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Info sull'Opera
Autore:
Carlo Goldoni
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La bottega del caffè - ATTO I ( Scena seconda e terza )

di Carlo Goldoni

Scena seconda

Ridolfo e Messer Pandolfo dalla bottega del giuoco, strofinandosi gli occhi come assonnato.



RIDOLFO Messer Pandolfo, volete il caffè?

PANDOLFO Sì, fatemi il piacere.

RIDOLFO Giovanni, date il caffè a messer Pandolfo. Sedete, accomodatevi.

PANDOLFO No, no, bisogna che io lo beva presto, e che ritorni al travaglio. (un giovane porta il caffè a Pandolfo)

RIDOLFO Giuocano ancora in bottega?

PANDOLFO Si lavora a due telai.

RIDOLFO Così presto?

PANDOLFO Giuocano da ieri in qua.

RIDOLFO A che giuoco?

PANDOLFO A un giuoco innocente: prima e seconda.

RIDOLFO E come va?

PANDOLFO Per me va bene.

RIDOLFO Vi siete divertito anche voi a giuocare?

PANDOLFO Sì, anch'io ho tagliato un poco.

RIDOLFO Compatite, amico, io non ho da entrare ne' vostri interessi; ma non istà bene che il padrone della bottega giuochi anche lui perché se perde, si fa burlare, e se guadagna, fa sospettare.

PANDOLFO A me basta che non mi burlino; del resto poi, che sospettino quanto vogliono, non ci penso.

RIDOLFO Caro amico, siamo vicini, e non vorrei, che vi accadessero delle disgrazie. Sapete che per il vostro giuoco siete stato dell'altre volte in cattura.

PANDOLFO Mi contento di poco. Ho buscati due zecchini, e non ho voluto altro.

RIDOLFO Bravo, pelar la quaglia senza farla gridare. A chi li avete vinti?

PANDOLFO Ad un garzone d'orefice.

RIDOLFO Male, malissimo: così si da mano ai giovani perché rubino ai loro padroni.

PANDOLFO Eh! non mi venite a moralizzare. Chi è gonzo stia a casa sua. Io tengo giuoco per chi vuole giocare.

RIDOLFO Tener giuoco stimo il meno; ma voi siete preso di mira per giuocator di vantaggio, e in questa sorta di cose si fa presto a precipitare.

PANDOLFO Io bricconate non ne fo. So giuocare. Son fortunato e per questo vinco.

RIDOLFO Bravo, tirate innanzi così. Il signor Eugenio ha giuocato questa notte?

PANDOLFO Giuoca anche adesso. Non ha cenato, non ha dormito e ha perso tutti i denari.

RIDOLFO (Povero giovine!) (da sé) Quanto avrà perduto?

PANDOLFO Cento zecchini in contanti, e ora perde sulla parola.

RIDOLFO Con chi giuoca?

PANDOLFO Col signor Conte.

RIDOLFO Con quello sì fatto?

PANDOLFO Appunto con quello.

RIDOLFO E con chi altri?

PANDOLFO Loro due soli: a testa a testa.

RIDOLFO Poveraccio! Sta fresco davvero!

PANDOLFO Che importa? A me basta che scozzino delle carte assai.

RIDOLFO Non terrei giuoco, se credessi di farmi ricco.

PANDOLFO No? Per quale ragione?

RIDOLFO Mi pare, che un galantuomo non debba soffrire di veder assassinar la gente.

PANDOLFO Eh, amico, se sarete così delicato di pelle, farete pochi quattrini.

RIDOLFO Non me ne importa niente. Finora sono stato a servire, e ho fatto il mio debito onoratamente. Mi sono avanzato quattro soldi, e coll'aiuto del mio padrone di allora, ch'era il padre, come sapete, del signor Eugenio, ho aperta questa bottega, e con questa voglio vivere onoratamente, e non voglio far torto alla mia professione.

PANDOLFO Oh! anche nella vostra professione vi sono de' bei capi d'opera!

RIDOLFO Ve ne sono in tutte le professioni. Ma da quelli non vanno le persone ragguardevoli che vengono alla mia bottega.

PANDOLFO Avete anche voi gli stanzini segreti.

RIDOLFO E' vero; ma non si chiude la porta.

PANDOLFO Il caffè non potete negarlo a nessuno.

RIDOLFO Le chicchere non si macchiano.

PANDOLFO Eh via! si serra un occhio.

RIDOLFO Non si serra niente; in questa bottega non vien che gente onorata.

PANDOLFO Sì, sì, siete principiante.

RIDOLFO Che vorreste dire?

(Gente della bottega del giuoco chiama: Carte!)

PANDOLFO La servo. (verso la sua bottega)

RIDOLFO Per carità, levate dal tavolino quel povero signore Eugenio.

