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Info sull'Opera
Autore:
Ludovico Ariosto
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La Lena - Atto primo. Scena seconda

di Ludovico Ariosto


Flavio, Lena, Corbolo

FLAVIO
Buon dí, Lena, buon dí.
LENA
Saria piú proprio
Dir buona notte. Oh molto sei sollecito!
CORBOLO
Risalutar ben lo dovevi, et essere
Piú cortese.
LENA
Con buoni effetti vogliolo
Risalutar, non con parole inutili.
FLAVIO
So ben che 'l mio buon dí sta nel tuo arbitrio.
LENA
E 'l mio nel tuo.
CORBOLO
Anch'io il mio nel tuo mettere
Vorrei.
LENA
O che guadagno! Dimmi, Flavio:
Hai tu quella faccenda?
CORBOLO
Ben puoi credere
Che non saria venuto, non avendola.
Vi so dir che l'ha bella e bene in ordine.
LENA
Non gli dico di quella; ma dimandogli
S'egli arreca danar.
FLAVIO
Credea arrecarteli
Per certo...
LENA
Tu credevi? Mal principio
Cotesto!
FLAVIO
... ch'un amico mio servirmene
Dovea fin ieri, e poi mi fece intendere
Iersera, ch'era già notte, che darmeli
Farebbe oggi o doman senza alcun dubbio.
Ma sta sopra di me: doman non fieno
Vent'ore, che gli avrai.
LENA
Diman, avendoli,
Farò che l'altro dí, a questa medesima
Ora, entrarai qua dentro. In tanto renditi
Certo di star di fuora.
FLAVIO
Lena, reputa
D'averli.
LENA
Pur parole, Flavio: reputa
Ch'io non son, senza danari, per crederti.
FLAVIO
Ti do la fede mia.
LENA
Saria mal cambio
Tôr per danari la fede, che spendere
Non si può; e questi, che i dazi riscuoteno,
Fra le triste monete la bandiscono.
CORBOLO
Tu cianci, Lena, sí?
LENA
Non ciancio: dicogli
Del miglior senno ch'io m'abbia.
CORBOLO
Può essere
Che essendo bella, tu non sia piacevole
Ancora?
LENA
O bella o brutta, il danno e l'utile
È mio: non sarò almen sciocca, che volgere
Mi lassi a ciancie.
FLAVIO
Mi sia testimonio
Dio.
LENA
Testimonio non vo', che all'esamine
Io non possa condur.
CORBOLO
Sí poco credito
Abbiamo teco noi?
LENA
Non stia qui a perdere
Tempo, ch'io gli conchiudo, ch'egli a mettere
Non ha qua dentro il piede, se non vengono
Prima questi danari, e l'uscio gli aprino.
FLAVIO
Tu temi ch'io te la freghi?
CORBOLO
Sí, fregala.
Padron, che poi ti sarà piú piacevole.
LENA
Io non ho scesa.
CORBOLO
(Un randello di frassino
Di due braccia ti freghi le spalle, asina!)
LENA
Io voglio, dico, danari, e non frottole.
Sa ben che 'l patto è cosí; né dolersene
Può.
FLAVIO
Tu di' il vero, Lena; ma può essere
Che sii sí cruda, che mi vogli escludere
Di casa tua?
LENA
Può esser che sí semplice
Mi stimi, Flavio, che ti debba credere,
Che in tanti dí, che siamo in questa pratica,
Tu non avessi trovato, volendoli,
Venticinque fiorini? Mai non mancano
Danari alli par tuoi. Se non ne vogliono
Prestar gli amici, alli sensali volgiti,
Che sempre hanno tra man cento usurarii.
Cotesta vesta di velluto spogliati,
Levati la berretta, e all'Ebreo mandali,
Che ben dell'altre robe hai da rimetterti.
FLAVIO
Facciàn, Lena, cosí: piglia in deposito
Fino a doman questa roba, et impegnala
Se, prima che doman venti ore suonino,
Non ti do li danari, o fo arrecarteli
Per costui.
LENA
Tu pur te ne spoglia, e mandala
Ad impegnar tu stesso.
FLAVIO
Mi delibero
Di compiacerti, e di farti conoscere
Che gabbar non ti voglio. Piglia, Corbolo,
Questa berretta e questa roba: aiutami,
Che la non vada in terra.
CORBOLO
Che, vuoi trartela?
FLAVIO
La vo' ogni modo satisfar; che diavolo
Fia?
CORBOLO
Or vadan tutti li beccai e impicchinsi,
Che nessun ben come la Lena scortica.
FLAVIO
Voglio che fra le quindici e le sedici
Ore, da parte mia, tu vada a Giulio,
E che lo preghi che mi trovi subito
Chi sopra questi miei panni m'accommodi
De li danar che sa che mi bisognano.
E se ti desse una lunga, rivolgiti
Al banco de' Sabbioni, e quivi impegnali
Venticinque fiorini; e come avuto li
Abbi, o da un luogo o da un altro, qui arrecali.
CORBOLO
E tu starai spogliato?
FLAVIO
Che piú? Portami
Un cappino e un saion di panno.
LENA
Spacciala;
Che ancor ch'egli entri qui, non ha da credere
Ch'io voglia che di qua passi la giovane,
Prima che li contanti non mi annoveri.
FLAVIO
Entrarò dunque in casa.
LENA
Sí ben, entraci;
Ma con la condizion ch'io ti specifico.

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