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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista al giornalista Marco Giordano per il libro “SMART CITY? Le città non contano - Un’inchiesta giornalistica”

di Rassegna Stampa

👉Intervista al giornalista Marco Giordano per il libro “SMART CITY? Le città non contano - Un’inchiesta giornalistica”

📸foto di Aldo Fiorillo.

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “SMART CITY? Le città non contano - Un’inchiesta giornalistica”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Per “contare” bisogna “contare”. Il titolo del libro nasce da questa consapevolezza, legata a un gioco di parole volutamente equivoco. Per tre anni ho lavorato a questa inchiesta giornalistica, in cui mi sono posto delle semplici domande, che credo dovremmo porci tutti noi in quanto cittadini: come vengono spesi i nostri soldi? Come vengono prese le decisioni di chi amministra i nostri territori? Insomma, come lavorano le Istituzioni e quindi le Pubbliche Amministrazioni? Per provare a rispondere a queste domande, sono partito dalla sola cosa che, in qualità di data journalist (giornalista dei dati), ritengo affidabile per analizzare la realtà che ci circonda: i dati.
Nel #libro ripercorro il ruolo dei dati e della trasparenza nelle nostre istituzioni, due pilastri essenziali per lo sviluppo e l’innovazione di un Paese, specialmente in questo momento storico. Ho raccontato storie vere di territori che hanno saputo cogliere grandi occasioni e di altri territori (italiani) che non sono ancora riusciti a farlo, pur avendo caratteristiche e potenzialità uniche, anche a livello internazionale.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Direi praticamente al 100 per cento. Infrastrutture, aree interne, sicurezza del territorio, energia, innovazione e #SmartCity: quante volte sentiamo ripetere queste parole chiave in televisione, sui giornali e in tutti i Media. Se ne parla poco per molti anni e tanto per pochi giorni, dopo un «evento shock» o quasi sempre in campagna elettorale.
Mi sono laureato con una tesi di ricerca in Economia Regionale e, dopo 8 anni di attività come giornalista di inchiesta sui territori, ho imparato come le città potrebbero essere la «soluzione a portata di mano» per raccogliere le principali sfide sociali, non del futuro, bensì quelle che dobbiamo ancora affrontare e che abbiamo già di fronte ai nostri occhi. Prima di ogni cosa, servirebbe «conoscere» il territorio, i suoi punti di forza e quelli deboli, ma per fare ciò servono i #Dati: i grandi assenti all'interno della politica e delle istituzioni.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Innanzitutto, ho recuperato le storie di alcune aree geografiche, purtroppo quasi assenti nel dibattito pubblico e mediatico, quanto nella letteratura storica e accademica. Non ho voluto fare i soliti paragoni con città come Barcellona, New York, Tokyo, realtà quasi mitiche ai nostri occhi ormai. Ho invece raccontato storie di realtà molto vicine all’Italia, sia geograficamente che per la loro struttura economica e sociale.
Inoltre ho voluto rilanciare anche i “grandi dimenticati” del nostro paese: le Aree Interne e le Città Metropolitane.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “SMART CITY? Le città non contano - Un’inchiesta giornalistica”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Ricordo sicuramente la sensazione che ho provato quando ho deciso di scrivere questo #libro. Se dovessi trovare un aggettivo emblematico che rappresenti quel periodo, è senza ombra di dubbio “travolgente”. In realtà l’idea è maturata nel corso del tempo in diverse occasioni. Ma quando è arrivato il primo giorno in cui ho scelto di sedermi davanti alla tastiera, iniziando a battere le prime parole sul foglio bianco, è stato travolgente: la mia quotidianità è cambiata per tutto il periodo trascorso a scrivere, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo.
