahos continuava ad avanzare lentamente colle vele terzarolate e la gran bandiera del Sultano di Borneo spiegata sulla cima dell'albero maestro. Esso giunse dinanzi alla baia nel momento che il sole usciva dal mare, rischiarando quasi improvvisamente le Tre Isole. I pirati scattarono in piedi.
S'udì tosto un grugnito di gioia; ogni mano si portò istintivamente alle impugnature delle scimitarre e dei kriss. Qualcuno afferrò la carabina, e qualche altro la miccia dei cannoni.
- Silenzio! - comandò la Tigre della Malesia.
Proprio nel mezzo della baia stavasene ancorato il piroscafo; la bandiera inglese ondeggiava sul picco dell'albero di mezzana e dalla ciminiera usciva un legger pennacchio di fumo grigiastro. Sandokan riconobbe subito in quel piroscafo quello stesso che lo aveva assalito sotto le coste di Mompracem e che lo aveva fatto prigioniero. Tremò tutto.
- Là vi ha la mia fidanzata - mormorò egli cupamente. - Là vi sono quei cento Inglesi che mi schiacciarono: bene, fra un'ora vedrò cento cadaveri dissanguati, orribilmente mutilati dalla mia scimitarra.
Si volse ai suoi tigrotti, che guardavano trucemente il naviglio.
- Egli è là - diss'egli. - Lo vedete?
- Lo vediamo - risposero con impeto feroce i tigrotti.
- Là trovasi la moglie della Tigre della Malesia, quella che voi gridaste regina di Mompracem.
- La libereremo per ritornarla alla Tigre.
- Non basta. Io odio quegli uomini.
- Noi li esecriamo, Tigre, e abbiamo sete di sangue.
- Che nessuno ci sfugga. Io lo comando.
I tigrotti risposero con un mugolio furioso.
- Vogliamo sangue! Vogliamo cadaveri! Vogliamo vendetta! - risposero ad una voce.
- Bene, voi avrete tutto ciò che chiedete. Yanez!
Il Portoghese comparve, portando la lettera. Egli era camuffato da capitano di marina bornese, con un gran turbante in capo ed una bella casacca verde in mezzo alla quale campeggiava lo stemma del Sultano.
- Il piroscafo? - chiese egli, mettendo piede sul ponte.
- Il maledetto dorme all'âncora - rispose Sandokan. - Il lord non è ancora arrivato, ma potrebbe trovarsi qui fra pochi momenti: è quindi di assoluta necessità che noi abbiamo ad agire subitamente.
- È giusto, fratello mio. Orsù allora, spicciamoci. Io salgo a bordo del legno, e al primo fischio voi date l'abbordaggio; siamo intesi, ma, per Giove! non tardate. Se il colpo non riesce, tu lo sai che io non uscirò vivo dalla cabina della lady.
- Fidati di me, Yanez. Sento d'essere ancora una volta la Tigre della Malesia: si tratta di liberare Marianna, la mia fidanzata, più ancora, mia moglie, e ciò basta. Ho il sangue che mi bolle, ho indosso una smania furiosa di uccidere, di scannare, di sbranare.
- Andiamo, vattene sotto coperta con Ladgia, e voi, tigrotti miei, giù quelle armi e componete un po' cristianamente i vostri musi feroci. Bisogna che gl'Inglesi non abbiano a sospettare di nulla.
Sandokan gli strinse fortemente la mano.
- Coraggio, Yanez. Giuoco la mia ultima partita.
- Arrivederci sul vascello nemico in mezzo a un monte di cadaveri! Strinse fra le braccia la Tigre della Malesia e Ladgia, poi si slanciò a prua, gridando:
- Inioko, metti pur la prua dritta al piroscafo. Coraggio, tigrotti! Abbiamo lassù un fiume di sangue da bere.
Il prahos veleggiò subito verso la baia. Oltrepassò la doppia fila di scogliere e si avvicinò al vascello fermo su due âncore. Tre o quattro uomini si mostrarono sul castello di prua.
- Chi va là? - chiese una delle sentinelle.
