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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Lucia Lo Bianco, che presenta ai lettori il libro "Il Faro" ( Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il Faro”?

Lucia Lo Bianco - Il faro come costruzione mi ha sempre affascinato. Un edificio che si erge a protezione dei marinai, in costante osservazione del mare, che evoca un senso di pace, silenzio e solitudine. Il faro ha ispirato tanti artisti e letterati, basta pensare a Virginia Woolf col suo “Gita al faro”, suggerendo un punto di approdo sicuro, una meta da raggiungere, un obiettivo reale e metaforico che si pone alla fine di un cammino. Il titolo nasce quindi da diverse suggestioni letterarie, ma anche da un “Faro” reale, quello della riserva di Capogallo a Mondello, Palermo, punto di arrivo all’interno di un percorso obbligato per i corridori palermitani. Il “Faro” di Capogallo ha accompagnato i miei pensieri nel corso dell’opera e viaggiando ha finito per infiltrarsi un po’ ovunque, con la bellezza del paesaggio selvaggio e ancora incontaminato che lo circonda e coi suoi colori sbiaditi dal tempo, dal sole e dalla salsedine.

Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?

Lucia Lo Bianco - Come ne “Le Ali ai Piedi”, le poesie di questa nuova raccolta affrontano tematiche esistenziali. La vita e il suo divenire, il contatto con la natura e col mare in particolare, il viaggio reale e simbolico dell’anima, l’amore, l’amicizia e l’affetto filiale. Ecco, sono questi i temi presenti anche se rispetto alle poesie delle pubblicazioni precedenti, domina il tentativo di trascendere la propria particolarità per raggiungere toni più universali.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?

Lucia Lo Bianco - Uno scrittore non può prescindere dal reale come non può non rifarsi a modelli passati. Nel caso della poesia poi il riferimento alla realtà diventa quasi un imperativo morale, perché è proprio grazie a questo contatto che si costruiscono i pensieri e l’impulso dell’ispirazione concretizza le immagini della mente. Credo fermamente che il poeta incarni non solo la propria realtà presente e passata, ma anche quella dell’umanità, in una sorta di memoria collettiva alla Jung. Il grande poeta Thomas Stearns Eliot diceva che nessun artista ha senso da solo, ma in rapporto al passato da cui non può prescindere, neanche volendolo, perché è come se lo ritrovasse nella sua carne e nelle sue ossa.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?

Lucia Lo Bianco - Mi è sempre piaciuto scrivere. Da bambina camminavo per i corridoi di casa e inventavo storie a voce alta. Dopo la morte della mia mamma ho comprato il mio primo computer e ho cominciato a scrivere storie e racconti. Cercavo in qualche modo di combattere il dolore e la sofferenza tramite uno dei mezzi di comunicazione più antico, la scrittura.
Ecco, scrivere poesie rappresenta questo per me. Parlare della mia famiglia, delle mie cose, di avvenimenti dolorosi e gioiosi, mi permette di capire meglio me stessa, la relazione tra gli eventi, chi sono e che cosa sono riuscita a realizzare fino a questo momento. Amore per la scrittura significa anche desiderio di lasciare qualcosa di nostro agli altri. In fondo è la certezza che non saremo dimenticati che ci fa andare avanti e ci permette di sopportare l’idea della morte. Non si scompare mai veramente se il nostro ricordo continua nell’animo di chi ci vuole bene, se i nostri figli continuano a parlare di noi, ricordando i nostri insegnamenti, apprezzando l’eredità morale e spirituale che siamo riusciti a lasciar loro.
Scrivere poesie e procreare, diceva Shakespeare, sono le uniche possibilità per vincere il tempo e garantire l’immortalità.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il Faro”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?

Lucia Lo Bianco - Durante l’esperienza creativa, ogni momento è un episodio importante. Ricordo quando ho cominciato a scrivere questo libro quanto il faro di Capogallo sia stato presente nell’immaginario poetico. Una costruzione che per anni aveva accompagnato i miei allenamenti e aveva rappresentato un obiettivo da raggiungere, ora diventava un simbolo di orientamento nel caos della vita quotidiana.
Anche la musica ha ispirato delle piccole storie, come quella de “Il compositore”, dove l’arte esplode in un momento di solitudine, nel silenzio e nell’isolamento dagli altri.
Infine, mi è cara “Parole d’amore”, scaturita da un amore vero e reale che accompagna la mia vita, ogni giorno.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?

