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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

JONATHAN COE, “LA PIOGGIA PRIMA CHE CADA”

di Rivista Orizzonti

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“La pioggia prima che cada”. È questo il titolo dell’ultimo libro di Jonathan Coe. E non solo. È anche una frase che ricorre ben due volte nel romanzo, in tempi diversi e pronunciata da bocche diverse, ma mantenendo invariato il significato.
«Non esiste una cosa così – dice Thea, una delle protagoniste – Ed è per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale».

Sembra essere questa la chiave di lettura del libro: un disperato bisogno di ricercare, oltre gli eventi dolorosi, un disegno superiore che restituisca un senso alla vita. Ma questo “senso”, come la pioggia prima che cada, rimane soltanto un desiderio.
Jonathan Coe sembra dire dunque che vi sono degli eventi di cui non è possibile rintracciare una spiegazione. Esistono e basta. È inutile affannarsi in questa ricerca, come fanno le protagoniste di questa vicenda tutta al femminile, perché si diventa perdenti.

Più di tutte è Rosamond a rimetterci, talmente ostinata nel voler riportare ordine nelle esistenze della sua famiglia – per attenuarne il dolore – da farne lo scopo della sua stessa vita.
Una vita spesa per gli altri, quella di Rosamond. Per Beatrix, per Thea ed ora per Imogen.
Proprio a quest’ultima sono destinati i quattro nastri che rappresentano in buona sostanza tutta la storia del romanzo. Pagina dopo pagina il lettore legge/ascolta il lungo racconto epistolare di Rosamond, che descrive venti fotografie di famiglia. Lo fa in modo dettagliato, nel tentativo di ridare vigore ai fatti che quelle fotografie nascondono, dietro un’apparente immobilità: una storia di famiglia che attraversa tre generazioni.

La struttura narrativa di cui Coe si avvale, “il racconto per foto”, porta con sé dei limiti.
Si lascia sfuggire un approfondimento sia sui personaggi, che a volte appaiono un po’ stereotipati, sia su eventi, fortemente drammatici e strategici nel proseguo della storia.

Per il resto, il linguaggio epistolare è utilizzato con sapienza. Ci restituisce la naturalità del linguaggio parlato – accresciuta da qualche divagazione o libera associazione dir si voglia –donando leggerezza al racconto e riuscendo a tratti ad essere avvincente, senza togliere nulla alla storia che è ben architettata. Deliziose sono anche le descrizioni delle case ritratte in quelle istantanee, come se potessero svelarci l’anima di coloro che le abitavano.

Entriamo a contatto con temi spinosi come quello, appena accennato nel libro, della genitorialità omosessuale, o come quello cardine, dell’anaffettività materna. Assistiamo a bambine vittime di cattiverie “innaturali”, ma che, una volta cresciute, diventano anch’esse carnefici con le proprie figlie, quasi a sottolineare come sia impossibile riscattarsi da questa maledizione matrilineare, in cui non mancano i gesti folli dagli esiti drammatici.
Ma ogni cosa viene ridimensionata; e in questo il libro ci aiuta anche a capire l’effettiva dimensione delle piccole tragedie familiari che affollano quotidianamente le edizioni dei telegiornali.

Il lettore è dunque trasportato in queste atmosfere, ne assapora la sofferenza, ma attende anche la fine del cerchio doloroso, così come auspicato dalla stessa Rosamond quando afferma che “da una generazione all’altra, la bilancia della giustizia sarebbe tornata in pari”. Sensazione, questa, accresciuta oltre che da un “mosaico di coincidenze”, dal sensitivismo di un altro personaggio femminile: Gill, nipote di Rosamond, che aiutata dalle sue premonizioni cerca di leggere il disegno che sta sotto ai destini delle tre donne.
Pian piano i vari pezzi si ricompongono, il cerchio finisce, ma senza portare sollievo, anzi aggiungendo dolore al dolore. E la certezza, nella mente di Gill e dunque del lettore, che ormai quel disegno tanto cercato è “un sogno, una cosa impossibile: come la pioggia prima che cada”.
È qui che il titolo compare nuovamente – per la seconda volta – per dare un sigillo alla narrazione.

E proprio questo finale – sebbene sia impeccabile per la geometria del racconto – lascia qualche perplessità. È troppo brusco, dà un sapore di incompleto, di frettoloso; ma poco importa.
Ogni libro è qualcosa di più del suo finale; nello specifico, questo, ha il pregio di raccontare storie a partire dalle emozioni. «Ho voluto puntare sul cuore emozionale della storia – ha ammesso lo stesso Coe, che si è allontanato dalle questioni politiche su cui aveva incentrato i precedenti lavori – Ma per il futuro la sfida è riuscire a combinare entrambi gli aspetti».

Caterina Aletti, ORIZZONTI N.32


Al seguente link è possibile trovare la distribuzione nazionale della rivista Orizzonti con il nuovo numero
http://www.rivistaorizzonti.net/puntivendita.htm
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