- Varauni - rispose Yanez. - Notizie importanti da Vittoria. Olà, Inioko, lascia andare l'ancorotto e fa filare tanta catena fino a che andiamo a collo della nave. Attento alle tambure e all'urto! Fuori i parabordi, voi altri.
Prima che le sentinelle aprissero bocca, per impedire, secondo i regolamenti, che il legno si avvicinasse troppo, i pirati avevano ammainate le vele e gettata l'âncora. Il prahos abbordò il piroscafo sotto la poppa in maniera che gli alberi toccassero le murate, per agevolare la salita a bordo.
- Dov'è il comandante? - chiese Yanez.
- Scostate il legno - disse una sentinella.
- Al diavolo i regolamenti - rispose il Portoghese. - Spicciatevi, per Giove! Andatemi a chiamare il comandante, che ho degli ordini pressanti da comunicargli.
Il capitano saliva allora sul ponte. Egli s'avvicinò alla murata di poppa, e, vista la lettera che Yanez mostravagli, fece gettare una scala.
- Coraggio - mormorò Yanez, volgendosi ai tigrotti che guardavano trucemente il piroscafo.
Prima di salire, volse uno sguardo a poppa del prahos. I suoi occhi s'incontrarono con quelli fiammeggianti di Sandokan, che si teneva celato sotto una tela che copriva il boccaporto. Si scambiarono un gesto impercettibile che voleva dire mille cose.
In meno che lo si dica, il bravo Portoghese si trovò sul ponte del piroscafo. Si sentì invadere da un po' di timore, ma la sua faccia non tradì il turbamento dell'animo.
- Capitano - diss'egli, inchinando spigliatamente dinanzi al comandante del vascello. - Una lettera per lady Marianna Guillonk.
- Da dove venite?
- Da Labuan.
- Chi ve la diede?
- Lord James Guillonk in persona.
- L'avete veduto adunque voi? Che fa?
- Sta armando un brigantino per venirvi a raggiungere - rispose Yanez con voce ferma. - Egli mi ha incaricato di consegnare questa lettera alla lady sua nepote.
- E per me, non vi diede alcuna lettera? - chiese il capitano.
- Nessuna, comandante.
- Ciò è strano. Non vi comunicò nemmeno ordini?
- Nessuno.
- Date qua la lettera che gliela consegnerò io a lady Marianna.
- Mille scuse, comandante, ma ho avuto ordine di consegnarla io in persona a sua nepote - disse audacemente Yanez.
- In tal caso venite con me. Gliela daremo assieme.
Yanez rabbrividì e sentì gelarsi il sangue nelle vene.
- Sono perduto - mormorò egli fra sé. - Se Marianna mi conoscesse?...
- Tuttavia non si smarrì, né rifiutò la compagnia del capitano, per paura di destare sospetti. Solo cacciò una mano in tasca per assicurarsi che il kriss era al suo posto.
- Andiamo capitano - disse poi, facendo uno sforzo per padroneggiare l'emozione che lo assaliva.
Gettò una rapida occhiata al prahos. Arrampicati sugli alberi vi erano sei o sette pirati e avevano un piede appoggiato sulla murata del piroscafo. Pareva che fossero lì lì per avventarsi sui marinai inglesi, che li osservavano mutamente e con qualche curiosità.
Egli seguì il capitano e scese assieme a lui la scala che conduceva alle cabine di poppa. Il povero Portoghese si sentì rizzarsi i capelli sulla fronte, quando udì il capitano bussare leggermente ad un uscio.
- Chi è là? - chiese una voce che Yanez riconobbe subito per quella di lady Marianna.
- Un messaggio di lord Guillonk vostro zio - rispose il capitano.
La porta si aprì e furono introdotti in una vasta cabina riccamente addobbata e nel mezzo della quale stavasene ritta la fidanzata della Tigre, pallida, abbattuta, ma fiera. Ella nello scorgere Yanez che conobbe subito, impallidì ancor più e s'appoggiò alla spalliera di una sedia. Ma non gettò grido alcuno, non fece il più piccolo gesto di sorpresa, che potesse tradire il coraggioso Portoghese.
