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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
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DOVE DIMORA LA POESIA? - Articolo di Giuseppe Bomprezzi(Orizzonti n.41 )

di Rivista Orizzonti

La poesia è una cosa che, se c’è, non può essere circoscritta facilmente in uno spazio isolato. Senza cedere ai fraintendimenti romantici, basterà dire che il poetico è un attributo che si addice a molti oggetti e che, in qualche modo, troviamo continuamente nel mondo, sia tra gli enti che sono frutto del nostro fare intenzionale (poiein), sia tra i fenomeni della natura.
Questa semplice constatazione, benché di fatto risulti pacifica, dovrebbe tuttavia suscitare qualche domanda in chi non si accontenta di godere passivamente dell’esperienza. In particolare, ci si potrebbe chiedere quali siano le forme che la poesia può assumere in questo suo partecipare alla varietà del mondo. O ancora che funzione abbia il poetico, ossia perché c’è. Ma anche, ovviamente, come dobbiamo rapportarci ad esso: se conviene cioè celebrarlo con monumenti di ogni tipo (dalle statue dei poeti, alle lapidi commemorative nei luoghi dell’ispirazione, fino ai saggi che scriviamo sotto l’effetto della sua magia), oppure se è meglio vivere l’essenza della poesia come un gratuito ed impalpabile dono della bellezza, che subito si dissolve e ci restituisce alla vita. È chiaro che le risposte che potremmo trovare a tali quesiti, di per sé di carattere quasi filosofico, o meglio estetico, non sono articolate come opposizioni binarie del logos (come invece forse ci si aspetterebbe dall’individuazione che ho appena compiuto dei problemi fondamentali), ma risentono della fluidità delle manifestazioni dell’energia poetica stessa. Il porsi domande sulla poesia non implica quindi alcun accanimento razionale contro di essa, ma solo un volersi rapportare più consapevolmente al suo essere autentico.
È stato pubblicato nel 2012 un volume miscellaneo che si occupa in qualche maniera di questo genere di questioni, e le proposte teoriche che il libro illustra sono sviluppate proprio nel rispetto delle singole poetiche o nell’ambito di opere letterarie ben specifiche. Il titolo del volume è particolarmente suggestivo: Le dimore della poesia, come il titolo del convegno AISLLI tenutosi dal 2 al 5 giugno del 2000 al Vittoriale degli Italiani (ultima residenza di un faber poesiae geniale quale fu D’Annunzio), di cui il volume intende divulgare i risultati. Il libro è edito dall’Università degli Studi di Padova e curato con impegno instancabile ed intensa fede nella parola dalla professoressa Bianca Maria Da Rif, la quale, nell’Introduzione, ci ricorda che, nonostante siano passati più di dieci anni dall’evento cui l’opera rinvia, il contributo dei saggi proposti non è affatto passato di moda, in quanto «si tratta di pagine in cui è stato studiato il rapporto profondo che lega un autore, qualsiasi autore, alla sua dimora reale, biografica, poetica, ideale, metaforica o traslata che sia» (p. II). La possibilità di una dimora della poesia non contraddice quanto abbiamo affermato all’inizio, cioè che non esiste una dimensione esclusiva del poetico: come accade a noi esseri umani, infatti, la poesia, che è a sua volta una realtà viva, abita di preferenza in certi luoghi, ma quasi mai sceglie la clausura, spessissimo anzi trascorre di cosa in cosa, e più di una volta ci sorprende rivelandoci la sua presenza dove non avremmo mai pensato di trovarla. Così, non c’è solo il colle leopardiano, o la dolina di Ungaretti, il giardino umanistico, la pineta dannunziana, l’isola di Foscolo, il deserto buzzatiano o ungarettiano, o ancora la città, come nei casi diversissimi di Saba (Trieste) e di Pasolini (Roma)… La geografia del poetico non si esaurisce con le cartografie di qualche regione particolare, ma s’estende a coprire l’essere stesso.
Ciò avviene perché la poesia è in primo luogo ciò che trova espressione in un poema, ed il poema, o meglio il discorso poetico, «tende a un Altro», come aveva intuito efficacemente Paul Celan. Il discorso poetico risulta sempre «proteso verso l’Altro», e lo dimostra ad esempio la sua inesauribile energia espressiva. Questo Altro la letteratura «lo va cercando; e vi si dedica» (La verità della poesia, 1993, p. 16). Perciò la poesia è stanziale e non stanziale insieme, dimora e non dimora al tempo stesso: le sue residenze reali o simboliche sono solo tappe di un percorso che tuttavia non è ancora compiuto, ma che richiede il nostro ausilio - come diceva pure Sartre - per potersi svolgere. Ogni testo poetico e letterario è legato ad un hic et nunc, ma di fatto trascende sempre tale vincolo nella misura in cui implica una comunicazione di tipo estetico e non contingente. Una simile trascendenza, però, si esplica al meglio in quanto recupero dell’immanenza della parola: il senso deborda al di fuori dei confini spazio-temporali del testo, solo in quanto la parola non si esaurisce in pura referenza, ovvero a patto che la comunicazione non oltrepassi più il terreno del linguaggio per accedere ai fenomeni al di là di esso. «Quando noi parliamo alle cose in questo modo, sempre c’imbattiamo anche nel problema della loro origine e della loro destinazione: un problema che “rimane aperto”, che non sfocia ad alcuna conclusione, che addita uno spazio aperto e vuoto» (P. Celan, La verità della poesia, p. 17).


Nella foto: via di Rocca Imperiale, "Il Paese della Poesia", dove si intravede una delle stele poetiche che arredano il paese.
Qui: stele con la poesia "Virgilio" di Giosuè Carducci.

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