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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Sempre pił a Sud! - Le sonoritą mediterranee di Eugenio Bennato. «Prima o poi, io e Caetano Veloso lavoreremo assieme»

di Rivista Orizzonti

Ci sono artisti che fanno della musica un luogo in cui esprimere le proprie radici, attraverso suoni che siano allo stesso tempo anche espressione di nuove sperimentazioni. È certamente questo il caso di Eugenio Bennato, musicista d’eccezione, che nella sua intensa carriera ha riprodotto in musica le suggestioni della terra napoletana prima, fino ad allargare il campo “a più lontane latitudini, e in particolare alla intensa e misteriosa Africa” dove egli colloca “una mitica sponda che custodisce la fonte di tutte le leggende dell’area mediterranea”, come ha affermato in occasione della presentazione dell’album “Sponda sud” del 2007.
In tutti questi anni, a partire dal ’69 (quando ha fondato la Nuova Compagnia di Canto Popolare attirando il pubblico più giovane, e influenzando, tra gli altri, il lavoro di artisti che negli anni 60 avevano dato vita alla scuola napoletana, quali Pino Daniele, Toni Esposito, Alan Sorrenti) Eugenio Bennato ha manifestato il suo interesse per la musica popolare, attraverso sempre nuove collaborazioni con artisti singoli e gruppi, con l’obiettivo di dare un maggiore impulso a questo genere musicale. Nel ’76 dà vita ai Musicanova, con cui realizza numerose incisioni e diversi tour in Italia ed all’estero. Si dedica, in seguito, ad un’intensa attività come compositore di colonne sonore per cinema, teatro e balletto. Ricordiamo: “L’eredità della Priora” per la Rai, “Don Chisciotte” per il teatro, “A sud di Mozart” per la compagnia l’Arterballetto. Anche in questo campo ha manifestato in pieno il suo talento, consacrato nel ’99 dalla vittoria del Nastro d’argento per la colonna sonora del film “La stanza dello scirocco”, con Giancarlo Giannini.
Per la sua attenzione verso lo sviluppo culturale del Sud, Bennato è diventato uno dei massimi referenti per chi si occupa di musica etnica italiana. Sempre alla ricerca di nuove sinergie, nel ’99 crea il movimento artistico “Taranta Power”, pubblicando due cd nel Gennaio del 2000, “Taranta Power” e “Lezioni di tarantella”, che rappresentano la riscoperta della tarantella nella tradizione musicale.
Nel 2001 ha fondato a Bologna la Scuola di Tarantella e danze popolari del Mediterraneo: la prima scuola in Italia per il recupero e la divulgazione delle danze popolari del Sud Italia. Nel giugno 2002 ha pubblicato un nuovo lavoro dal titolo “Che il Mediterraneo” sia iniziando una lunga tournée conclusa nel 2004 al Festival del Cinema Egiziano all’Opera del Cairo. Attualmente è impegnato nel sud d’Italia in una lunga tournée dedicata alla Taranta e alle musiche e danze rituali mediterranee, continuando così ad occuparsi del suo più grande amore, i ritmi del Sud. Con la sua chitarra battente.

Nel 1969 hai dato vita alla Nuova Compagnia di canto popolare che è diventata in breve il gruppo di musica folk più importante in Italia. Nel ’76, un altro successo è arrivato con il gruppo dei Musicanova. A quale dei due sei maggiormente legato e perché?
«Questi gruppi appartengono a due periodi diversi, anche se vicini, della mia vita. Nella Nuova Compagnia di canto popolare ero ancora un ragazzo. È stato allora che ho cominciato a manifestare curiosità, interesse e amore per una musica a quei tempi sconosciuta. Alla fine degli anni ’60 la Tamurriata, la Taranta, la chitarra battente, erano tutte cose sconosciute che, addirittura, per i ragazzi appartenevano ad un passato oscuro e dimenticato. Quindi la Nccp ha rappresentato per me quell’entusiasmo giovanile di ricercare e far conoscere ciò che ci appartiene. In questa esperienza così forte, fui aiutato da Edoardo De Filippo, Roberto De Simone ed altri, e tutto ciò mi permise di diventare anche un compositore. Per quanto riguarda i Musicanova, quel gruppo è stato il punto di partenza perché con loro ho cominciato a scrivere brani come “Canto allo scugnizzo”, “Brigante se more”, che sono rimasti ancora nella fantasia e nel ricordo. Canzoni scritte negli anni 70 che ancora oggi vengono cantate, anche da ragazzi. A proposito di “Brigante se more”, molti pensano che sia un pezzo popolare mentre l’ho scritto nel ’78 insieme a Carlo Dangiò».

