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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

MUSICA – Intervista ai 99 POSSE. A dieci anni dalla nascita del gruppo, i 99 Posse ribadiscono la loro natura di artisti militanti.

di Rivista Orizzonti

Luca: “Cerchiamo di essere una voce-contro in un flusso incredibile d’informazione ‘pro-sistema’”.



A distanza di dieci anni dalla nascita della formazione – la costituzione del gruppo risale infatti al 9 ottobre del 1991 come espressione del centro sociale occupato e autogestito “Officina 99” – i 99 Posse ribadiscono la loro natura di artisti militanti. Non è infatti la manifestazione di una qualità artistica, ad averli spinti alla costituzione di questo gruppo, bensì l’intento di diffondere temi e argomenti che altrimenti sarebbero stati taciuti. La musica, di cui il gruppo sfrutta le caratteristiche di strumento che giunge a milioni di persone, diviene così un’efficace arma contro il sistema stesso. Sentiamo a questo proposito le parole di Luca, cantante nonché leader del gruppo, e di Marco (campionatore e dub master). Oltre ai due, gli altri componenti sono: Meg, che si è aggiunta successivamente e che affianca Luca come cantante; Massimo (basso); Sacha (tastiere); nonché alcuni artisti che, a seconda dei progetti, collaborano occasionalmente col gruppo. Fra i tanti ricordiamo Pino Daniele, che ha in comune con i 99 Posse, oltre ad una spiccata sensibilità verso tematiche sociali espresse tuttavia con toni meno concitati, l’origine di provenienza, ovvero Napoli.


Domanda – Secondo voi, testimoniare la propria diversità è una forma di resistenza?

Luca – Ad oggi sì; bisogna andare contro la strategia del sistema di negare l’esistenza stessa di alcune categorie sociali, oppure di parlarne dicendone i contenuti. A questo proposito ricordo un film degli anni settanta “Gli anni invisibili” – tratto da un libro di Nanni Balestrini – che ha definito alla perfezione queste persone di cui nessuno parla. Oggi questi invisibili sono meno visibili che mai: nel mondo ogni giorno ci sono migliaia di persone che muoiono a causa di conflitti combattuti con armi vendute da noi occidentali (che ci presentiamo paradossalmente come simboli di benessere e solidarietà); altre che non possono permettersi un’assistenza sanitaria adeguata; altre ancora che convivono con i pericoli di subire incidenti sul lavoro, a causa dei bassi standard di sicurezza. Nonostante questa realtà riguardi un gran numero di persone, non se ne sente parlare in giro. Quindi uno dei motivi per cui noi esistiamo è perché abbiamo la fortuna di accorgersi di certe cose che succedono e del modo mistificato con cui vengono trattate.
Noi 99 Posse, cerchiamo di essere una piccola “voce-contro” in un flusso incredibile d’informazioni “pro-sistema”.

Marco – Per me testimoniare la propria diversità non è solo una forma di resistenza, ma anche un’espressione personale: non c’è cosa migliore che mostrare liberamente sé stessi…


Domanda – Attualmente ha a ancora valore essere un artista militante?

Luca – Non so se ha un valore o meno, ma per noi è fondamentale. Noi non siamo nati come artisti ma come “occupanti di un posto”. L’arte è venuta come esigenza di comunicazione di quel posto. Col tempo ci siamo accorti innanzi tutto di avere delle capacità naturali per quello che facevamo e di avere di conseguenza delle responsabilità. Anche se oggi io mi definisco tranquillamente un artista-comunista, il modo in ci siamo nati non era quello di un gruppo di persone che aveva come primaria esigenza quella d’esprimere una loro capacità artistica. Noi eravamo bravi solo a parlare con la gente, fare manifestazioni, scrivere volantini, occupare gli spazi. Questa è la differenza fondamentale tra il nostro gruppo e tutti gli altri: loro nascono per far sentire agli altri quello che fanno artisticamente, noi invece siamo nati con l’intento di far sentire agli altri quello che facevamo politicamente. Siamo una mosca bianca nel panorama degli artisti di oggi, dal momento che la maggior parte degli artisti sono persone che hanno lavorato per essere artisti, mentre per noi questo è venuto solo in un secondo momento. Quindi l’approccio naturale, ogni volta che abbiamo davanti un microfono, è quello di comunicare ciò in cui crediamo.

Domanda – Oggi che valore hanno le “posse”?

Luca – Hanno un valore enorme anche se oggi ne sono rimaste molto poche. Per “possa” intendiamo un gruppo d’affinità molto esteso dove c’è chi canta, chi scrive, chi suona, chi fa il manager, chi il promoter. Noi siamo ancora una vera e propria possa perché siamo completamente circondati da gente nostra: in rarissimi casi ci siamo affidati completamente al music-businness. E anche se abbiamo firmato un contratto con una casa discografica, cerchiamo di essere in qualche modo indipendenti, avendo un nostro ufficio stampa, oltre a quello della casa discografica, e conservando anche l’ultima parola su tutte le scelte promozionali e artistiche che ci riguardano. […]

Domanda – Infatti siete riusciti a mandare in onda un video su Tmc2 anche contro il parere della vostra casa discografica. Come avete fatto?

Marco – Anche se per contratto abbiamo due video pagati dalla BMG, noi volevamo fare anche quello di “Comuntwist” e quindi ce lo siamo autoprodotto. Tutto qui.

Domanda – Anche sulla scelta del prezzo dei vostri Cd, che, ricordiamo, è inferiore a quello degli altri artisti, avete avuto la meglio sulla casa discografica.

Marco – Quando il nostro gruppo ha cominciato a riscuotere un discreto successo, abbiamo ricevuto molte proposte da diverse case discografiche. Vista la nostra posizione di forza, abbiamo preteso, come pregiudiziale a qualsiasi tipo d’accordo, due condizioni: totale libertà artistica su testi e musiche, e prezzo imposto sui dischi. Questa decisione ha comportato anche una riduzione dei nostri guadagni, ma non potevamo fare altrimenti per una questione di rispetto verso tutti i ragazzi che ci ascoltano.

Domanda – Il tuo parere sulla possibilità di scaricare gratis della musica da internet.

Marco – Secondo me internet è un grande strumento di comunicazione, ma c’è da dire che non si può pensare di acquistare musica gratuitamente. Anche se è vero che le case discografiche derubano chi compra musica, è anche vero che noi artisti se non vendiamo Cd non campiamo. Infatti c’è il diritto d’autore che permette a molti artisti di sopravvivere anche quando non fanno più musica o sono usciti dalla scena musicale.



(Articolo pubblicato su Orizzonti n. 17 bis, dic.mar. 2002)

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