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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Gianluca Nicoletti presenta il suo libro “Le vostre miserie, il mio splendore”

di Rivista Orizzonti

«Second life è un luogo strano, singolare [è la comunità virtuale tridimensionale online creata dalla società californiana Linden Lab, dove il sistema fornisce agli utenti - definiti “residenti”- gli strumenti per aggiungere nuovi contenuti grafici - oggetti, fondali, fisionomie dei personaggi, contenuti audiovisivi, ecc.- e la libertà di usufruire dei diritti d’autore sugli oggetti creati, che possono essere venduti e scambiati tra i “residenti” utilizzando il Linden Dollar, una moneta virtuale che può essere convertita in veri dollari americani, ndr].
Agli occhi di chi lo vede per la prima volta sembra un giochino dentro al computer, in realtà è uno spiraglio della vita quotidiana, che hanno imboccato molti esseri umani, non necessariamente affetti da profonde e insanabili patologie psichiatriche, come me [ironico, ndr]. Ci sono persone normalissime che hanno deciso di affidare il loro tedio, le loro inquietudini, a quello che all’inizio sembrava un gioco - molto più affascinante dello stato di catalessi catodica del guardare la televisione, o dell’intrattenere chiacchiere familiari.
Da qualche anno a questa parte, Second life raccoglie una fetta di umanità, che si distingue in termini di capacità di astrazione dal reale e di immaginare qualcosa di alternativo rispetto a quello che, ahimè, ogni giorno ci viene “dato” per vivere.
Si stimano 10 milioni in tutto il mondo, cui si aggiungeranno entro un anno altri 150 milioni con l’arrivo dei cinesi.
Saranno tutti cinesi! E sarà una cosa meravigliosa, una babele dove non si capirà una parola, e per certi versi ancora più bella, perché questo è un luogo dove le connessioni e le relazioni tra le persone non passano attraverso le maniere convenzionali.
Io ci sono entrato all’incirca un anno fa (a febbraio). Avevo informato il mio giornale che per sei mesi mi sarei tuffato in un’immersione totale perché volevo capire come si comportano gli italiani quando si nascondono dentro al computer. Poi c’ho preso gusto, mi sono costruito una casetta, il mio “avatar” [l’immagine scelta per rappresentare la propria utenza, ndr], un signore con i capelli bianchi [di nome Bitser Scarfiotti, ndr]. È una persona con una sua individualità, tanto che ha redatto questo libro “Le vostre miserie, il mio splendore”, che è stato stilato - e vi assicuro sulla serietà e scrupolosità del metodo - rigorosamente dentro Second life.
Ogni volta che scrivevo, entravo dentro quella casa, mi sedevo su quei divani, e parlavo con quegli esseri umani che si relazionavano con me attraverso questa loro luminosa e splendida forma fantasmatica: l’alter ego di sé stessi. Lì dentro, ho capito molte cose dell’umanità, al di là del gioco, al di là dello strumento tecnico, dell’applicazione; aspetti di cui hanno parlato molto i giornali e le cronache, appassionati a scoprire cosa sia questo mondo parallelo in cui gli uomini entrano attraverso un computer, costruendo e progettando un altro se stesso, con un corpo che può essere simile o totalmente diverso dal proprio e a cui è possibile applicare intere e smisurate appendici di una nostra infinita immaginazione.
Ho avuto la follia di far raccontare all’ “avatar” quella che era la vita degli esseri umani che si relazionano tra di loro attraverso, quella che io chiamo, una protesi antropomorfa.
Oggi, noi, per comunicare non abbiamo più necessità dei nostri vecchi e antichi sensi, perlomeno di come sono costituiti, ma comunichiamo molto più facilmente attraverso degli oggetti, delle protesi che prolungano la nostra capacità di avere relazioni. Nel mio cellulare, ad esempio, sono racchiuse tutte le mie emozioni, i miei affetti, i miei amori, i miei odi, i miei rimorsi; in poche parole, tutta la mia emotività.
È come se fosse una periferica che io allaccio a me stesso senza nemmeno più una connessione fisica -ce l’ho in mano.
Pertanto, il programmino di Second life, è esattamente la protesi antropomorfa degli individui che lo utilizzano.
L’aspetto singolare, che mi ha affascinato e spinto in questa ricerca, è il fatto che entrare in Second life è considerata una colpa, come qualcosa di assolutamente proibito o legato comunque alle più basse possibilità di soddisfare i propri istinti. Se ne parla come di un posto terribile, pieno di maniaci, di terroristi, di truffatori, ed anche di stupratori; tutte notizie che ho letto minuziosamente appuntate sui giornali e che poi sono andato a verificare in questo mondo.
E ci sono sicuramente anche queste cose deplorevoli perché lì dentro passa l’umanità con tutte le sue miserie e i suoi splendori, ma l’aspetto per me maggiormente significativo ed anche divertente era notare come il singolo individuo si dilettasse a ricostruire se stesso in un mondo assolutamente nuovo, vergine, appena colonizzato. Dietro ciascuna creatura virtuale c’è una persona (potrei indicarvi un medico, un ricercatore universitario, un filosofo, un professore, un’alta dirigente di un ente pubblico), ma l’identità reale è di scarso interesse, perché conta invece il talento che ognuno ha rivelato nell’espandersi attraverso i sensori di questa protesi antropomorfa.
