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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

La poesia decadente neoclassica di DANIELA FERRARO

di Rassegna Stampa

Michele Bruccheri intervista Daniela Ferraro che ha pubblicato un altro libro: “Cerchi concentrici” (Aletti editore). L’insegnante calabrese, con la passione per la scrittura, ha esordito con il volume “Icaro” che le ha regalato grandi soddisfazioni





A distanza di un anno, Daniela Ferraro pubblica un nuovo libro e noi, con sommo piacere, la intervistiamo per la sezione online del periodico d’informazione “La Voce del Nisseno”. Nelle scorse settimane ha “partorito” un altro libro: “Cerchi Concentrici (Sul cadere dell’alba)”, Aletti editore. La giovane e brava scrittrice calabrese, nonché poetessa, narra il mondo partendo dal suo ricco e variegato universo interiore. Versi intimistici ed intensi, intrisi di autobiografismo. Interrogativi sulla vita. Ardite metafore. Il suo lirismo si avvicina alla poesia decadente neoclassica.
Insegna materie letterarie presso una scuola media superiore e quotidianamente fa i conti con una realtà difficile e contraddittoria. Volitiva e tenace, la docente calabrese con la grande passione per la scrittura, laureata in Lettere classiche a Messina, un anno addietro ha pubblicato una suggestiva silloge poetica, “Icaro” (casa editrice Rupe Mutevole Edizioni), che le ha regalato enormi soddisfazioni. Una raccolta di liriche, vibranti e delicate, che l’ha fatta conoscere a tanta gente. La sua poetica è inserita in diverse antologie e vanta prestigiosi riconoscimenti. Eccola al nostro microfono.



Recentemente, hai “partorito” un altro lavoro dal titolo “Cerchi Concentrici (Sul cadere dell’alba)”, Aletti editore. Ci fai conoscere meglio la tua nuova creatura?

“Non pensavo di scrivere, a breve distanza da Icaro, un altro libro di poesie ma queste sono sgorgate egualmente stimolate, come ho compreso poi, proprio dalla prima produzione che aveva, evidentemente, aperto un discorso ch’era ben lungi, ancora, dall’essere concluso. La storia contrastata della mia vita che si era dipanata tra luci e ombre, illusioni e disillusioni, momenti di acceso gaudio e di sconfortata amarezza, mancava di un’analisi più attenta e dettagliata, di un vaglio spassionato su fatti e accadimenti che avevano provocato gli stati d’animo ivi descritti. E principalmente mi aveva condotta, nonostante la ferma decisione di voler continuare a volare, nonostante tutto, a pormi precise domande sul come riuscire a confermare tale posizione senza il rischio di ritrovarmi in nuove, repentine cadute. Lo smarrimento persisteva ( ‘Mi sono persa,/ non so neppure quando…’) e, dall’analisi di tale situazione, è venuta fuori l’improvvisa presa di coscienza di come la mia vita non stesse andando, come ritenevo, in linea retta, bensì, in circolo. Anzi, ho avvertito la sensazione di trovarmi all’interno di vere e proprie onde sismiche che andavano sempre più restringendosi attorno al loro epicentro: il cuore! (‘ E mi dirai / che sono imprigionata / dentro cerchi concentrici / di un canto / che più si snoda / e più rimbocca il centro’)”.

Qualcosa di simile sta scritto nel tuo prologo…

“Come ho scritto nel prologo del libro, infatti, non si può chiudere il cuore così come si chiudono gli occhi perché esso ‘ha palpebre trasparenti’ ma egualmente non potevo assolutamente accettare di rimanere imprigionata all’interno di tale situazione. (‘E ancora sento/ il suon di mia catena/ – non gemiti, ma urla / ha il prigioniero -…’). Ma è anche vero che, come Dante ci insegna, al Paradiso non si può ascendere per via diretta bensì a seguito di un ben più lungo cammino che passi, prima, attraverso l’Inferno e il Purgatorio. Ho dovuto, perciò, rituffarmi in questo presente-passato per indagarlo più dettagliatamente al fine di riuscire a trovare un anello debole grazie al quale spezzare la prigionia e spiccare, libera, il volo verso un futuro diverso. E ricompaiono allora, inevitabili, le calde illusioni e gli ‘untuosi inganni’ dell’Amore ‘che al giocatore impuro porge l’assenso’, la voluttà del ‘sognatore pazzo’ nel suo disperato ‘attacco al sole’, fragilità e caparbia, desiderio di oblio e cadute nell’inedia cui si contrappongono improvvisi momenti di leggerezza misti ad una rinascente, accesa sensualità. La ricerca non si è conclusa ma, il riuscire a parlare veramente e sinceramente con se stessi, il riuscire a strappare all’Amore, come pure al mondo, i loro fitti velami denudandoli delle occulte menzogne, il riuscire a librarsi anche solo con lo spirito al di là e al di sopra delle sbarre per cogliere fugaci visioni di ciò che è inconoscibile (‘Vaporano trasparenze / contro il vetro offuscato / trasudano libertà / fondi di perla…’), è stata già una conquista importante. Continuerò su questo cammino portando con me chi vorrà seguirmi alla ricerca di un’interiore libertà”.


