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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Italo Calvino e il “bello scrivere”

di Rivista Orizzonti

«Il primo vero piacere della lettura lo provai abbastanza tardi. Avevo già dodici o tredici anni, e fu con Kipling: il primo e – soprattutto – il secondo Libro della giungla. Da quel momento avevo qualcosa da cercare nei libri: vedere se si ripeteva il piacere provato».
Questo l’approccio alla letteratura di Italo Calvino. Nato a Santiago de Las Vegas (L’Avana, Cuba) il 15 ottobre 1923 e morto a Siena, nel 1985, egli ha il merito d’aver contribuito in misura determinante al dibattito culturale del dopoguerra, facendosi “ambasciatore” della letteratura italiana all’estero, in particolar modo in Francia e Stati Uniti.
Tra le sue opere più significative, devono considerarsi: Il sentiero dei nidi di ragno (1947), Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959), Le cosmicomiche (1965), Ti con zero (1968), Le città invisibili (1972), Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), Palomar (1983).
Dal punto di vista biografico, molto interessante il ricordo dei genitori lasciato da Calvino: «Mia madre (la sassarese Evelina Mameli, assistente di Botanica all’Università di Pavia, ndr) era una donna austera, rigida nelle sue idee tanto sulle piccole che sulle grandi cose. Anche mio padre (Mario, agronomo sanremese e direttore di una scuola agraria a Cuba, ndr) era molto austero e burbero, ma la sua severità era più rumorosa, collerica, intermittente. Come personaggio narrativo viene meglio, sia come vecchio ligure radicato nel suo paesaggio, sia come uomo che aveva girato il mondo e vissuto la rivoluzione messicana al tempo di Pancho Villa. Per un figlio, l’unico modo per non essere schiacciato da due personalità tanto forti era opporre un sistema di difese. Il che comportava anche delle perdite: tutto il sapere che potrebbe essere trasmesso dai genitori ai figli viene in parte perduto. A casa mia, solo gli studi scientifici erano un onore (il fratello Floriano, docente all’Università di Genova è geologo di fama internazionale, ndr); io sono la pecora nera: l’unico letterato della famiglia».
Nel ‘41, il giovane Calvino s’iscrive alla facoltà di Agraria dell’Università di Torino, senza però integrarsi nell’ambiente accademico e rifugiandosi nella solida amicizia di Eugenio Scalfari, suo ex compagno di liceo.
Convintosi a cambiare università, nel ’43 il futuro scrittore si trasferisce a Firenze e, alla fine di luglio, brinda con gli amici alla notizia delle dimissioni di Mussolini. Renitente alla leva della Repubblica di Salò, dopo l’8 settembre è costretto a nascondersi per alcuni mesi. Ed è proprio questo periodo di estrema solitudine a creare le premesse per le intense letture che rivestiranno un peso decisivo nella sua formazione.
Si unisce alla seconda divisione d’assalto (Garibaldi) combattendo per venti mesi sulle Alpi Marittime. «Quest’ultimo anno? Un’inenarrabile serie di pericoli e disagi; ho conosciuto la galera e la fuga, sono stato più volte sull’orlo della morte. Ma sono contento di quello che ho fatto, del capitale di esperienze accumulato, anzi: avrei voluto pure di più».
Terminata la guerra, usufruendo delle facilitazioni connesse ai reduci, Calvino si iscrive al terzo anno di Lettere a Torino, ove incontra un personaggio che diverrà suo amico e prezioso punto di riferimento culturale: Cesare Pavese. «Finivo un racconto e correvo a farglielo leggere. Quando morì mi pareva che non sarei stato più capace di scrivere». Proprio Pavese, del resto, aveva suggerito all’editore Einaudi la pubblicazione de Il sentiero dei nidi di ragno.
Laureatosi con tesi su Joseph Conrad, il nostro inizia così a lavorare proprio presso Einaudi (ufficio stampa e pubblicità), confrontandosi con intellettuali di notevole valore, come Elio Vittorini, Natalia Ginzburg, Cesare Cases, e tanti altri.
Nel ’59, grazie alla “Ford Federation” visita gli Stati Uniti e rimane talmente affascinato da New York da definirla «la città che ho sentito mia più di qualunque altra. La amo e l’amore è cieco. In fondo, non si è mai capito bene perché Stendhal amasse tanto Milano».
Nel ’64 sposa Cichita a L’Avana. Il viaggio a Cuba favorisce il suggestivo incontro col leggendario Ernesto “Che” Guevara.
L’anno successivo nasce la figlia Giovanna e la famiglia Calvino si trasferisce a Parigi, dove risiede fino al 1980, quando si sposta a Roma, a due passi dal Pantheon.
Colpito da ictus a Castiglione della Pescaia e ricoverato presso l’ospedale di Siena, Italo Calvino muore - per emorragia celebrale - nella notte tra il 18 e il 19 settembre 1985, lasciando un vuoto difficilmente colmabile.

(Articolo di Fernando Bassoli, pubblicato su Orizzonti)


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