PANDOLFO Per me, che perda anche la camicia, non ci penso. (s'incammina verso la sua bottega)

RIDOLFO Amico, il caffé ho da notarlo?

PANDOLFO Niente, lo giuocheremo a primiera.

RIDOLFO Io non sono un gonzo, amico.

PANDOLFO Via, che serve? Sapete pure che i miei avventori si servono alla vostra bottega. Mi meraviglio che attendiate a queste piccole cose. (s'incammina)

(Tornano a chiamare)

PANDOLFO Eccomi. (entra nel giuoco)

RIDOLFO Bel mestiere! vivere sulle disgrazie, sulla rovina della gioventù! Per me non vi sarà mai pericolo che tenga giuoco. Si principia con i giuochetti, e poi si termina colla bassetta. No, no, caffè, caffè; giacché col caffè si guadagna il cinquanta per cento, che cosa vogliamo cercar di più?



Scena terza _______________________

Don Marzio e Ridolfo



RIDOLFO (Ecco qui, quel che non tace mai, e che sempre vuole aver ragione.) (da sè)

DON MARZIO Caffè!

RIDOLFO Subito, sarà servita.

DON MARZIO Che vi è di nuovo, Ridolfo?

RIDOLFO Non saprei, signore.

DON MARZIO Non si è ancora veduto nessuno a questa vostra bottega.

RIDOLFO E' per anco buon'ora.

DON MARZIO Buon'ora? Sono sedici ore sonate.

RIDOLFO Oh illustrissimo no, non sono ancora quattordici.

DON MARZIO Eh, via, buffone!

RIDOLFO Le assicuro io che le quattordici ore non sono sonate.

DON MARZIO Eh, via, asino.

RIDOLFO Ella mi strapazza senza ragione.

DON MARZIO Ho contato in questo punto le ore, e vi dico che sono sedici; e poi guardate il mio orologio (gli mostra l'orologio) ;questo non fallisce mai.

RIDOLFO Bene, se il suo orologio non fallisce, osservi; il suo orologio medesimo mostra tredici ore e tre quarti.

DON MARZIO Eh, non può essere. (cava l'occhialetto e guarda)

RIDOLFO Che dice?

DON MARZIO Il mio orologio va male. Sono sedici ore. Le ho sentite io.

RIDOLFO Dove l'ha comprato quell'orologio?

DON MARZIO L'ho fatto venir di Londra.

RIDOLFO L'hanno ingannata.

DON MARZIO Mi hanno ingannato? Perché?

RIDOLFO Le hanno mandato un orologio cattivo. (ironicamente)

DON MARZIO Come cattivo? E' uno dei più perfetti, che abbia fatto il Quarè.

RIDOLFO Se fosse buono, non fallirebbe di due ore.

DON MARZIO Questo va sempre bene, non fallisce mai.

RIDOLFO Ma se fa quattordici ore meno un quarto, e dice che sono sedici.

DON MARZIO Il mio orologio va bene.

RIDOLFO Dunque saranno or ora quattordici, come dico io.

DON MARZIO Sei un temerario. Il mio orologio va bene, tu di' male, e guarda ch'io non ti dia qualche cosa nel capo. (un giovane porta il caffè)

RIDOLFO E' servita del caffè. (con sdegno) (Oh che bestiaccia!) (da sè)

DON MARZIO Si è veduto il signor Eugenio?

RIDOLFO Illustrissimo signor no.

DON MARZIO Sarà in casa a carezzare la moglie. Che uomo effeminato! Sempre moglie! Non si lascia più vedere, si fa ridicolo. E' un uomo di stucco. Non sa quel che si faccia. Sempre moglie! sempre moglie! (bevendo il caffè)

RIDOLFO Altro che moglie! E' stato tutta la notte a giuocare qui da messer Pandolfo.

DON MARZIO Se lo dico io. Sempre giuoco. Sempre giuoco! (da la chicchera e s'alza)

RIDOLFO (Sempre giuoco; sempre moglie; sempre il diavolo, che se lo porti!) (da sè)

DON MARZIO E' venuto da me l'altro giorno con tutta segretezza a pregarmi che gli prestassi dieci zecchini sopra un paio di orecchini di sua moglie.

RIDOLFO Vede bene; tutti gli uomini sono soggetti ad avere qualche volta bisogno; ma non tutti hanno piacere poi che si sappia, e per questo sarà venuto da lei, sicuro che non dirà niente a nessuno.

DON MARZIO Oh io non parlo. Fo volentieri servizio a tutti, e non me ne vanto. (mostra gli orecchini in una custodia) Eccoli qui; questi sono gli orecchini di sua moglie. Gli ho prestato dieci zecchini; vi pare che io sia coperto?

RIDOLFO Io non me ne intendo, ma mi par di sì.

DON MARZIO Avete il vostro garzone?

RIDOLFO Ci sarà.

DON MARZIO Chiamatelo. Ehi, Trappola.

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