Lucia Lo Bianco - Come detto prima, ogni individuo è portatore non solo della propria memoria ma anche di quella collettiva. Allo stesso modo un autore non può prescindere dalla tradizione culturale che lo ha formato e ispirato. Per questo è difficile dire chi sia stato fondamentale nella mia formazione letteraria, ma alcuni autori sono stati e sono ancora adesso fonti di ispirazione, William Shakespeare, John Donne e i poeti metafisici, John Keats, T.S.Eliot, Eugenio Montale, Federico García Lorca, Antonio Machado e naturalmente la nostra Alda Merini.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?

Lucia Lo Bianco - L’arte figurativa, la pittura in particolare. Mi piacciono i paesaggi, i quadri dei pittori siciliani dei primi del 900, come Francesco Lojacono, Antonino Leto e l’immagine della Sicilia che loro ci hanno fornito. Amo anche la Sicilia di Gianbecchina coi suoi paesaggi aridi, brulli e assolati, così vicini al modo di concepire la mia terra. Mi piacciono anche pittori stranieri come Constable, Turner e il diverso contesto naturalistico rappresentato nei loro quadri, soprattutto il mare in tempesta. Adoro pure i colori forti dei pittori pre-Raffaeliti. La poesia in fondo è come la pittura, ma ritrae con la parola invece del pennello.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?

Lucia Lo Bianco - Leggo molti romanzi e sogno ancora di scriverne uno anch’io, ma la creazione di un romanzo richiede ordine, disciplina mentale e un rigore logico che forse non possiedo, soprattutto per il lettore moderno che desidera immergersi in una realtà riconoscibile. Mi piacciono anche il racconto breve ed il teatro.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?

Lucia Lo Bianco - Non riesco ad abituarmi al libro digitale, rimango legata all’idea della carta da sfogliare e odorare. Ho un rapporto soprattutto tattile col libro che la tecnologia non può in alcun modo sostituire. Riconosco però l’utilità del supporto digitale, soprattutto quando si viaggia. So che molta gente è riuscita ad abituarsi a questa nuova modalità di lettura.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.

Lucia Lo Bianco - Un libro di poesie è un parto lungo e difficile. A differenza del romanzo, che richiede a mio avviso molta più disciplina e organizzazione, con la poesia si conosce il punto di partenza ma non quello di arrivo. L’ispirazione è un momento passeggero, non rimane a lungo nella mente. Bisogna coglierlo e trascriverlo subito, dovunque ci si trovi. Ecco perché ogni pezzo di carta, copertina interna di libro che possiedo è piena di note e appunti. All’inizio emergono pochi versi che posso completare subito, più spesso dopo qualche giorno o a volte deve trascorrere molto più tempo, quando la mente è completamente libera da ogni pensiero. Questa è la genesi delle mie poesie, frutto di un lavoro che potrebbe sembrare caotico e frammentario ma che alla fine, quasi per miracolo, ha un suo filo conduttore.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il Faro” se non lo avesse scritto.

Lucia Lo Bianco - Perché amo la poesia e perché il titolo mi riempirebbe di curiosità. Credo sia importante leggere poesie ai giorni nostri, anche se la società spesso rifiuta questo genere considerato difficile e distante dalla vita quotidiana. Secondo il prof John Keating de “L’attimo fuggente”: “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”. Per questo comprerei “Il Faro”.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?

Lucia Lo Bianco - Al momento ho in mente una raccolta di poesie che ho scritto per i miei compagni di liceo che ho ritrovato dopo trent’anni e coi quali mi incontro abbastanza spesso. Il tema conduttore, oltre ai ricordi dell’adolescenza, è sicuramente l’amicizia che dura nel tempo e che ci permette di mantenere la freschezza dei vent’anni.
Contemporaneamente sto scrivendo anche altri versi, ma come dicevo prima è un parto lungo e difficile…


Collana Gli Emersi - Poesia
pp.48 €12.00
ISBN 978-88-591-3074-1
Il libro è disponibile anche in versione e-book


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