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Info sull'Opera
Autore:
Eschilo
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

I Persiani, vv. 908 - 1077

di Eschilo

Entra in scena il re sconfitto, Serse



908 / 930

SERSE: Ahimè, infelice me che mi sono imbattuto in questa odiosa sorte del tutto imprevedibile! Con quanta crudeltà un dio si diede a calpestare la stirpe persiana! Che farò, misero? Mi si è sciolto infatti il vigore delle membra nel trovarmi di fronte a questi vecchi cittadini.

O Zeus, volesse il cielo che anche me, insieme con gli uomini che sono finiti, il destino di morte avesse voluto avvolgere.

CORO: Ahimè, o re, per lo splendido esercito, per il grande onore dell’impero persiano, per il vanto dei (nostri) uomini, che ora un demone ha falciato.

(Questa) terra piange la gioventù uccisa da Serse, che ha riempito l’Ade di Persiani; molti nobili uomini infatti, il fior fiore di (questa) terra, forti arcieri, un numero veramente considerevole di uomini, è finito.

Ahimè, ahimè per la nostra bella difesa! Il suolo d’Asia, o re di questa terra, tremendamente tremendamente è stato messo in ginocchio!

931 / 949

SERSE: Eccomi qua, ahimè, misero compassionevole, sono dunque diventato causa di rovina per la mia stirpe e per la terra patria.

CORO: Quale saluto per il tuo ritorno innalzerò innalzerò il grido lugubre, il triste gemito del Mariandino lamentatore, una nenia piena di lacrime.

SERSE: Levate un triste lamentoso lugubre grido. Infatti la divinità, ecco, si è rivolta contro di me.

CORO: Si, leverò il (grido) lamentoso, celebrando i mali sofferti dal popolo ricevuti sul mare, (i mali) di chi piange la patria e la stirpe. Griderò, griderò il mio lamento dalle molte lacrime.

950 / 973

SERSE: Ares ionico infatti ci ha privati (di ogni cosa), Ares ionico cinto di navi, che dava aiuto all’altra parte, mietendo la lugubre pianura e la funesta spiaggia.

CORO: Ahimè grida, e su ogni cosa informati. Dov’è la restante moltitudine degli amici? Dove quelli che combattevano al tuo fianco, quali Farandace, Susante, Pelagone, e poi Agabate, Psammi, Dotame, e Susiscane che lasciò Ecbatana?

SERSE: Morti li lasciai, caduti da una nave tiria sulle spiagge si Salamina, che cozzano contro l’aspro lido.

CORO: Ahimè, grida! Dov’è Farnuco? E il buon Ariomardo? Dove Sevalce signore, e Lileo illustre, e Memfi, Taribi, Masistre, Artembare e Istacme? Questo volevo sapere.

974 / 1001

SERSE: Ahimè, ahimè, dopo aver visto l’antica odiata Atene, tutti insieme in un solo colpo, ahimè, ahimè, miseri annaspano sulla terraferma.

CORO: Forse che lì lasciasti, lasciasti anche l’occhio tuo fedele in tutto, colui che passò in rassegna le migliaia e migliaia di Persiani, Alpisto, figlio di Batanoco, e ***, figlio di Sesame, figlio a sua volta di Magabate, e Parto e il grande Oibare? Oh, gli sventurati! Per questi nobili Persiani tu dici sciagure, gravi sciagure!

SERSE: Tu mi rinnovi, sì, il dolore per i forti compagni, cose atroci, atroci, odiose, tremende dicendomi. Mi grida, mi grida dal di dentro delle membra il cuore!

CORO: Ma anche altri ne perdemmo. Xante, capo d’innumerevoli Mardi, ed Ancare, (capo) degli Ari; e poi Diassi ed Arsace, duci di cavalieri, Egdadata e Litinna, e Tolmo insaziabile di battaglia, mi stupisco, mi stupisco che non seguano le tende dei carri, che non seguano dietro!

1002 / 1025

S: Sono morti quelli che erano i capi dell’esercito.

C: Sono morti, ahimè, ingloriosamente.

S: Ahi, ahi, ahimè, ahimè!

C: Ahimè, ahimè, o demoni, ci deste un’inaspettata disgrazia, chiara come splende Ate!

S: Da quale eterna sventura siamo stati percossi!

C: Siamo stati colpiti, è ben chiaro!

S: Da nuova sciagura, da nuova sciagura.

C: Essendoci imbattuti in marinai ionici, non felicemente. E’ sfortunata in battaglia la razza dei Persiani!

S: Proprio così! Così grande esercito, misero me, ho perduto!

C: Che cosa non è perito dei Persiani, cieco che sei stato?

S: Tu vedi quel che resta del mio vestito?

C: Vedo, vedo.

S: E questa faretra.

C: Cosa dici che si è salvato?

S: Questo riparo per le frecce.

C: Poco, invero, di così numerose cose.

S: Siamo rimasti privi di difensori.

C: Il popolo dei Greci non fugge la battaglia.

1026 / 1045

S: Molto bellicoso; mi è toccata una disgrazia inaspettata.

C: Tu vuoi dire il gran numero di navi volte in fuga?

S: Il peplo mi strappai per la disgrazia accadutami.

C: Ahimè, ahimè!

S: Anche più che ahimè, dunque.

C: In verità sono doppi, tripli (i nostri mali)

S: Amari, ma dolci per i nemici.

C: E la nostra forza fu infranta.

S: Sono privo di accompagnatori.

C: Per la sciagura in mare dei nostri cari.

S: Piangi, piangi la nostra sventura; e rientra nella reggia

C: Piango e mi lamento.

S: Grida dunque facendomi eco.

C: Un misero dono di miseri a miseri.

S: Grida mescolando il tuo lamento al mio

C: Ahimè, ahimè! E’ dura, sì, questa sventura; ahi, molto anche di questo mi dolgo!

1046 / 1065

S: Percuotiti, percuotiti, e piangi per me.

C: Ahi, ahi! Disgrazia, disgrazia!

S: Grida dunque facendomi eco.

C: Spetta a me prendermi cura (di ciò), o signore

S: Leva dunque il grido insieme con i lamenti.

C: Ahimè, ahimè! Nero risonante colpo si mescolerà (ai gemiti)

S: Percuoti il petto, e grida il canto misio

C: Calamità, calamità!

S: E per me devasta il bianco pelo della barba

C: Con furia, con furia, tra molti lamenti

S: Lancia un acuto grido

C: Anche questo farò.

S: Lacera il peplo sul petto con la punta delle mani

C: Calamità, calamità!

S: Strappa la chioma e commisera l’esercito

C: Con furia, con furia, tra molti lamenti.

S: Bagna di lacrime gli occhi.

C: Li bagno, si!

1066 / 1076

S: Grida dunque facendomi eco.

C: Ahimè, ahimè!

S: Gemendo torna alla reggia.

C: Ahi, ahi! [La terra di Persia è dura da percorrere.]

S: Ahimè, certo, attraverso la città.

C: Ahimè, certo, si, si.

S: Piangete lentamente avanzando.

C: Ahi, ahi! La terra di Persia è dura da percorrere.

S: Ahi, ahi! Sulle navi, ahi, ahi! Sulle triremi son morti.

C: Ti accompagnerò con lugubri lamenti
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