Nel 2001 hai fondato la Scuola di Tarantella e danze popolari del Mediterraneo a Bologna. Come mai questa scelta?
«Perché è capitato! Perché c’era la persona giusta e lo spazio giusto per aprire una scuola di danza. Naturalmente è stato l’avvio della nascita di scuole un po’ ovunque. Ricordo che una volta, mentre mi trovavo in Spagna a Madrid, il mio sguardo fu attratto dalla vetrina di un negozio specializzato in articoli per flamenco: dischi, chitarre, vestiti, scarpe, castagnette. Tutto parlava di questa danza! Pensai che la Spagna avesse avuto la possibilità di esprimere la propria identità attraverso questa danza ed il suo artigianato, e che, quindi, tutto ciò poteva essere realizzato anche in Italia, in quanto le nostre tradizioni sono una grande ricchezza che va coltivata».

In passato, hai realizzato la colonna sonora, insieme a tuo fratello Edoardo, del cartone animato “Totò Sapore”. Cosa ti ha lasciato questa esperienza, soprattutto alla luce delle vostre divergenze musicali?
«Finalmente insieme! Perché sono anni che ci incontriamo, che ci scambiamo vedute (ovviamente diverse). Nel caso di questo cartone animato, che è stato realizzato nel 2003, si è creato un equilibrio tra l’idea rock di mio fratello e la mia idea classica del ‘700 napoletano. Quindi, firmare una musica insieme a Edoardo è stata una bellissima esperienza. Tra noi non c’è stato nessun problema, forse solo un po’ di pigrizia, ma alla fine, pur venendo da due polarità, il nostro gusto è più o meno simile. E Totò Sapore è il frutto di questa bellissima sintesi».

Lo scorso anno hai partecipato al Festival di Sanremo. Pensi che per un cantautore sia un’importante vetrina?
«Innanzitutto, sono andato a Sanremo per l’insistenza di Pippo Baudo, che devo dire è un grande professionista ma anche una persona inquieta, sempre alla ricerca di nuovi percorsi. Baudo desiderava che questo modo di far musica fosse presente al suo festival, e la richiesta mi parve un po’ paradossale, in quanto la televisione sembra completamente distante da questo mondo musicale. Infatti, movimenti come Taranta Power o altri simili, che appartengono ad un grosso pubblico, sono trascurati dai mass media. Così ho pensato che, partecipando al festival, la televisione mi avrebbe consentito di arrivare nelle case. E questa è stata per me un’esperienza molto positiva».

In passato, hai collaborato con grandissimi autori. Attualmente con chi ti piacerebbe collaborare e magari fare un concerto?
«Succede che, con il passare degli anni, alcuni scompaiano. Quelli che mi erano cari, come Fabrizio De Andrè e Giorgio Gaber, che veniva alle prove dei miei concerti, non ci sono più. Adesso un grande interprete che non è qui in Italia, ma vive in Brasile, è Caetano Veloso. Penso che, prima o poi, faremo qualcosa insieme».

Un’ultima domanda. Cosa bolle in pentola per Eugenio Bennato?
«Innanzitutto devo prendere atto che questo movimento sta esplodendo in maniera soddisfacente! Una generazione di ragazzi si sta affacciando alla musica, all’arte ed al ballo e spero anche alla regia cinematografica. Per quanto riguarda la mia attività, la mia energia è sempre legata alla creazione di melodie e quindi, che bollono in pentola, ci sono due-tre cose che riguardano delle melodie vincenti che sto portando a termine. In seguito vorrei fare un’opera che chiamerò “Taranta Opera” in cui la musica popolare verrà espressa in modo elegante attraverso una partitura orchestrale».


(Articolo di Loredana Rizzo, pubblicato su Orizzonti n. 34)

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