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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Francesca Amato, autrice della silloge “Figghia Cangiata” con prefazione di Eugenio Bennato ( Articolo apparso sul giornale “Beautiful!” )

di Rassegna Stampa

Domanda - Francesca tu sei nata a Milano e poi… cosa è successo?

F. Amato - Sono nata a Milano perché i miei genitori in quel periodo lavoravano lì, ma non ho alcun ricordo di quel periodo, ne tanto meno posso dire che questa cosa mi abbia influenzata…sono terrona e basta, anche molto orgogliosa di esserlo, il mio cuore, il mio cantare il mio scrivere, perfino il mio modo di fare sesso sono strettamente legati alla mia terra, alla passionale e crudele Sicilia, quindi direi che il mio nascere a Milano è un vero e proprio incidente…

Domanda - Ti sei definita un’aliena nella tua terra, la terra di Sicilia (un po’ la mia storia), non sempre accettata, guardata con sospetto, ma hai dimostrato di amarla più degli altri (notare anche la tua recente candidatura alle comunali 2012), perché succede questo?

F. Amato - Perché la Sicilia è matrigna e soprattutto la diversità è mal vista, siamo ancora indietro di molti anni culturalmente e socialmente, le donne goffe e molto kitsch di Palermo, schiave di una moda già fuori moda mi guardano ridacchiando e facendomi sentire davvero un’aliena, coi miei vestiti vittoriani e la mia mai sedata voglia di un passato più femminile ed elegante…ciò nonostante c’è del buono anche qui, io combatto non per i siciliani, per cui oggi mi sento di non nutrire alcuna stima, ma per la mia bellissima terra la Sicilia e per quel poco di buono che in essa è rimasto, fuori dalle logiche clientelari e mafiose.

Domanda - Tu scrivi da sempre sia poesie che racconti, perché hai preferito lo stile in versi per questo tuo libro?

F. Amato - Ho scelto la poesia perché sono una disadattata, una “fottuta” regina, che non sa adeguarsi alle logiche delle grandi case editrici e del mostruoso apparecchio televisivo che viene a imporci la sua volontà giornalmente….vivo di emozioni, di lacrime, di lutti e di rinascite, che solo la poesia può raccontare…

Domanda - “Figghia cangiata”, il titolo di questa tua raccolta, cosa significa e perché?

F. Amato - Una leggenda narra di bambini scambiati nella culla per dispetto dalle streghe…bambini condannati a vivere una vita che non gli appartiene ed è quello che sento io, come se vivessi una vita sbagliata, mai a mio agio, fuori tempo e sempre come se mi mancasse qualcosa…un omaggio anche ad un altro grande siciliano, Pirandello.

Domanda - Tu hai scritto, composto e cantato per il gruppo musicale “I Curtigghiu” che si è avvalso anche della straordinaria collaborazione di Eugenio Bennato, come hai conosciuto Eugenio?

F. Amato - Eugenio spesso nei suoi tour da spazio a gruppi del luogo ed è successo anche a noi, sin da bambina sognavo di conoscerlo e quando ho saputo che avremmo aperto un suo concerto ero in qualche modo spaventata, mi chiedevo se sarei rimasta delusa…invece no, Eugenio non è solo un grande poeta, ma soprattutto un uomo meraviglioso, sempre pronto a sdrammatizzare e a trovare il lato solare della vita, mi ha aiutato a non mollare e a credere in quello che faccio malgrado le difficoltà…

Domanda - Come e dove nascono le tue poesie?

F. Amato - Le mie poesie nascono dalla vita di tutti i giorni, sono diari in versi delle mie esperienze, delle emozioni più profonde, incontri con persone che in qualche modo hanno cambiato la mia vita, che restano o che vanno via per sempre, sono la mia essenza, senza non potrei vivere.

Domanda - Parlami della tua recente esperienza politica, quali le emozioni, il mondo politico visto da vicino, le cose stanno davvero cambiando?