Perché le persone -almeno alcune- hanno bisogno di entrare in Second life? Perché lì è facile congiungersi con altri esseri umani e costruire dei rapporti amichevoli e soprattutto, la cosa che ho più toccato con mano, passare attraverso fulminanti passioni.
Da sperimentatore “rivelato”, in quanto era palese a tutti chi io fossi esattamente e cosa facessi là dentro (ero un misero giornalista che se ne stava a curiosare e a ficcare il naso nei fatti degli altri), ho notato in loro un gran desiderio di raccontare la propria etica individuale, attraverso una forma molto particolare e nuova di letteratura, quella che io chiamo “immersiva”, in cui la letteratura è intesa come qualcosa che si scrive vivendo. Il romanzo delle loro esistenze parallele, queste persone lo scrivono ogni volta, entrando in Second Life, perché ogni loro respiro, ogni loro passaggio di oggetto, ogni loro emozione, vengono “loggati” nei server della Linden Labs: una sorta di Leviatano, di mostro misterioso che, per certi versi, assomiglia a Dio, anche se in un concetto, molto limitato e magro, di divinità.
La Linden Labs, infatti, contiene il cervello dell’umanità, attraverso la ricostruzione informatica dei loro racconti, e crea negli uomini la curiosità di osservare questo mondo, dando ad ognuno la possibilità di vedere gli altri e se stesso, e di relazionarsi, scambiando oggetti ed emozioni.
All’interno -perché ho utilizzato competenze solo dentro Second life- mi sono avvalso dell’aiuto di esperti che mi supportassero in questa esplorazione: ingegneri che mi spiegassero come funziona il codice informatico per fare certe azioni, architetti che mi parlassero della progettazione, filosofi che mi mettessero in relazione il concetto del Leviatano di Hobbes con l’assoluto della Linden Labs. E anche medici. In particolare è stato illuminante il confronto con un’anestesista, esperta sulle reazioni che alcune sostanze hanno sul corpo umano, con la quale ho ragionato sugli stimoli mentali che questa dimensione virtuale consente, accentuando l’azione di alcuni neurotrasmettitori, come, ad esempio, la dopamina, che entra in azione in momenti felici della nostra esistenza, soprattutto nell’adolescenza, e agisce sul nostro umore, facendoci sentire belli, leggeri.
In Second life si sta in un mondo in cui è condizionato il grado di luce: se io, ad esempio, mi sento depresso perché siamo all’imbrunire e vorrei il sole splendente, lì posso averlo; se ho bisogno del tramonto per una particolare atmosfera posso inserirlo, se voglio la notte con una luna piena che splende, eccola!…Voglio volare, lì si può volare!
La prima sensazione, dopo un periodo nemmeno troppo lungo di frequentazione, è che individuo e “avatar” diventino la stessa cosa. Ognuno costruisce e progetta le modifiche in ragione di quanto si sente teletrasportato in quel mondo: è una operazione probabilmente di trasposizione, per simpatia o per analogia o per alcuni meccanismi che abbiamo, di capacità di trascrivere noi stessi in mondi paralleli. E così accadono storie meravigliose.
Si prende coscienza del fatto che un simile mondo -di cui tutti studiano l’aspetto tecnico, per un business economico, cercando di trasformarlo in un’interfaccia utile a far ragionare meglio le nostre macchine- in realtà è un grande incubatoio dove l’umanità lentamente prova a riordinare alcuni pezzetti, in questo momento particolare in cui bisogna definire il senso dell’esserci e del contatto con gli altri, e dare limiti al proprio spaesamento.
Ci sono anche storie di devastazione nel libro, di mogli e mariti che si dedicano al “cyber” adulterio sfrenato, tra cui in particolare quella di una coppia in cui uno dei due passa le notti viaggiando in questo mondo e allacciando amicizie e amori, finché l’altro se ne accorge e agirà di conseguenza.
Dietro ogni “avatar” c’è un essere umano e sono costoro ad essere chiamati in causa in questo volume: individui che io, rigorosamente, ho conosciuto poi di persona, perché altrimenti questo libro sarebbe stato un atto di pura immaginazione.
È sì, un romanzo, ma anche un’inchiesta sul campo, su persone di cui ho voluto verificare la veridicità dell’esistenza, analizzando il rapporto di sfasamento tra quello che sono e come si rappresentano».

(Gianluca Nicoletti) - Testimonianza raccolta da Teresa Filomeno. Articolo pubblicato su Orizzonti n. 33, mag.- ago 2008



DESCRIZIONE DEL LIBRO

"Second Life" sta diventando un fenomeno di massa (oggi gli abitanti di questo mondo virtuale sono più di 7 milioni), popolato da professori universitari, casalinghe, vecchietti e ragazzi che passano più tempo dentro che fuori. Per muoversi ci si teletrasporta, oppure si esce da una finestra e si vola, si va al supermercato per comprarsi pezzi anatomici. In questo mondo di sogno che non conosce la vecchiaia, la malattia, la morte da poco sono approdati gli italiani: arrivano con la valigia di cartone, sono i soli a non parlare la lingua ufficiale che è l'inglese e sono sperduti come Totò e Peppino a Milano. Second Life è un mondo in cui ognuno vive ogni giorno realtà romanzesche, ma che nessun cantastorie ha ancora raccontato. Gianluca Nicoletti ha deciso di scrivere una sorta di viaggio di Gulliver tra reale e fantastico, con incontri reali e licenze romanzesche: un racconto apparentemente fantasy, ma che in realtà è una cronaca di un futuro che già stanno vivendo milioni di persone.




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