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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Cristian Flaiani, che presenta ai lettori il libro "Come Acqua che scorre" - Aletti Editore

di Rassegna Stampa

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Come Acqua che scorre". Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?

Cristian Flaiani - Innanzitutto direi che il titolo “Come acqua che scorre” non può essere separato dal sottotitolo “Adattamento creativo ed esperienze di confine nella società liquida”. Le due espressioni si sostanziano, infatti, l’una nell’altra in un gioco di chiaro-scuro che non ci permetterebbe di percepire una parte senza percepire contemporaneamente l’altra che le fornisce senso e contesto. Fatta questa premessa, diciamo che il libro tratta in primo luogo del costrutto di “Liquidità” che – nel pensiero di Zygmunt Bauman – è diventato, per così dire, la cifra della modernità: la società si è fatta liquida, il lavoro si è fatto liquido, le relazioni sono diventate labili, il mondo dell’interiorità si è sempre più esternalizzato e consegnato alla rapidità degli artefatti, della tecnica e delle comunicazioni di massa, le famiglie sono divenute “configurazioni sociali” dai confini sempre più sfumati, le persone stesse faticano a definire la propria identità, a rintracciare un orizzonte valoriale che orienti l’agire, a porre in essere progettualità sensate da realizzare con impegno motivato, a concepire le relazioni come terreno di crescita e bacino di condivisione per contenere il dilagare del nichilismo. Come acqua che scorre, dunque, ogni aspetto del vivere (identitario-personale, relazionale-sociale, affettivo-sentimentale) è caratterizzato oggi dalla “liquidità”, dalla precarietà, dalla fluidità, dalla rarefazione, dalla fugacità e dall’impossibilità di trovare dimensioni tranquillizzanti relative alla stabilità ed alla prevedibilità. Il paradosso che ci troviamo a fronteggiare è proprio dato dal fatto che “tutto è instabile” ad eccezione dell’instabilità stessa che, invece, si è fatta permanente. Ed è proprio qui che entra in gioco il termine e il concetto dell’adattamento creativo (centrale nella teoria della Gestalt) dal momento che per fronteggiare adeguatamente il dilagare della marea non ci è data altra possibilità che quella di adattarci in modo creativo, costruendo legami, ritrovando valori e motivazioni, progettando esperienze che in qualche modo ci consentano di arginare il dileguare dell’Essere chiamandoci soprattutto a rispettare la nostra singolarità, a promuovere i nostri talenti, a disegnare orizzonti di senso e di relazioni che possano ri-significare e ri-sostanziare il nostro modo di essere al mondo. È proprio questo il tema centrale del libro che racconta anche e condensa un insieme di esperienze formative che, come Professionisti dell’umano, abbiamo elaborato e proposto nel Training Residenziale intitolato “Gestaltung. Come si diventa ciò che si è”, ormai diventato un classico della nostra scuola. Il libro vuole essere anche una proposta formativa, educativa, pedagogica che abbiamo scelto di mettere a disposizione di insegnanti, educatori, genitori, lavoratori, uomini e donne, più o meno giovani con l’obiettivo di fornire conoscenze e metodi per ri-disegnare una umanità che sbiadisce e scolora sotto i nostri occhi e sfugge alla nostra presa. Il nostro augurio più profondo è che tutto ciò possa servire in primis per l’educazione dei giovani e per la formazione dell’umano in questo difficile millennio.


Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?

