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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

“Io sono come Omero” di GIADA DIANO: l’unica biografia autorizzata su LAWRENCE FERLINGHETTI

di Rivista Orizzonti

COM’È NATO IL SUO INTERESSE NEI CONFRONTI DI FERLINGHETTI?
«In realtà è stata una passione “accidentale”: una sua poesia letta per caso a 15 anni che ha sortito il doppio effetto di indirizzare una rabbia rimasta fino ad allora vaga e indistinta e di farmi sentire “a casa”. Qualche anno dopo dovevo scrivere la tesi di laurea e la scelta non poteva che ricadere su Lawrence: l’11 settembre era una ferita fresca, le bombe intelligenti mostravano tutta la propria inadeguatezza cascando di tanto in tanto sulla Croce Rossa o sul mercato, Bush & co. davano il via a un’ennesima guerra intontendoci a suon di slogan assurdi (“esportare la democrazia” e “fare la guerra al terrorismo”); lui invece continuava imperterrito a chiedere pace, denunciava i nuovi fascismi e “i terroristi dentro la casa Bianca”. Gli ho scritto, chiedendogli di “mescolare la sua voce alla mia”; mi ha risposto con una semplicità disarmante “Sono a San Francisco, ti aspetto”… e cosi sono “sbarcata” alla City Lights Bookstore. Dopo quel primo incontro ce ne sono stati molti altri ed è nato un bellissimo rapporto di affetto e fiducia reciproca che ci ha portati fin qui (uso il plurale perché nel libro, alla mia voce, si affianca la sua, con poesie e estratti dai diari privati e di viaggio). Nel libro ho scelto un taglio soggettivo ed emozionale, preferendo l’imperfezione della memoria all’oggettività, raccontando, come meglio ho saputo, la “sua” storia, a cominciare da un’infanzia solitaria e costellata di morti improvvise e abbandoni (il padre morto prima della sua nascita, il crollo nervoso e l’internamento della madre, una “nuova” madre, l’orfanotrofio e la scomparsa misteriosa di questa seconda donna). Quindi il libro nasce fondamentalmente dai ricordi “diretti” di Lawrence, da intere giornate trascorse ad ascoltarlo raccontare, dai diari privati e i taccuini di viaggio che mi ha generosamente lasciato utilizzare e infine da numerose “chiacchierate” con i familiari e gli amici di vecchia data sparsi in giro per l’Europa».

CI RACCONTA, TRA LE NUMEROSE ESPERIENZE CHE HANNO CARATTERIZZATO IL VISSUTO DI FERLINGHETTI, QUALCHE ANEDDOTO MAGGIORMENTE SIGNIFICATIVO?
«Un evento in particolare rappresenta un vero e proprio punto di non ritorno: la vista di Nagasaki, solo sei settimane dopo lo sgancio dell’atomica. L’esperienza diretta di quella devastazione (“sembrava che qualcuno ci avesse lavorato sopra con una gigantesca fiamma ossidrica, mani che sporgevano dal fango, capelli dal pantano”) lo trasforma nel pacifista radicale che conosciamo. Un aneddoto di tutto altro tono, che illumina il suo lato più solare, lo vede nella Berlino divisa dal Muro. Una notte, rientrando in albergo, nota davanti alle porte delle stanze le scarpe degli ospiti, lucidate e pronte a ritornare ai legittimi proprietari: di fronte a quella “precisione” ha un moto di gioiosa ribellione e scambia tutte le scarpe combinando un gran casino (“distruzione dei sistemi capitalista e comunista attraverso il grande scambio delle scarpe alle tre del mattino in ogni albergo” scrive nei diari). Ci sono innumerevoli aneddoti, dal tentativo (fallito) di arrivare in Grecia dalla Spagna su una casa galleggiante all’incontro con Pound, dalle performance irriverenti (ad Amsterdam recita la parodia del Padrenostro vestito da arcivescovo, giusto per citarne una) all’“arresto” in Italia qualche anno fa quando, dopo anni e anni di ricerca, scopre la casa natale del padre e comincia a scattare fotografie, venendo scambiato per un “topo” di appartamento, ecc…».

OLTRE A DEDICARSI ALLA SCRITTURA, È ANCHE ORGANIZZATRICE DI EVENTI. QUALI SONO I PREGI E LE DIFFICOLTÀ DI OPERARE NEL TERRITORIO CALABRESE?
«Temo che gli ostacoli fondamentali, cioè reperire i fondi e sopravvivere alle lungaggini burocratiche, siano una realtà che esula i confini regionali. Anche lo scetticismo istituzionale nei confronti di una cultura “alta” ed “altra” in fondo è in linea con un generale atteggiamento che ci vorrebbe tutti deficienti e disinteressati. I pregi sono insiti nell’autenticità e nella passione che contraddistingue, credo, questo lembo di terra; la risposta delle persone è entusiasmo puro e calore sincero: i poeti si sentono a casa e vogliono ritornare».

QUALI SONO I SUOI PROGETTI FUTURI?
«Tanti. Oltre alla tesi di dottorato (ormai alle battute finali), sto curando le traduzioni un volume di liriche inedite di Lawrence (che verrà pubblicato probabilmente il prossimo anno) e lavorando, con la mia associazione, alla seconda edizione del festival internazionale di poesia “VersoSud”, che lo scorso anno ha portato un tocco di pura magia a Reggio Calabria. E poi ovviamente un nuovo libro (ho già buttato giù qualcosa) anche per tenere fede al più grande insegnamento di Lawrence: rimanere una matta utopista con i piedi e la testa per aria!».


(Articolo di Caterina Aletti, pubblicato su Orizzonti n. 34, nov-feb 2009)

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