Un pomeriggio stavo rientrando da lavoro quando, dopo una conversazione in metropolitana, ho avuto un’illuminazione su come iniziare un capitolo sul quale mi ero bloccato. Sono sceso a qualche fermata precedente alla mia e ho iniziato a camminare, registrando un audio sul telefono per memorizzare le idee che mi erano venute.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Il mio libro si apre con una frase di Robert Francis Kennedy: «Alcune persone guardano le cose per come sono e si chiedono perché. Io guardo le cose per come potrebbero essere, e mi chiedo: perché no». Credo che questa frase racchiuda tutta la mia formazione, protesa sempre verso la capacità di guardare oltre, cercando di porsi le domande giuste prima di credere di avere tutte le risposte. Mi sono infatti sempre ispirato a personaggi che ritengo “#visionari” come il senatore statunitense Robert Kennedy, l’ingegnere architetto e attivista Carlo Ratti, il giornalista e scrittore Tiziano Terzani.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Prima tra tutte le discipline c’è il giornalismo. Forse qualcuno non la considera un’arte, ma ricordo una riunione di redazione a cui partecipò anche Antonio Calabrò: in quell’occasione lui ci disse che «non esiste opera più artigianale di un giornale o di un prodotto giornalistico». Quel discorso ha segnato molto il mio modo di fare giornalismo. Questo libro, tra l’altro, nasce da un lavoro di #inchiesta che mi ha letteralmente travolto, aprendomi porte alle tante domande che mi hanno condotto a realizzare questo libro. Sto parlando del collega giornalista Michele Buono e della sua inchiesta “Città intelligenti” realizzata per la redazione di Report su Rai3, di cui Michele è un autore storico.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Io sono un divoratore di libri. In realtà, ad essere sinceri, lo sono diventato, perché fino ai primi anni di adolescenza non leggevo tantissimo. Ma dopo aver scoperto Jules Verne al liceo, non ho più smesso. Mi piacciono i crime, la letteratura fantastica e di fantascienza, ma anche i romanzi storici e la saggistica. Senza dimenticare le graphic novel, che occupano un posto speciale nel mio cuore.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Assolutamente cartaceo. Non voglio risultare nostalgico o anti-progresso, anzi. Penso che l’avvento del digitale possa rivoluzionare diversi settori dell’editoria, pensando solo per esempio a come potrebbe alleggerire e facilitare la vita degli studenti. Ma, almeno per me, il fascino di un libro cartaceo non ha eguali: poter sentire l’odore delle pagine, sfogliarle, sentire la consistenza della carta delle pagine al tatto. Continuo a credere che il cartaceo elevi l’esperienza della lettura a un altro livello.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Conflittuale ma costruttivo. Il mio rapporto con la scrittura è sempre così, fin da quando ho iniziato a #scrivere come giornalista. Ogni giorno, ogni pagina, ogni singola riga battuta sulla tastiera, non faccio altro che chiedermi se quello che sto scrivendo sia coerente col messaggio che voglio comunicare. Per un autore (parlo per esperienza personale) non è mai facile rinunciare a un personaggio, un argomento, un singolo passaggio o anche solo un rigo della storia che sta scrivendo. Eppure, per me, è fondamentale chiedermi se possa rinunciare a qualcosa o stravolgere anche un intero capitolo, pur di essere sicuro che il lettore comprenda a pieno quanto sto provando a trasmettere.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “SMART CITY? Le città non contano - Un’inchiesta giornalistica”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Questo libro non offre risposte, né soluzioni. Ma pone domande. Credo che questa sia la funzione reale e primaria del giornalismo e del giornalista. Ho sempre diffidato da colleghi che dicono di vendere verità e dogmi. Pur sembrando un libro tecnico, in realtà è alla portata di tutti, scritto in modo semplice e con una giusta dose di provocazione, quanto basta a stimolare la nostra curiosità su argomenti che ci sembrano così lontani, ma che in realtà riguardano la vita di tutti noi, dei nostri cari e dei territori in cui viviamo.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Sì. Sto già lavorando a un libro, forse anche più provocatorio di questo. Mi piace “provocare” il #lettore, perché è quello che cerco di continuo anche io dalle mie #letture: voglio essere stimolato, spinto a dubitare e interrogarmi anche sulle mie più fervide convinzioni. Ed è quello che cerco di offrire a mia volta a chi mi legge. Sto lavorando in particolare a un libro che mi piace definire “al contrario”: proverò a tracciare una fotografia della attuale società italiana e del percorso che sta intraprendendo in questo ultimo decennio, usando però un racconto paradossale e spinto ben oltre i limiti della stessa realtà che voglio raccontare. Una #narrazione così tanto spinta, che alla fine potrebbe risultare meno distante di quanto sembra dalla realtà stessa.

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Il libro è acquistabile, previa ordinazione, presso qualsiasi libreria
Collana "I Diamanti - Saggistica"
pp. 140 €14.00
ISBN 978-88-591-9086-8
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