Ella ricevette dalle sue mani la lettera, l'aprì macchinalmente e la lesse con una calma veramente ammirabile. Yanez fu subito lesto a tirarsi indietro: tremava tutto come se avesse la febbre ed era diventato bianco come un panno lavato.
D'un tratto fece due passi verso lo sportello della cabina che guardava il mare.
- Capitano - diss'egli con voce stridula e alterata. - Mi pare di vedere un piroscafo che si dirige verso questa baia.
Il comandante si precipitò verso lo sportello, credendo davvero che un piroscafo fosse in vista. Era quello che Yanez voleva.
Gli si fece silenziosamente alle spalle col kriss in mano. Gli mise quattro dita sulla bocca per impedirgli di mandare il più piccolo suono, poi rovesciandolo bruscamente addosso a una sedia, gli sprofondò l'arma fino all'impugnatura nel cuore. L'Inglese cadde a terra fulminato vomitando sangue. Lady Marianna non poté frenare un grido d'orrore.
- Tuoni di Dio! - mormorò cupamente Yanez. - Silenzio, sorella mia.
Asciugò freddamente la insanguinata lama del kriss sulle vesti del morto e si avvicinò a Marianna, stringendole la mano con passione.
- Sorella mia - le disse. - Non emettete grida che potrebbero tradirmi e cercate di essere forte se volete che vi salviamo. Sandokan e i tigrotti sono qui, l'avete letto sulla lettera, e fra cinque minuti daranno battaglia a quelli del piroscafo. Coraggio, adorata sorellina.
- Ah! Yanez! - disse la giovanetta, stringendosi ai suoi fianchi.
- Vi capisco, un assassinio vi mette sgomento, ma non poteva fare a meno di pugnalare quel povero diavolo. Dio mi perdonerà.
- E Sandokan, e la Tigre, e il mio fidanzato? Oh! parlatemi di lui!
- Ve lo dissi che è nascosto nel prahos e che attende il mio segnale per cominciare il massacro. Non abbiamo tempo da perdere. Siete ancora risoluta ad abbandonarvi completamente nelle braccia di mio fratello?
- Sempre, Yanez, sempre! - esclamò con fuoco la giovanetta.
- Bene, allora all'opera. Avete armi? Potrebbe darsi che voi foste costretta ad ammazzare qualcuno di questi cani che vi tengono prigioniera. Marianna aprì un cassetto e ne levò due pistole.
- Sono pronta a tutto - disse poi. - La moglie della Tigre della Malesia deve mostrarsi degna del suo terribile consorte.
- Andiamo, milady, barrichiamoci, prima che gl'Inglesi abbiano ad accorgersi della mia presenza.
Afferrò un armadio e lo trascinò presso la porta, e sopra vi accumulò alla meglio tavolini, cassetti e scranne, formando una solida barricata, dietro alla quale potevasi opporre una lunga resistenza.
- E ora - diss'egli quando ebbe finito, - diamo il segnale. Coraggio, milady, mano alle pistole.
- Ma che succederà mai? - chiese con emozione la giovanetta.
- Un massacro e nulla più - rispose freddamente Yanez.
S'avvicinò al fenestrino, trasse da saccoccia una chiave e mandò un lungo e acuto fischio.
Egli tornò rapidamente verso Marianna, che aveva caricato le pistole.
- Attenzione! - esclamò egli, traendo la scimitarra e le sue armi da fuoco.
D'un tratto si udì un terribile grido, il grido di guerra dei tigrotti di Mompracem:
- Sangue! Sangue! Viva la Tigre della Malesia!...
Vi tenne dietro una scarica violenta di carabine, poi urla indescrivibili, bestemmie, invocazioni, gemiti, lamenti, comandi precipitosi e un calpestio, un cozzar d'armi, un rumor sordo di corpi che cadevano.
- Yanez! - balbettò Marianna pallida come una morta.
- Coraggio, tuoni di Dio! Viva la Tigre della Malesia! - vociò il Portoghese.
