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Comunicato stampa
Nasce 'Opificio', rivista 'corsara' con spirito ottocentesco ROMA - Intende essere una "nave corsara" nel dibattito culturare contemporaneo, manifestando senza reticenze la propria nostalgia per le riviste letterarie dell'ottocento. E' l'ambizione del nuovo prestigioso periodico bimestrale "Opificio", edito dall'Iri Management spa, società leader nella formazione ed eredità dello storico Gruppo Iri, per oltre mezzo secolo la principale realtà industriale italiana. Il primo numero di "Opificio", monografico, è dedicato all'anomia, cioè alla mancanza di regole. Per affrontare il complesso tema la rivista ha chiamato a raccolta filosofi come Ubaldo Nicola e Lucio Saviani, studiosi della comunicazione come Donatella Pacelli della Lumsa di Roma, magistrati come Massimiliano Atelli, consigliere giuridico del presidente del Consiglio dei ministri e Tommaso Parisi della Corte dei Conti, affiancandoli al più irregolare dei poeti, Pasquale Panella (paroliere - tra gli altri - di Battisti, Mina e Zucchero, nonché della versione italiana del musical di Riccardo Cocciante "Notre dame de Paris", al designer Enrico Parisio, ai giornalisti Claudio Carabba, Giampiero Castellotti, Mino Fucillo, Licia Granello e Mario Sconcerti. A chiudere una ricerca sull'anomia nella sessualità, a cura di Stefano Ciccone, coordinatore del Parco scientifico dell'Università di Roma Tor Vergata e un'intervista con lo scrittore Sandro Veronesi, autore di "Caos calmo". Da segnalare, in particolare, un'attenzione per la realtà della provincia italiana, letta in una chiave aulica. Nel primo un dossier di 12 pagine è dedicato a Siena, la "meno anomica delle città italiane". "La nostra rivista offre voce a nomi noti ma anche a perfetti esordienti, proprio come le riviste letterarie del primo novecento - spiega Claudio Panella, vulcanico direttore di "Opificio". A noi interessa principalmente il sapere delle tante Italie, quello che esiste ma non trova spesso via di diffusione. Quello, ad esempio, che nasce dall'impresa e là resta relegato per mancanza di via d'uscita. L'ambizione è stimolare chi fa impresa a riconquistare un ruolo trainante in quella cultura del gesto, della manualità e del sapere che sono da sempre il vero marchio forte dell'Italia".
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