Cristian Flaiani - È una domanda interessante e risponderei in modo immediato dicendo che ho voluto salvare e custodire (anzi: abbiamo voluto salvare e custodire) il metodo e la relazione, o ancora meglio, il metodo della relazione! Come scrive Michela Murgia “la figura del campione solitario è esaltante, ma non appartiene alla nostra norma poiché la vita quotidiana è fatta invece di imprese mirabili compiute da persone del tutto comuni che hanno saputo mettersi insieme e fidarsi le une delle altre”. Ecco allora che alcune persone del tutto comuni come noi – che elenco di seguito: Cristian Flaiani, Cinzia Colantuoni, Fabiana Solustri, Gina di Pietro, Claudia Battistoni, Marialaura Ciabattoni, Vania Tsaneva, Marina Mariniello, Annamaria Marchetti de Carolis – si sono messe insieme, si sono fidate le une delle altre, ci hanno creduto insieme, hanno perseguito collettivamente lo stesso obiettivo, hanno profuso impegno ed hanno perseguito con determinazione la volontà di realizzare questa impresa-di-gruppo che ha dato vita alla pubblicazione. Ho messo i trattini nell’espressione “impresa-di-gruppo” perché i termini non possono essere in alcun modo disgiunti, pena la perdita di senso e del valore umano e relazionale che questa opera porta con sé come il suo principale sfondo integratore: essere un gruppo coeso e fatto di persone fidate che lavorano con motivazione e qualità è già di per sé una grande impresa e, allo stesso tempo, non esiste impresa significativa (almeno secondo noi) che possa essere s-legata dalla dimensione umana, dalla dimensione del “fare con” e dell’ “essere con”. Questo libro, dunque, porta con sé anche un importante meta-messaggio: per fronteggiare la liquidità, per arginare il nichilismo è fondamentale condividere valori e obiettivi, così come è fondamentale avere la capacità di mettersi insieme e fidarsi accogliendo nella migliore autenticità possibile i contributi che i singoli possono dare al gruppo. Fare rete, creare cultura potrebbe essere il nostro slogan e soprattutto “yes we can”: è possibile farlo insieme. Qui entra in gioco un’altra dimensione che cerchiamo di portare avanti nella nostra scuola ed è quella della integrazione inter-professionale: al di là di movimenti di separazione, individualistici, di comodo e rispondenti a logiche di mercato e di business (molte volte pretestuose, poco umane, poco trasparenti,) ci siamo uniti pur nella nostra differenza! E così abbiamo visto pedagogisti, orientatori, counselor, psicologi, psicoterapeuti, docenti animare, con la mente e con il cuore, il progetto condiviso di scrittura a più mani che ha generato come risultato il libro “Come acqua che scorre”. Un’ultima cosa c’è ancora da dire: i contributori, che, a dire il vero, sono veri e propri co-autori del libro sono anche per la maggior parte Formatori della Scuola “Simbiosofia” ma…. Tra di loro è presente anche una donna che, nel periodo in cui il libro iniziava a prendere forma, era ancora una corsista che si stava formando in counseling ed alla quale abbiamo voluto dare la possibilità di essere-con-noi. Possibilità: una parola che ci piace molto perché come professionisti e come “team docenti” lavoriamo quotidianamente per far sì che le persone abbiano ancora una o più possibilità di crescere, di valorizzarsi, di esprimersi, di trovarsi, di migliorare, di collaborare e di sognare insieme a noi. Cosa abbiamo voluto salvare, in fin dei conti, con la pubblicazione del libro? Cosa abbiamo voluto consegnare all’eternità? Bene: abbiamo voluto salvare il metodo, la capacità di fare insieme ed esser con, il desiderio di offrire possibilità alle persone, la forza di ritrovare i propri sogni e riuscire a realizzarli.


Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito "Come Acqua che scorre", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?

Cristian Flaiani - È molto difficile isolare episodi, come, nella nostra filosofia, risulta impossibile isolare la parte dal tutto, la pagina dall’intero testo, il singolo dal gruppo. Quello che proponiamo ed a cui ci ispiriamo è una filosofia della relazione e della complessità, anti-riduzionista, anti-narcisista, anti-individualista che punta tutto su quello che chiamiamo “Gestaltung”®, ossia il processo stesso del prendere forma in cui ciò che viene prodotto è allo stesso tempo produttore e ciò che viene creato è allo stesso tempo creatore in un circolo infinito di rimandi, interazioni e retro-azioni di natura processuale che sfuggono alla possibilità di un’osservazione neutrale ed alla riduzione modulare e molecolare di “pezzi” isolati dal contesto fisico, culturale, relazionale, ambientale, storico. Quello che vorrei ricordare è quella “scintilla di follia” che ha animato tutto il nostro progetto mentre ancora non sapevamo che sarebbe diventato un vero e proprio progetto. Mi piace ricordare la dimensione profonda della motivazione e del gioco con cui un giorno, nel mese di luglio, ci dicemmo “organizziamo il Training residenziale per il mese di ottobre”. Avevamo solo 2 mesi di tempo considerando la pausa di agosto, ma, come dire, Alea iacta est e da quel momento fu tutto… letteralmente… come acqua che scorre! Un fiume di idee, un turbinio di emozioni, un’interazione costante condite sempre da allegria, sorrisi e quel tanto di inconsapevolezza che ci stava proiettando verso la scrittura della nostra stessa storia collettiva! Ricordo persone comuni, con passioni comuni, con desideri umani unite fondamentalmente da una relazione amicale che si traduceva in riunioni di lavoro con aperitivi, in meeting professionali dentro le nostre case, magari con le nostre mogli, con i nostri compagni e i figli e qualche volta anche con i nostri cani e con l’immancabile bottiglia di vino che scaldava l’ambiente e contribuiva a ravvivare il Simposio. Ricordo poi l’intimità che raggiungevamo durante le esperienze di formazione, l’aria di magia che circolava nell’ambiente, la cura che ognuno cercava di mettere nei minimi dettagli per far sentire le persone “a casa”. Ricordo le serate, quando al termine della formazione, tutti erano riuniti nel porticato per il momento della cena che si trasformava in brindisi divertiti, balli di gruppo, giochi ed esperienze dionisiache improvvisate all’insegna della Gestalt. Ricordo infine la difficoltà che ognuno di noi ha avuto nel riconnettersi al proprio lavoro ordinario, al proprio ambiente quotidiano provando una profonda nostalgia per l’intensità e l’esuberanza dell’esperienza vissuta, anzi, come direbbe Vasco Rossi “stravissuta, senza tregua” in un contatto pressoché permanente che iniziava dalla colazione al mattino preso fino alla buonanotte della tarda sera. E devo dire che è proprio vero: un team di successo batte con un solo cuore!


Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?

Cristian Flaiani - Simbiosofia ha sicuramente una forte matrice filosofica di fondo che si integra poi con la pedagogia, con la psicologia, con la sociologia, con l’antropologia in un contenitore interdisciplinare aperto allo spazio generativo e creativo. Potrei rispondere che le principali fonti di ispirazione di Simbiosofia sono Zygmunt Bauman, Edgar Morin, Maturana e Varela, Edmund Husserl, Martin Heidegger, George Gadamer, Fritz Perls, Erving Polster, Maria Menditto e tanti altri ma rischierei di cadere nella trappola di descrivere nient’altro che un insieme di teorie che potrebbero apparire nel loro complesso come un manuale teorico di stampo psico-filosofico. Invece, la risposta più umana che vorrei dare è che le principali fonti di ispirazione di Simbiosofia sono gli stessi risultati che il nostro lavoro produce, una tensione costante e trasversale al rinnovamento ed all’innovazione, una motivazione solida ad offrire qualità e impegno per il benessere degli altri e, soprattutto, le nostre principali fonti di ispirazione sono le persone stesse che incontriamo e i feedback nutrienti che ci lasciano in eredità e contribuiscono in maniera decisiva ad alimentare la nostra motivazione, la nostra passione, i nostri progetti e i nostri sogni. Come abbiamo fatto all’interno del libro ci piace riportare uno di questi feedback ispiratori scritto da Cristina (una nostra ex corsista ed affezionatissima ai nostri percorsi):

Cari “Simbiosofi”,
sì, è vero: avete acceso la miccia e quello che ne è scaturito è stato qualcosa di veramente bello e coinvolgente. Uno staff presente, disponibile e generoso, pronto a stare con tutto quello che stava accadendo nel qui-ed-ora. Mi sono trovata subito in un contatto pieno e vivo tra tante persone curiose, ansiose, timorose ed entusiaste di esserci e di vivere, i più per la prima volta, un’esperienza così forte. La generosità emotiva di chi non vi conosce (e non ci conosce) mi ha arricchito l’anima ed ha portato il sorriso nella mia pancia. Per questo vi dico GRAZIE. Per i momenti di condivisione, di confidenze, di scambi e di intrecci di vite che avete permesso che accadesse. Per quella situazione di galleggiamento e sospensione che si verifica quando si sta in una relazione autentica, in cui ci si apre a tutto ciò che può succedere. Per la scoperta continua dell’altro, la liquidità dell’esserci. Ogni volta che accade la magia dell’incontro, sento come un rinascere alla vita e mi accorgo che la magia non finisce mai, nemmeno quando il fischio dell’arbitro ti dice che la partita è finita, perché è da lì che ricomincia una nuova partita. Grazie. Ciao a presto, Cristina.


Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Come Acqua che scorre", se non lo avesse scritto.