Come è stato accolto dall’opinione pubblica? Dove hai presentato il libro?

“’Cerchi concentrici (Sul cadere dell’alba)’ è stato edito dalla casa editrice Aletti nella prima metà di novembre per cui, alla data attuale e anche in considerazione dei forti impegni scolastici, non ho potuto organizzare una sua prima, pubblica presentazione, cosa, comunque, che spero di realizzare nel corso delle vacanze di Natale”.

In programma avrai certamente diversi appuntamenti culturali e promozionali. Hai ricevuto inviti?

“Dopo la prima presentazione di cui sopra, ne condurrò di certo altre. Ho ricevuto diversi inviti, a tal proposito, in diverse città d’Italia dove operano importanti associazioni culturali che hanno dimostrato un deciso apprezzamento nei confronti della mia opera”.

Alberto Trifoglio, architetto e designer, ti ha definita – scrivendo la prefazione al libro – addirittura “una Dea greca scesa tra noi mortali per illuminarci sul mondo con parole degne di essere subito scritte perché non si perdano…”. Come ci si sente in questa veste?

“Alberto Trifoglio ha manifestato e, di conseguenza, spontaneamente espresso nella prefazione al libro, un deciso entusiasmo nei confronti della mia opera, compresa l’asserzione da te evidenziata che, ritengo, sia riconducibile a questo. Molto bello che, in alcune situazioni (e vorrei, invero, fossero sempre di più), si smentisca il detto di Plauto ‘Homo homini lupus’ per sostituirlo con quello di Cecilio Stazio ‘Homo homini deus’”.

Qual è il tasso di autobiografismo presente nei tuoi versi, Daniela?

“Autobiografismo? Totale. Non ritengo si possa esprimere in poesia ciò che non si è provato in prima persona. Può accadere che, all’interno del trasporto poetico, i toni risultino più accesi, più vibranti sensazioni e sentimenti, ma la base è sempre quella di un reale, personale vissuto”.

L’anno scorso hai pubblicato l’interessante raccolta poetica “Icaro” (Rupe Mutevole Edizioni). In questo lasso di tempo, quale bilancio puoi tracciare in merito alla tua opera d’esordio?

“Il libro Icaro, edito da Rupe Mutevole edizioni, è stato la mia prima esperienza editoriale. E’ un libro composito anche perché racchiude in sé liriche tra loro lontane nel tempo ma tutte collegate all’interno della precipua volontà di sintetizzare tematiche che, pur partendo da personali esperienze, possono ben rivestire un valore universale e che si muovono tra luci e penombre, delicate forme neoclassiche e altre più ‘selvagge’ e moderne ma tutte composte all’interno di una medesima atmosfera che muove dal vagheggiamento del sogno al cruento risveglio, dalla confessione diretta alla metafora sottesa da riferimenti mitici e fiabe, da dolorose cadute alla voglia inestinguibile di palingenesi. Icaro è stato, in effetti, ‘la spinta liberatrice’ e in cui è già contenuta, in nuce, la successiva esperienza indirizzata ad una più consapevole ricerca e in forme più mature e dirette. Il riferimento al mito ritorna, in ‘Cerchi concentrici’, solo in Prometeo, la fiaba solo in Grimilde ma in forme più attuali all’interno della sua amara riflessione rispetto all’allegorico dittico della Fata nera di Icaro…”.

Prosegui…

“Anche la natura, che già compare in Icaro come compartecipe e simbolo, assieme, di tormento e di ricercata pace, ritorna in ‘Cerchi concentrici’ assumendo quel ruolo principale (in precedenza rivestito dal mito) in ricorrenti personificazioni dei suoi elementi (‘Le frondose tue dita/ eterea stendi / amica notte…’) che, a volte, parlano e soffrono all’interno di una pena comune (‘Ha labbra di velluto, /dita son raggi, / di scarmigliata luna / ascolta il canto’) o diventano correlativi oggettivi di stati d’animo (…era il frangente / tumescente di spruzzi / in ombra al cielo…’). Rimane costante, in ambedue i libri, la ricerca di effetti sonori che si esplicano in versi sempre musicali all’interno dei quali si smorzano le punte più ardite, anche quelle decisamente erotiche, in forme sempre equilibrate ed eleganti”.

