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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Giuseppe Luongo, che presenta ai lettori il libro “Diario precario”

di Rassegna Stampa

👉 Intervista a Giuseppe Luongo, che presenta ai lettori il libro “Diario precario”

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Diario precario”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - La condizione umana, individuale e collettiva, è precaria per sua natura.
È normale che sia così… Difficile è accettare questa condizione di estrema fragilità, affermando che vivere è anche un’avventura meravigliosa nella bellezza possibile del pensiero, dei sentimenti e delle opere di uomini e donne.
Questo è l’argomento centrale, che investe i contenuti tutti del mio parziale diario in versi.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - La realtà... In realtà sono molte.
Ciascuno ne vive una e fatica a metterla in relazione con quelle degli altri. Ognuno vive una sua specifica traduzione della realtà. Fortunatamente anche la #poesia è una realtà e ogni #poeta ne possiede una quota necessaria alla vita di se stesso, che può incontrare gli altri, moltiplicandosi.
Oggi la realtà storica dell’#umanità sfida il pensiero sui temi del destino dei popoli, della geopolitica guerreggiata e dell’inedita emergenza ecologica che tutti ci coinvolge come Unica Famiglia Umana, popolo di una sola Terra, pianeta a rischio.
Dove non arriva- o è lontanissimo- il pensiero politico contemporaneo, può arrivare in anticipo il pensiero degli artisti compresi i #poeti dell’ultimo banco, visionari in un mondo che si è fatto avaro di visioni del futuro.
Mi piacerebbe vivere, anche solo l’inizio di un nuovo #Umanesimo, intravisto dal cantuccio di una poesia.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Questa mia raccolta vede la luce per un impegno preso con me stesso nel 2018, pochi giorni dopo la morte di mia madre, grazie alla Aletti Editore che l’ha considerata degna di essere pubblicata. È il frutto di una meticolosa registrazione di “meraviglie”, sentimenti ed emozioni vissute in prima persona o che ho potuto e voluto osservare con intima partecipazione sincera e totale.
Salvo una parte della storia dolorosa della mia famiglia e mia personale, e ne salvo il nucleo che ci/mi ha permesso di continuare a vivere facendone memoria condivisa con chiunque abbia avuto e amato un fratello o un padre, o abbia chiamato sua madre nelle giornate serene per dirle “Oggi c’è il sole, mamma. ...Ti voglio bene”.
Salvo anche i momenti di ansia collettiva e l’anelito mai sopito per una giustizia sociale che poggi sull’elemento della verità dei fatti, avversa a depistaggi, occultamenti e bugie.
Sono troppe le stragi che hanno segnato i sentimenti e trasformati i sogni in incubi nel nostro paese. E si riaffacciano i tentativi di riscrivere la Storia:- Ustica, Bologna, Moby Prinz, aspettano verità e giustizia, e l’elenco potrebbe continuare molto. Troppo lungo per qualsiasi paese civile.
Temo che si tenti perfino di mettere in discussione l’antifascismo della nostra Costituzione.
Se tacessi queste ansie e preoccupazioni mi sentirei in colpa.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Diario precario”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Da quando ho cominciato a scrivere e “salvare” i miei versi, appunto dal 2018, per poterli poi limare e sistemare secondo le mie capacità, ma aspirando comunque a farne una raccolta organica, ho preso anche l’abitudine di metterli a disposizione di molti amici e conoscenti…
Ecco, in questo percorso, ormai quinquennale, qualche centinaio di persone, benché non sollecitate, hanno cominciato a “rispondermi”, a chiedermi se avessi mai pubblicato qualcosa, ma soprattutto hanno commentato, spesso con espressioni di affettuosa condivisione. È a quel punto della mia piccola storia che è scattata la consapevolezza dell’importanza, certamente relativa ma viva e vitale, almeno di alcune mie poesie civili, così come per altre composizioni salvifiche d’amore.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - L’elenco sarebbe lunghissimo. Ho un debito di riconoscenza con un numero elevatissimo di poeti e, il fatto di non aver fatto studi classici/umanisti se non da autodidatta, ha acuito negli anni la fame di leggere poeti e filosofi. Un testo che mi ha illuminato, oltre trent’anni fa, facendomi prendere coscienza di quello che potevo esprimere, è stato “La poesia salva la vita” di Donatella Bisutti, a cui va ancora tutta la mia gratitudine. L’educazione sentimentale la devo invece alla vita vissuta e alle domande- ai dilemmi- affrontati e, a mio modesto parere, mai completamente “risolti”, da Antonio Gramsci a Umberto Galimberti.
Per non prendermi troppo sul serio dicevo e dico , perché lo pensavo e lo penso, che mi hanno insegnato a vivere più gli spettacoli di Giorgio Gaber che il Capitale di Karl Marx…. Oggi leggo, oltre i classici e qualche amico/amica poeta, con grande partecipazione e affetto, tutto quanto producono Erri De Luca, Franco Arminio e Roberto Vecchioni.
E sono impegnato a recuperare ciò che non ho ancora letto di Michela Murgia.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - La poesia è anche musica, e questa ricerca di armonia è compagna di strada dei contenuti. Anche le arti visive sono state e sono, costantemente, fonti di provocazione e di ispirazione, al pari della vita vissuta. Osservare un quadro fino a farne parte o guardare un film e commuoversi sono realmente un pezzetto di vita vissuta che… Vale la pena di vivere!