Cristian Flaiani - Sono una persona semplice, come tante! E come tante persone sono “sano a modo mio” e vivo quotidianamente alle prese con i problemi e con le difficoltà che si presentano (o che possono presentarsi nella vita). Ho un lavoro, come tanti, e vivo quotidianamente relazioni con i colleghi, con i superiori, con i clienti; posso essere più o meno soddisfatto, più o meno stanco, più o meno motivato, più o meno stressato. Vivo momenti di alti e bassi, momenti di demotivazione, confusione e dis-orientamento. Ho una compagna, o meglio, avevo una compagna che oggi non lo è più e tuttavia è ancora la madre di mia figlia; ho una figlia di 4 anni che “devo dividere” non senza difficoltà con sua madre. La bimba va a scuola e ci sono gli impegni e le responsabilità del genitore nella “gestione” complessiva della vita di un minore. A volte il lavoro va bene mentre altre volte va male. Le tasse mi divorano e l’agenzia delle entrate continua a mandare comunicazioni spaventose. La società e la tecnica evolvono (se si può trattare effettivamente di evoluzione) ed io stesso cambio, cerco di dare il meglio, accettando anche le mie fragilità e i momenti di debolezza. Sono un corpo in movimento, vivo delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti: a volte riesco a comprenderli ed a volte mi sfuggono e vorrei comprenderle meglio per poter viverle meglio. Continuo incessantemente a formarmi e partecipo a percorsi di psicoterapia individuale e/o di gruppo con la volontà di conoscermi sempre un po' di più ed offrire agli altri la versione migliore che riesco ad elaborare di me. Sono anche un formatore e sento la responsabilità nei confronti delle persone che formo facendo attenzione ai messaggi, agli stili ed ai contenuti che propongo e vivo. Ho fatto l’educatore ed ho conosciuto famiglie, genitori, ragazzi, bambini e bambini animato dal desiderio di poter essere in qualche modo d’aiuto nei loro confronti. Perché dovrei comprare “Come acqua che scorre” dunque? Perché sono un insegnante e troverei nel libro suggerimenti ed esperienze utili per l’insegnamento; perché sono un educatore e troverei nel libro suggerimenti ed esperienze utili per educare i bambini, i giovani e gli adulti; perché sono un genitore e troverei nel libro suggerimenti ed esperienze utili per essere all’altezza dei miei figli; perché sono un professionista e troverei nel libro suggerimenti ed esperienze utili per svolgere al meglio il mio lavoro. A cosa serve “Come acqua che scorre”? Serve a coltivare l’intimità, l’interiorità, serve a conoscersi ed a conoscere gli altri; serve per crescere e per formarsi; serve per migliorare, per ritrovarsi, per ripartire, per sognare e per aiutare gli altri a farlo. Sono una persona e questo libro serve per diventare la persona che sono.


Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?

Cristian Flaiani - Sì certamente. Vorremmo che la collaborazione con Aletti Editore si trasformasse in un progetto duraturo e, insieme, ci siamo prefissati di proporre una pubblicazione all’anno sempre applicando il nostro metodo che è il metodo dell’esperienza formativa condivisa. Abbiamo già iniziato la co-scrittura del prossimo volume che sarà più corposa e presenterà anche un insieme di saggi teorici (uno per ogni co-autore nel rispettivo ambito di competenza e nel rispetto dei propri bisogni, passioni, desideri) da affiancare alle esperienze pratiche che costituiscono un insieme di strumenti operativi che le persone ed i professionisti possono utilizzare nella vita, nelle relazioni e nel lavoro. L’opera sarà situata nell’area “Management” della Scuola Simbiosofia e sarà intitolata: “La Leadership non esiste. Nuovi modi di essere, fare e pensare nel lavoro, nelle relazioni e nella vita”. Sarà una pubblicazione contro-culturale e portatrice di nuove visioni, in particolare per quanto riguarda il concetto di Leadership del quale provocatoriamente si nega l’esistenza. Di fatto sono cambiate le persone, cambiano le famiglie, cambia la società, cambiano le relazioni, cambia il lavoro, cambiano le aziende, cambia la scuola… allora cosa vuol dire essere “leader”… oggi? In un mondo in cui tutto cambia quale Leadership è ancora possibile? Quale modello di Leadership può essere pensato come funzionale alle persone di oggi, alle relazioni di oggi, alla scuola di oggi, al lavoro di oggi, alla vita di oggi? Il modello «classico» della Leadership non funziona più e non è applicabile al «nuovo mondo che viviamo». È necessario ripensare la Leadership nei vari contesti e la nostra ricerca nel settore ci ha portato ad elaborare UN NUOVO MODELLO DI LEADERSHIP per le persone, per i professionisti, per gli insegnanti, per le aziende, per i genitori, per chi cerca lavoro o vuole cambiarlo, per le famiglie, per le relazioni, per la vita quotidiana. Sono questi gli interrogativi ed i temi che hanno fatto da sfondo al Training Residenziale “Gestaltung” per l’anno 2019 e il nostro desiderio è quello di proporre un nuovo modello di Leadership che, sulla scia del “pensiero debole” di Gianni Vattimo, abbiamo identificato come “Leadership Debole ®”. Ma non è il caso di dilungarsi troppo e vi rimandiamo, naturalmente, all’attesa della nuova pubblicazione promossa dal Gruppo Simbiosofia.

Editore: Aletti
Collana: Saggistica Aletti
Data di Pubblicazione: novembre 2019
EAN: 9788859161912
ISBN: 8859161916
Pagine: 100
Prezzo di copertina: Euro 12,00

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