F. Amato - Ero già stata consigliere comunale quando avevo solo diciotto anni nel mio paese di origine, Santo Stefano di Camastra, avevo lasciato la politica ha chi ha meno scrupoli di me…non volevo più partecipare, mi sentivo anche là fuori posto, ma ho voluto riprovarci a distanza di quasi venti anni e trovo che nulla è cambiato, la gente è anestetizzata e le logiche di potere sono tragicamente immutate, in Sicilia tutto cambia per non cambiare nulla….il Gattopardo è sempre attuale…

Domanda - Essere una donna al sud, anzi essere un’artista donna al sud, qual’è ancora lo scotto da pagare?

F. Amato - Il prezzo da pagare se sei artista e per di più donna è ancora troppo alto, non si riesce a condividere un progetto e a portarlo avanti e i maschietti siciliani mal sopportano la leadership di una donna, il solo fatto di essere donna ci espone ad essere bombardate da continue spinte sessuali quasi mai gradite….insomma un disastro, la Sicilia non è per niente donna e gli artisti che la rappresentano, specialmente in ambito popolare sono delle tragiche cartoline folk e per altro creano un circuito fortemente chiuso, dove è praticamente impossibile entrare…insomma se Rosa Balistreri fosse viva avrebbe molto da dire e da cantare su una terra che ha ancora dei padroni a cui rendere conto…


NOTE BIOGRAFICHE

Francesca Amato (Milano,1977), fin da bambina mostra attitudine alla scrittura. Inizia a scrivere racconti e poesie durante i primi anni del liceo sotto la guida del professore Salvatore Termini.
Iscritta alla facoltà di architettura di Palermo, nel 2003 partecipa ad un Laboratorio di progettazione con la professoressa Adriana Sarro sulle città d’oasi; rimane colpita dal mondo tunisino, dai sapori e dai colori del deserto. Il progetto realizzato col collega Fabio Colajanni nel corso della cooperazione con il comune di Netfah viene pubblicato ed esposto alla Biennale di Venezia.
Presso l’Accademia “Clara Schumann” di Palermo frequenta un corso di tamburi a cornice con il Maestro Massimo Laguardia e inizia lo studio del canto e della teoria musicale con il maestro Giuseppe Messina.
Negli stessi anni comincia il suo progetto musicale I Curtigghiu, letteralmente, cortile, ma anche pettegolezzo, nel senso meno sordido del termine,con cui esplora la tradizione musicale della propria isola,ad oggi il gruppo vanta una collaborazione con il cantautore Eugenio Bennato,autore della prefazione del libro Figghia cangiata.

***

Leggi anche la Prefazione di Eugenio Bennato

Meno male che esistono in Italia giovani donne come Francesca che gridano al vento parole nuove, a infrangere stereotipi, a demolire luoghi comuni, ad increspare l’appiattimento di modelli indotti dall’alto, dal subdolo potere devastante della moda e della pubblicità. La “Figlia scambiata” riguarda un imprevisto, uno scambio avvenuto nella grande famiglia contemporanea che avvia la gente (quando le cose vanno per il meglio e ci si riesce a sottrarre al mortale ipnotismo televisivo) verso discoteche tutte eguali, verso multi sale cinematografiche che proiettano tutte gli stessi film del momento, verso sogni uniformi e verso musiche programmate a tavolino nelle gelide stanze dei manovratori del successo. Francesca è un’italiana diversa, per di più siciliana, ed inevitabilmente per il sentire comune l’abbandono delle retoriche folkloristiche e le sue tematiche trasgressive sono ancora più spiazzanti. Ma la cosa per me più importante è che lei nello scrivere poesie si fa guidare dalla rima, senza perdere un colpo e il risultato è un libro di versi, dove però la rima attesa non è mai la parola più o meno scontata che ci si potrebbe aspettare; e così vengono fuori accostamenti e “metafore” mai sentite prima e termini che mai sono apparsi in un libro di poesie che si rispetti. Per me che sono ossessionato dalle imitazioni, dalle file di ballerine americane tutte perfettamente sincronizzate con le insulse movenze della solista, dalla mancanza di originalità, dalle creazioni artefatte, dai prodotti ispirati alla logica del consenso, dalla catastrofe culturale provocata dell’indice di ascolto che esce come un demone dal malefico apparecchio televisivo e invade edicole di giornali e librerie; per me che sono arrivato a teorizzare, intimamente e per me stesso, l’equazione bello = nuovo, la lettura di “Figghia cangiata” è una grande sorpresa.


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