Si udirono delle voci che s'avvicinavano alla cabina, poi la scala scricchiolare sotto il peso di alcuni uomini.
- Capitano! Capitano! - gridò una voce.
Yanez si scagliò verso la porta colla scimitarra nella dritta e una pistola nella sinistra, appoggiandosi contro le mobiglie. Marianna ne seguì l'esempio.
- Capitano! Aprite, per mille boccaporti! - gridarono tre o quattro voci.
- Viva la Tigre della Malesia! - urlò ancora Yanez.
S'udì una bestemmia tremenda poi un colpo contro la porta e uno schianto. Yanez e la giovanetta raddoppiarono gli sforzi per tener salda la barricata. Seguì un secondo, un terzo, poi un quarto colpo. Si aprì una fessura per la quale s'introdusse la canna di una carabina.
- Yanez! Yanez! - gridò la giovanetta.
- Tenete saldo! - esclamò il Portoghese.
Con una mano abbassò l'arma, coll'altra appoggiò la pistola sulla fronte di un soldato e gli fece saltare le cervella. Marianna, dal canto suo, fece fuoco su di un marinaio che rotolò fulminato al suolo.
Gli altri due risalirono in furia la scala urlando:
- Tradimento! Tradimento!...
Le fucilate continuavano sul ponte del vascello, e le urla echeggiavano più forti che mai, urla di agonizzanti e urla di vincitori. Tratto tratto fra quei fragori s'udiva la tonante voce della Tigre della Malesia, che comandava l'assalto, alla quale teneva dietro sempre più tremendo il grido di guerra dei pirati di Mompracem.
Marianna era caduta in ginocchio e Yanez, smanioso di sapere come volgessero le cose sul ponte, s'affaccendava a levar le mobiglie, per saltar fuori e prendere a tergo gl'Inglesi, qualora ve ne fosse stato bisogno, quando si udì urlare:
- Al fuoco!... Al fuoco!... Si salvi chi può!...
Il Portoghese impallidì.
- Tuoni di Dio! - esclamò egli.
Con uno sforzo disperato rovesciò la barricata, si slanciò verso Marianna, l'avvinghiò fra le sue braccia e uscì in furia colla scimitarra in pugno.
- Venite, milady, o siamo perduti.
Dense nubi di fumo avevano di già invaso la corsia e nel fondo si vedevano le fiamme che uscivano dal deposito di carbone e dalle cabine degli ufficialí.
- Aiuto, Yanez! Dio mio, la Santa Barbara! - esclamò Marianna.
Yanez, tenendola sempre fra le braccia, salì la scala e guadagnò il cassero. La pugna durava ancora più feroce che mai fra Inglesi e pirati. Qua e là si scorgevano gruppi di cadaveri orribilmente mutilati, nuotanti fra torrenti di sangue, agonizzanti che gemevano contorcendosi rabbiosamente, combattenti che si azzuffavano tremendamente, rovesciandosi, calpestandosi e scannandosi a vicenda, e per ogni dove armi infrante e insanguinate. In mezzo a tutti si vedeva Sandokan, che invulnerabile fra le palle e i colpi di baionetta, faceva strage d'Inglesi.
- Al fuoco! Al fuoco! - gridò il Portoghese saltando in coperta e cacciando dieci pollici di lama nella schiena di un contromastro che si azzuffava contro Inioko.
Il grido fu udito. I quindici o venti Inglesi che ancora restavano in piedi si diedero alla fuga per salvarsi nelle imbarcazioni, ma furono circondati e ammazzati, addosso alle murate. La Tigre della Malesia si precipitò incontro a Yanez e ricevette fra le braccia Marianna. Gettò un urlo di gioia giammai uscito da gola umana.
- Marianna! Marianna!... - esclamò egli.
La giovanetta si aggrappò al suo collo. Nel medesimo istante si udì una cannonata rombare verso l'alto mare.
La Tigre della Malesia cacciò fuori un ruggito rabbioso.
- Il lord! Il lord! Tutti a bordo del mio prahos! Non aver paura, Marianna, sono qua io!