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige ?
Risposta - Leggo volentieri novelle, racconti e romanzi brevi.
Prediligo leggere tutto d’un fiato e magari rileggere di nuovo subito, per verificare la mia comprensione e, soprattutto, per appuntarmi cosa mi resta della lettura che ho fatto.
Ho ansia di “capire” e partecipare agli scritti altrui in un unico sforzo, sincero ma continuo. Oggettivamente faccio una gran fatica a leggere romanzi di centinaia e centinaia di pagine, perché richiedono, legittimamente, più rinvii ed un metabolismo e una meditazione lenti.
Ovviamente è un mio limite, e ne sono consapevole.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Il libro è un mio oggetto del desiderio:- sempre disponibile e con le pagine importanti segnate dalla lettura, che a volte sono stropicciate dalle risate fatte e altre hanno le impronte lasciate dalle lacrime. Voglio sapere quanto pesa, quante parole contiene, quante domande e tentativi di risposte ha tradotto con vero inchiostro. Temo che la versione digitale delle stesse parole, probabilmente per il perverso uso che se ne fa sui social, rischi di diventare più leggera del necessario, addirittura volatile. Più facilmente fraintendibile e fraintesa, potenziale vittima della velocità di consumo.
Anche questo è un mio limite, ovviamente.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Il mio rapporto con la scrittura è di necessità. Da quando ero adolescente ho avuto bisogno di scrivere per capire meglio cosa succedeva dentro di me e nei dintorni.
Col tempo questo bisogno si è evoluto e il perimetro di interesse si è allargato a dismisura, ma nella sostanza non è mai cambiato.
Parafrasando Vittorio Gassman – “Un attore perfettamente sano è un paradosso” – direi che un Poeta che sta bene accomodato in questo mondo e non sente la necessità di uno sguardo strabico, né della musica delle parole per cercarne un altro un po’ meglio, non ha alcun bisogno della poesia.
Come Massimo Troisi ne “Il postino”, sinceramente afflitto da innamoramento, non vuole guarire, tengo cara la mia patologia. E anche la mia costante automedicazione in versi.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Diario precario”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Leggere è accettare un confronto con l’autore.
Ed io mi confronterei volentieri con chiunque abbia già scritto o scrivesse un libro, anche in prosa, con la parola “precario” nel titolo:- lo dico seriamente e vale indifferentemente per Sindacalisti, Poeti e Filosofi.
Mi confronterei nonostante le mie lacune e la proverbiale consapevolezza d’ignoranza, ma lo farei senza timore. Metterò il mio “Diario precario” in libreria, a sfida.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Continuo a scrivere per necessità, senza interruzione di tempo maggiore di un giorno.
Avrei già materiale quasi sufficiente per il seguito del mio “diario”. Ma non devo pubblicare altro per forza e non ho nessuna urgenza di farlo. Se riterrò sufficienti le richieste di questa prima raccolta mi impegnerò per una nuova pubblicazione, ripartendo da dove ho concluso il primo, dalla speranza che un chicco d’uva possa diventare vite, vigna e anche buon vino.
In ogni caso continuerò in questa direzione, a scrivere e a pensare in versi, per una lingua alternativa al vociare e alle facili contraffazioni a cui assisto in buona compagnia, e a mettere a disposizione quello che scrivo a chi, senza sollecitazioni, avrà voglia o bisogno di leggere…
E magari di confrontarsi con le poesie che avranno, comunque, aiutato a vivere prima me stesso.

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