Una tappa importante, vero, Daniela?

“Sì, quella di Icaro è stata, senz’altro, una tappa importante e fondamentale (sia a livello stilistico che contenutistico) che ha aperto la strada alla successiva produzione, il primo sforzo di comunicazione con me e con il pubblico, il lampo illuminante sulle successive scoperte che hanno indirizzato la ricerca di ‘Cerchi concentrici’. Proprio per questo Icaro rimarrà sempre, senz’altro, (come per Foscolo le sue ‘Ultime lettere di Jacopo Ortis’), ‘il libro del mio cuore’”.

Sei scrittrice e poetessa. Quali sono i punti di forza dell’essere scrittrice e/o dell’essere poetessa?

“Ritengo siano la mia accesa sensibilità e la cultura classica che si fondono perfettamente tra loro infondendo, la prima, vita e vigoroso fermento alla seconda, quest’ultima temperando ed armonizzando le urgenze delle tempeste dell’animo e dei sensi che, altrimenti, potrebbero scaturire troppo scomposte e troppo immediate per assurgere a vera poesia. La lettura metrica degli autori latini ha, inoltre, destato in me la decisa predilezione nei confronti dei versi che ‘suonano’, la concinnitas ciceroniana l’amore per l’equilibrio e la compostezza dei periodi, e così via. Immensa è la lezione degli autori classici che ritengo stupendamente completata dalla lettura di poeti e narratori romantici e decadenti (italiani e stranieri) che pure vi hanno in gran parte attinto musicalità e compostezza espositiva. Qualcuno mi ha definita, in poesia, una ‘decadente neoclassica’. Mi vedo qualcosa di vero, pure se, per natura, rifuggo da qualsivoglia classificazione”.

Insegni materie letterarie presso una scuola media superiore. Ti pongo una domanda simile a quella dell’anno scorso. Essendo a stretto contatto quotidiano con i giovani, come li vedi, a distanza di un anno?

“Gli allievi sono sempre gli stessi, in gran parte disinteressati alle materie d’insegnamento e continuano ad evidenziare comportamenti poco consoni all’ambiente scolastico. Le materie letterarie, poi, sono senz’altro le più difficili da insegnare in un istituto professionale in quanto gli allievi le ritengono ‘inutili’ e vani appaiono spesso i miei sforzi nel fare loro capire quanto esse, invece, siano indispensabili all’interno della loro formazione sia come uomini che come cittadini. Spero che in altri tipi di scuole esse suscitino maggiore interesse, altrimenti che futuro ci potrà mai essere se le nuove generazioni appaiono così indifferenti alla cultura e refrattari alle giuste norme di convivenza civile? Comunque, né io né i miei colleghi ci scoraggiamo per questo non rinunciamo all’ottimismo che è di certo indispensabile per continuare a svolgere il nostro lavoro. E’ molto triste, però, il vedere come lo Stato non comprenda affatto il gravoso lavoro (e svolto in ambienti spesso anche non idonei) al quale noi insegnanti siamo sottoposti umiliandoci con ingiuste vessazioni. Sì, ci vuole proprio una ‘divina’ pazienza!”.

Che genere di musica, abitualmente, ami ascoltare?

“Adoro la musica, naturalmente, che ritengo stretta compagna di ogni espressione artistica come, ad esempio, la poesia. Non ho, a riguardo, preferenze particolari, ascolto un po’ di tutto, dalla musica classica a quella moderna, da Mozart al Gothic Metal, a secondo dello stato d’animo del momento”.

Se tu fossi un personaggio storico femminile, chi vorresti essere e perché?

“Mi ha sempre affascinata la figura di Anita Garibaldi, sempre vicina e di forte sostegno morale al proprio uomo fino al personale, estremo sacrificio così pure, in genere, nutro grande apprezzamento verso tutte le Grandi donne che, in modo consimile, hanno contribuito a formare i Grandi uomini”.

Quale sogno devi ancora realizzare?

“Quello di riuscire a rinunciare all’irraggiungibile per poter ritornare sulla ‘retta via’. Scherzi a parte, guardando attorno a me o assistendo, alla TV, ad episodi di soprusi e violenze, non riesco a fare a meno di sognare un mondo migliore. E’ un sogno irraggiungibile, forse, ma indispensabile a tutti noi per poter continuare a vivere, nonostante… Un caro saluto, Michele, e grazie”.



MICHELE BRUCCHERI, per La voce del Nisseno - http://www.lavocedelnisseno.it/



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