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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Alexandra Lapierre presenta “La dissoluta” ( Intervista )

di Rivista Orizzonti

Una donna moderna, ambiziosa, seducente, orgogliosa che sfida tutte le consuetudini e i cliché del suo tempo (fine Settecento), nonché il giudizio altrui e persino della legge: è Elizabeth, la libertina, adultera, bigama contessa di Kingston, la protagonista del nuovo romanzo di ALEXANDRA LAPIERRE, “La dissoluta” (Il Saggiatore, pp. 256, Euro 15,50), uscito il 9 giugno in Italia.
Data in sposa a un uomo che odia, Elizabeth tiene nascosto il matrimonio, ammalia l’aristocrazia di tutte le corti europee, diventa la protetta del re d’Inghilterra, amica dell’imperatrice Caterina II di Russia e sposa Evelyn Pierrepont, duca di Kingston, il grande amore della sua vita. Bigama, viene chiamata a giudizio a Westminster, dove si celebra il processo più clamoroso dell’epoca, per il quale la duchessa di Kingston rischia l’impiccagione.


Nella dedica alla temerarietà di Elizabeth Chudleigh ammette che spesso la realtà supera la fantasia: quale aspetto o momento della vita della duchessa le è sembrato particolarmente straordinario?

ALEXANDRA LAPIERRE - «Quando arriva a San Pietroburgo con una nave di cui era capitano e proprietaria: un’imbarcazione prima d’allora mai vista, in quanto il concetto della nave di piacere, tipo yacht, era una cosa impossibile; il mare era pieno di pirati, quindi c’erano navi dei mercanti o di guerra. Lei, invece, aveva creato una casa sulle onde piena di oggetti fantastici con un organo dove si suonava Händel come fosse uno stereo di oggi. Per noi è normale stare sul mare e ascoltare Schubert, ma a quel tempo era impensabile un organo che urla sul mare musica fantastica, con una donna che ironicamente ha chiamato la sua nave con l’unico nome che non aveva diritto di portare in Inghilterra e per cui rischia di essere impiccata o bruciata: essendo stata processata due mesi prima come bigama, ovviamente il nome del secondo marito non valeva per la legge, quindi il fatto di usare lo stesso nome proibito, il nome dell’uomo che ha adorato, scrivendolo non una volta, bensì quattro, due a prua e due a poppa, la rende straordinaria. Il tutto mentre arriva in Russia. Oggi è normale arrivarci prendendo l’aereo, ma nel Settecento arrivare alle porte di San Pietroburgo era un’altra cosa. In questa scena sembra riassumersi l’incredibile forza del personaggio».

Nella definizione stessa dell’imbarcazione si ravvisa ciò: sembra “un vascello di guerra”e la similitudine fa di Elizabeth una donna battagliera; l’ha pensata subito così?

ALEXANDRA LAPIERRE - «Sì, perché la prima cosa che ho trovato negli archivi è l’incidente diplomatico tra l’Inghilterra e la Russia a causa dell’arrivo di questa nave: il primo contatto avuto con Elizabeth è stato il suo arrivo che in tutta Europa ha causato un disastro diplomatico. L’ho pensata così ed è per questo che ho iniziato il libro con la scena dell’arrivo».

Miss Lizzie non aveva fretta di sposarsi perché cosciente che sarebbe finita terza nell’interesse dell’uomo dopo “i cavalli e i cani”: oggi, all’interno della coppia, donna e uomo rivendicano la prima posizione nella mente e nel cuore del partner?

ALEXANDRA LAPIERRE - «Penso di sì: l’unico modo è fare le stesse cose insieme, essere appassionati insieme e questo lo tenta lei, Elizabeth, che vuole stare insieme con il suo duca di Kingston. Anche se stiamo parlando di una seduttrice, in fondo ha una passione per un uomo solo, con cui vive ventidue anni: è una seduttrice, un’ambiziosa perché parte dal niente e arriva “al top del top” dell’epoca, però allo stesso tempo è fedele in amicizia come in amore».

Elizabeth è definita “veloce, divertente e sorprendente”: ha scritto velocemente il romanzo? Si è divertita? C’è una parte della storia che sorprendendo anche se stessa ha preso il sopravvento?