Il prahos si era fatto sotto la scala di tribordo. Sandokan con Marianna, Yanez e tutti i pirati che erano scampati alla pugna, portando i feriti, abbandonarono il vascello che, in preda alle fiamme, bruciava come un fastello di legna secca.
S'udì una seconda e poi una terza cannonata. Le vele in un lampo furono spiegate, i pirati diedero mano ai remi, ed il piccolo legno uscì a tutta velocità dalla baia, inoltrandosi verso l'alto mare. Sandokan trasse Marianna a prua e la coperse colla lama della sua scimitarra.
A seicento passi a tribordo galleggiavano i rottami dei due prahos lasciati indietro da Sandokan, e a quattrocento passi a babordo veleggiava un grosso brigantino colla bandiera inglese sul picco della randa.
I pirati si gettarono ai cannoni.
- Fermi tutti! - gridò Sandokan.
Egli tese la scimitarra verso la prua del brigantino, sulla quale stavasene un uomo colle mani appoggiate sul bompresso.
- Guardalo, Marianna, guardalo! - diss'egli. La giovanetta gettò un grido di spavento.
- Mio zio! Mio zio! - balbettò ella smarrita. -
- Guardalo per l'ultima volta!...
- Ah! Sandokan!...
- Tuoni di Dio, è lui! - urlò Yanez con accento terribile.
Alzò la carabina e lo prese di mira. Sandokan gli strappò l'arma di mano.
- Egli è per me sacro - disse con aria tetra.
Il brigantino si avanzava rapidamente. Egli tirò un primo colpo di cannone sul prahos; la palla smussò l'albero di maistra abbattendo la bandiera della Tigre della Malesia.
Sandokan portò la destra al cuore e la sua faccia si sconvolse.
- Addio vita! - mormorò egli dolorosamente. - Addio Tigre!...
Abbandonò bruscamente Marianna, si abbassò sul cannone di poppa e mirò a lungo. Il brigantino tirava furiosamente alternando alle palle scariche tremende di mitraglia. Sandokan non si moveva: mirava sempre.
Di repente si raddrizzò accostando la miccia. Il cannone s'infiammò ruggendo, scuotendo tutto il prahos: vi tenne dietro uno scroscio formidabile e l'albero di maistra del brigantino ruinò in mare con tutta l'attrezzatura schiantando le murate.
- Guarda!... Guarda!... - esclamò la Tigre.
Il brigantino s'arrestò di botto virando di prua e si dié a cannoneggiare il prahos che s'allontanava sempre. Sandokan afferrò Marianna, la trasse a poppa, salì sulla murata e la mostrò al lord che bestemmiava e urlava come un pazzo a prua del brigantino.
- Guarda mia moglie!
Poi retrocesse a lenti passi colla fronte abbuiata, gli occhi torvi, le labbra strette, i pugni chiusi e scosse disperatamente la testa.
- A Giava! A Giava, alla terra della libertà! - mormorò con voce spenta.
Il brigantino tirava con maggior furia a palla e a scaglia e la distanza cresceva sempre più. La Tigre immobile come una statua cogli occhi in fiamme mirava il legno nemico, come trasognato, come ebbro, sordo alle parole di Marianna che lo pregava di togliersi di là, sordo alle parole di Yanez, sordo alle parole dei suoi pirati.
D'un tratto le detonazioni diminuirono d'intensità e cessarono poco dopo del tutto. La Tigre fece un passo innanzi, due, tre, barcollando, andò a poppa poi si volse indietro e gettò un grido straziante, un grido disperato, strozzato. -
- Dio! Dio! La Tigre della Malesia è per sempre morta!
Girò su di sé stesso come albero sradicato dal vento, cadde fra le braccia dell'adorata sua Marianna e quell'uomo che non aveva mai pianto in vita sua scoppiò in singhiozzi!...


NOTE:

(1) La treccia
(2) Inglesi così chiamati per le giacche rosse che portano i soldati di infanteria di marina
(3) Nell'originale "queste cose"[Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
(4) Nell'originale "E"[Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
Segnala questa opera ad un amico

Inserisci una nuova Notizia
Notizie Presenti