ALEXANDRA LAPIERRE - «Sì, questi tre aggettivi sono il motto che Elizabeth a quindici anni ricamava sui suoi fazzoletti. Scrivendo il libro, il ritmo doveva essere veloce, divertente e sorprendente e ogni volta che trovavo una cosa negli archivi - che in generale non sono né sorprendenti né divertenti, certo sono interessanti, però l’idea della velocità negli archivi non si può concepire perché si tratta di un lavoro da formica - lì ogni volta mi sorprendeva. Per esempio quando ho trovato che una volta era andata ad un ballo della corte nuda - era un ballo in costume in cui le donne si trasformavano in altri personaggi - perché decise di raffigurare Ifigenia che va verso l’altare per essere uccisa. Quindi, da un lato fa un riferimento al suo destino che nessuno capisce, perché lei era stata data ad un uomo che odiava, e dall’altro lo usa per mostrare anche la perfezione della sua anatomia. Crea scandalo, ma allo stesso tempo tutti gli uomini la ammirano e diviene la favola di tutta l’Europa».

“Le Nouvel Observateur” ha scritto che la protagonista le assomiglia tanto: è così?

ALEXANDRA LAPIERRE - «Non lo so (ride, ndr): credo per la gioia, forse abbiamo in comune la gioia di vivere, una curiosità di vita che riassume il personaggio di Elizabeth, con una volontà di vivere a tutti i costi; questo l’abbiamo in comune. Per il resto, non sono sicura di somigliarle». (ride, ndr)

Leggendo il romanzo si nota una grande attenzione alle parole per descrivere Elizabeth e tutto ciò che la circonda, come se volesse cucirle addosso un vestito perfetto...

ALEXANDRA LAPIERRE - «Sì, sì: era molto importante essere nel contesto del periodo, perché quello che è più incredibile nel personaggio è che abbia fatto tutte queste cose in un momento in cui le donne non avevano nessuna libertà. L’ossessione mia era che lei risultasse vivace, che le persone che leggono il libro potessero capire i suoi motivi, che a volte sembrano strani. Quindi, si deve poter seguire la psicologia e le ragioni del personaggio, però allo stesso tempo situarlo in modo assolutamente preciso nel contesto, sempre. Se tu leggendo il libro puoi pensare che il personaggio sembra appartenere al tempo di oggi, questo è geniale; però allo stesso tempo è geniale se è un personaggio che vive prima della Rivoluzione Francese, un’aristocratica che non può mostrarsi in tutti gli eccessi e le stravaganze».

Visto che la storia l’hanno scritta gli uomini, quale pagina particolare le piacerebbe fosse riscritta dalle donne?

ALEXANDRA LAPIERRE - «Difficile generalizzare: a me interessa raccontare destini fantastici che sono stati dimenticati dalla storia o che sono passati in secondo piano. Le grandi donne non avevano esistenza legale e non esistono più le carte e i documenti che permettono di ricostruirne la storia: m’interessa raccontare le storie dimenticate, rendendo giustizia a grandi personaggi, e le storie delle donne sono veramente puntate su questa ricerca. Però posso anche raccontare storie di uomini, per esempio la vita straordinaria di William Petty, un inglese del Seicento che viene a Roma e porta i quadri del Rinascimento al nord d’Europa cambiandone il gusto: è stato dimenticato. Sono personaggi che hanno fatto cose incredibili e che sono stati “rubati” della loro identità».


NOTE BIOGRAFICHE

Alexandra Lapierre, figlia del celebre Dominique, acclamato autore di bestseller, è nota in Italia per le sue appassionanti biografie storiche: “Fanny Stevenson” (Mondadori 1994) che narra la vita avventurosa della moderna e coraggiosa compagna di Robert Louis Stevenson, “Artemisia” (Mondadori 1999) frutto di molti anni di ricerca sulla vita della pittrice Artemisia Gentileschi e del padre Orazio, “Le Angeliche” (Mondadori 2001), “Vita straordinaria di William Petty” (Mondadori 2004).


(Articolo di Giovanni Zambito, pubblicato su Orizzonti n. 40)

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